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«Il no al Messale in lingua friulana è un torto all’identità della nostra gente»

«Chi non difende le sue radici, nega la sua stessa identità»: questo il commento del presidente della Società Filologica Friulana, Federico Vicario, alla notizia della mancata approvazione del Messale in lingua friulana da parte della Conferenza Episcopale Italiana, riunitasi lo scorso 15 novembre ad Assisi per la 78ª Assemblea generale straordinaria. La votazione non ha raggiunto la maggioranza qualificata dei due terzi, necessaria per l’approvazione.

«La valorizzazione delle lingue regionali – continua Vicario – e del friulano in particolare, che da secoli è già significativamente presente nella pastorale e nella liturgia delle Chiese del Friuli, rappresenta a mio avviso un impegno pienamente coerente con il messaggio evangelico», aggiungendo che «la valorizzazione della diversità linguistica, rispettosa delle tradizioni culturali che i territori esprimono, è strumento essenziale per favorire il dialogo e la concordia tra le persone, le comunità e le culture stesse». 

La Società Filologica chiama il mondo delle istituzioni culturali del Friuli ad un incontro pubblico, che si svolgerà nella sede di palazzo Mantica, in via Manin n. 18 a Udine venerdì 24 novembre alle ore 17.30.

BORDIN “Un’occasione persa”. Così il presidente del Consiglio del Friuli Venezia Giulia, Mauro Bordin, ha definito l’esito della votazione in sede della Conferenza episcopale italiana. “Il friulano è la nostra lingua e siamo convinti che il messale in friulano sarebbe un elemento di forza”, ha affermato il massimo esponente dell’Assemblea legislariva, aggiungendo: “Credo ci siano le condizioni affinché in futuro la scelta sia diversa. Tra l’altro la votazione è stata favorevole, purtroppo senza raggiungere il quorum necessario”. Bordin ha auspicato un’ulteriore riflessione per giungere a una scelta diversa: “Nel frattempo il Consiglio regionale del Fvg non mancherà di far sentire la propria voce sostenendo l’azione anche dei nostri vescovi che si sono battuti in tal senso in questi anni”

NOVELLI “Accanto al processo di secolarizzazione in atto, a volte sembra che le alte sfere della Chiesa escogitino nuovi modi per allontanare i fedeli, anziché riavvicinarli: la Conferenza episcopale boccia il messale in friulano. Perché? Esistono lingue più gradite di altre? Il friulano non è considerato una lingua degna? Vorrei capire i reali motivi di quello che sembra un atto discriminatorio o, nella migliore delle ipotesi, un errore di valutazione”. Così, in una nota, il consigliere regionale Roberto Novelli (FI), che prosegue: “Leggiamo, non senza dolore, una brutta pagina della Chiesa. A questo punto, la prima cosa da fare è capire cosa ci sia a monte. Prendo atto del fatto che non sono l’unico a considerare poco logica la scelta della Conferenza episcopale”. “Per logica, il tema è sempre quello che riguarda le parlate locali. Il friulano – spiega il forzista – è a tutti gli effetti una lingua quindi non si creerebbe alcun precedente legato all’introduzione dei dialetti. Si celebra la messa in italiano e in sloveno, giusto si possa fare anche in friulano”. “Le nostre radici – conclude Novelli – sono cristiane e servono azioni che rafforzino il senso di appartenenza e l’orgoglio identitario. Leggiamo di aperture ben più bizzarre da parte della Chiesa: sul friulano auspico un ravvedimento, proprio perché parliamo di una lingua, non di un dialetto”.

MORETUZZO e NAVARRIA «La Conferenza episcopale italiana non ha approvato il Messale in lingua friulana, un riconoscimento atteso da molti anni, per il quale molto si sono spesi i sacerdoti di Glesie Furlane, e che l’esito della votazione della CEI di ieri rinvia ancora una volta. I vescovi italiani continuano a negare alle friulane e ai friulani il diritto naturale, che è un diritto di ogni popolo, di poter pregare nella propria lingua madre, utilizzando il friulano nella celebrazione della Messa. Esprimiamo profonda amarezza per quanto accaduto – commentano il segretario del Patto per l’Autonomia Massimo Moretuzzo e Diego Navarria, componente del direttivo e già Presidente dell’Assemblea della Comunità Linguistica Friulana –, auspicando una ampia mobilitazione da parte della società friulana, per denunciare la netta contrarietà a una decisione che è anche negazione di una identità culturale, quella friulana, le cui radici affondano nel Patriarcato di Aquileia e nella sua storia di accoglienza e inclusione».