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Il Patto su Mazzolini: «Un “principe delle Alpi” si aggira per l’Alto Friuli?»

«Nei giorni scorsi abbiamo appreso dalla stampa locale che l’avvio dei lavori per il nuovo ponte sul Fella si sta avvicinando rapidamente, grazie al fatto che una prossima Commissione ministeriale, addirittura convocata ad hoc per questo, permetterebbe di snellire l’iter autorizzativo per la realizzazione dell’opera”.

Si apre così la nota del Gruppo dell’Alto Friuli del Patto per l’Autonomia, che prosegue: “Sul medesimo articolo abbiamo letto, non privi di una certa sorpresa, le dichiarazioni del consigliere Stefano Mazzolini, che rivendica senza mezzi termini che questa accelerazione è tutta merito suo e si spinge a ringraziare l’assessora Amirante e il presidente Fedriga che “a supporto del suo lavoro si sono prodigati per ottenere risultati tangibili per vedere finalmente partire questo cantiere”. Non serve essere esperti di diritto amministrativo per rimanere apertamente basiti davanti a simili dichiarazioni: da quando in qua una Giunta regionale si adopera per supportare il lavoro di un consigliere regionale? Chi decide le opere, le loro tempistiche, l’affidamento degli incarichi? La Giunta e le strutture tecniche della Regione o il consigliere Mazzolini?»,

«Da quanto dicono le norme vigenti, i compiti deliberativi dovrebbero spettare alla Giunta – proseguono i pattisti -. Se così non è, forse sarebbe bene che l’assessora Amirante rimettesse le sue deleghe nelle mani del presidente Fedriga e venisse nominato assessore plenipotenziario per la montagna il consigliere Mazzolini. Diversamente, il consigliere dovrebbe fare maggiore attenzione e attenersi al suo ruolo, anche nelle dichiarazioni pubbliche. Per l’eventuale assessore plenipotenziario, in ogni modo, il lavoro certo non mancherebbe, visto che dopo quasi 7 anni di governo regionale di centrodestra e centinaia di milioni di euro distribuiti a pioggia sulle montagne friulane, i problemi sono ancora tutti lì; anzi, sono aumentati. Da un lato, abbiamo esempi di criticità, sicuramente pregresse e perenni, ma mai realmente affrontate, come quelle dell’ambito sanitario, con l’Ospedale di Tolmezzo che vive una lenta agonia con la progressiva ed incontrastata erosione di personale e competenze, o col servizio del medico di base, lasciato sparire dalle vallate. Dall’altro, si elargiscono copiose somme che poco o nulla guardano ai servizi necessari alla cittadinanza, ma investono su ciò che per essa è superfluo. Per fare un esempio pratico, negli scorsi giorni la Regione ha destinato 6 milioni di euro per le attività del settore terziario, cifra in cui sono compresi dei ristori per le imprese colpite dalla chiusura del Passo di Monte Croce: se queste, dopo 9 mesi di attesa, potranno accedere a quote di ristoro ridicole (a seconda del caso, da 2.500 a 7.500 euro), sono invece lauti e copiosi i finanziamenti per costruire campi da padel nei comuni sotto i 15.000 abitanti, per la umile cifra di 950 mila euro, ovvero un sesto del totale dello stanziamento. È solo una delle tante prese in giro ad una montagna in sofferenza, tra mega-scritte instagrammabili sulle piste da sci (una anche ben illuminata in notturna) e le piscine lacustri. Cose tutt’altro che prioritarie per la popolazione e, tutto sommato, relativamente sfruttabili anche allo stesso settore turistico locale, in quanto attrattive soprattutto per chi concepisce la montagna come parco giochi take-away».

«Ma visto che l’assessore plenipotenziario non esiste, c’è da chiedersi se l’Alto Friuli possa (soprav)vivere in riverente contemplazione di un “principe delle Alpi” (definizione non nostra, ma utilizzata sui social da un esponente carnico del centrodestra), nella speranza che le reali necessità della popolazione corrispondano ai suoi pensieri illuminati – conclude la nota del Patto per l’Autonomia -. Perché, azzardando una lettura delle parole citate in precedenza, ciò che si fa e non si fa in Alto Friuli, parrebbe dipendere dalla sua indulgenza».