Il teatro per le nuove generazioni diventi veicolo di promozione del friulano
È stato un convegno di professionisti che, di mestiere, lavorano nel (o con) teatro per bambini e ragazzi e che lo fanno anche utilizzando le lingue minoritarie. A organizzarlo ci ha pensato il Teatri Stabil Furlan, in collaborazione con l’ARLeF – Agenzia regionale per la lingua friulana e l’Istitût Ladin Furlan – Pre Checo Placerean, in occasione della 47ª edizione della Fieste de Patrie dal Friûl, ospitata quest’anno dal Comune di Tarcento. “Fantats, Infants e Zovinutis – Teatri pes gnovis gjenerazions e lenghis minorizadis”, ha riunito gli operatori per capire, grazie al confronto, come lavorare sui bambini, il teatro, le lingue minorizzate nel prossimo futuro: cosa inventare, come produrre e in che modo distribuirlo. A condurre l’evento, di cui è stato anche coordinatore, c’era l’attore Michele Polo.
Si è cercato di promuovere uno scambio di esperienze e buone pratiche, anche grazie all’intervento di chi lavora fuori dal Friuli. Inevitabilmente sono emerse pure delle criticità, ma la tavola rotonda ha cercato di trovare soluzioni e individuare obiettivi comuni che disegnino nuove vie per il teatro in lingua friulana, come ha ricordato in apertura il presidente del TSF, Lorenzo Zanon: «Il teatro in friulano destinato alle giovani generazioni (dai bambini ai ragazzi), può diventare importante veicolo di promozione della lingua, anche all’interno della scuola. Si tratta però di un obiettivo ambizioso che può essere raggiunto solo a fronte di una forte sinergia fra le parti interessate, lavorando in squadra. Solo così sarà possibile produrre risposte efficaci e progetti accattivanti. Per fare questo abbiamo riunito quest’oggi professionisti del settore, con l’obiettivo di iniziare a tracciare una strada comune per il teatro per l’infanzia e per l’adolescenza in friulano. Progetti che siano condivisi e che soprattutto abbiano una continuità».
La nuova tavola rotonda è stata anche l’occasione per presentare gli atti del convegno del 2023 la cui pubblicazione è stata sostenuta dall’Istitût Ladin Furlan “Pre Checo Placerean”. Intervenendo, il suo presidente, Geremia Gomboso, ha ricordato: «Ciò che mi preme sottolineare è l’importanza di appuntamenti di confronto come quello odierno, o come quello dello scorso anno. È fondamentale per tutti coloro che operano a vario titolo nel mondo del teatro lavorare per il comune obiettivo di favorire lo sviluppo del teatro friulano e soprattutto del teatro in friulano, la cui tradizione è antica, molto radicata e sviluppata».
In merito alla presentazione degli atti, Massimo Somaglino, direttore artistico di TSF ha fatto sapere: «‘Verba volant, scripta manent.’ Se noi oggi abbiamo contezza delle attività di studio e del dibattito che innervava la società teatrale friulana degli anni ‘70 e ‘80 del ‘900 è perché qualcuno si è preso la briga di organizzare i convegni, raccogliere gli interventi dei partecipanti e pubblicare gli atti. Poi, si è persa la consuetudine, e la volatilità del digitale (che tiene traccia di tutto ma non dà valore a niente) ha dato il colpo di grazia. Ecco che stampare gli atti di un convegno fa di nuovo memoria storica e dà valore alle idee che ha espresso, al ruolo dei partecipanti, alla visione che esce dagli incontri».
Ad aprire, per un saluto istituzionale c’era anche il sindaco di Tarcento, Mauro Steccati, che ha dato il benvenuto agli organizzatori: «Mi congratulo per quest’iniziativa che fa parte degli appuntamenti collaterali in programma per le celebrazioni della Fieste. Avete scelto di affrontare una tematica molto interessante». Parole di plauso sono arrivate anche dal presidente dell’ARLeF, Eros Cisilino: «Questo nuovo evento di approfondimento si inserisce in un contesto – costruito con cura durante gli ultimi anni – vivace e variegato. Chi credeva che l’attività del TSF si limitasse a una logica di stereotipi è stato ampiamente smentito. Abbiamo anzi visto che il TSF ha portato avanti alcune delle migliori azioni teatrali del territorio, valorizzando anche relazioni di successo con realtà europee».
Si è quindi entrati nel vivo della discussione e del confronto parlando di produzione, distribuzione e progetti, passati e futuri. L’intervento di Giorgio Parisi, della Compagnia Teatro della Sete, ha fornito ad esempio alcuni spunti pedagogico-operativi per svolgere attività all’interno delle scuole (d’infanzia e primaria). E proprio sull’importanza della scuola è tornata anche Serena Fogolini, di Docuscuele della Societât Filologjiche Furlane: «È fondamentale aprire a famiglie e scuole”. Servono «progetti didattici ed educativi da veicolare anche attraverso le espressioni artistiche, come il teatro» e i molti artisti possono essere «una risorsa efficace per l’apprendimento».
Alberto Bevilacqua, direttore dell’Ente Regionale Teatrale FVG, ha invece posto l’attenzione sulla lingua: «Mettere una lingua alla prova del palcoscenico significa provarne la necessità; ciò la restituisce come strumento utile alla rappresentazione, veicolo di cultura e valori: ne certifica la vitalità. Anche il friulano, per affermare la sua esistenza, non può astenersi dal palcoscenico», anche quando si parla di teatro per l’infanzia. Ha parlato di la lingua come nutrimento Silvia Colle, curatrice e formatrice di progetti per l’infanzia e il teatro, ha ricordato come oggi «narrare ai bambini e fare teatro a scuola è ancora più urgente. C’è bisogno del tempo, del respiro e del ritmo del teatro anche per cucire lo strappo, riparare il codice fra le generazioni, rinsaldare il patto della comunità, in primis della famiglia. Le comunità intorno al racconto, al teatro, in qualsiasi e in tutte le lingue, e forse soprattutto in friulano, possono ritrovare la loro forza nell’ascolto». Sempre della lingua, intesa come veicolo ha parlato anche Claudio Mariotti, della compagnia Teatroalquadrato ricordando che «è uno strumento per comprendere e, un po’ alla volta, entrare a far parte e prendere parte al mondo», motivo in più per tutelarla e trasmetterla attraverso tutte le espressioni artistiche ai più piccoli. Diverse sono state le testimonianze di realtà che portano avanti da tempo cartelloni di teatro per le giovani generazioni. Come quella di Danijel Malalan, direttore del Teatro Stabile Sloveno-Slovensko Stalno Gledališče: «Da sempre poniamo molta attenzione ai più piccoli con spettacoli ospiti, ma soprattutto con proprie produzioni». Ma pure quella di Elisa Braun, project manager di Phōnē, progetto per salvaguardare e promuovere la diversità culturale e linguistica in Europa, co-finanziato dall’UE, che ha spiegato l’importanza della rete e di un collegamento tra le diverse lingue regionali, minoritarie, indigene (RMI), con i loro teatri e artisti: «Si tratta di uno scambio a diversi livelli: artistico, politico e istituzionale». Rita Maffei e Francesca Puppo, del CSS Teatro Stabile d’innovazione FVG – Contatto TIG, hanno tratteggiato la loro esperienza, fatta di 27 anni di teatro per l’infanzia e la gioventù, portando però alla luce anche delle criticità. Partendo proprio da ciò è arrivata la proposta di «creare una relazione tra la produzione e la programmazione con il TSF, cercando di trovare una formula che stimoli questa mancanza di adesione da parte delle scuole» quando si parla di teatro in friulano. Ma c’è anche chi, come Anna Gubiani, dramaturg, direttrice artistica dell’associazione Matearium, ha sottolineato l’importanza della valutazione dei contenuti, ricordando che «la scelta consapevole di tematiche legate all’attualità è fondamentale, così come l’attenzione nell‘utilizzare prospettive del racconto che proiettino il Friuli e i suoi abitanti fuori dagli schemi già noti, ad esempio stravolgendo i vecchi ruoli di genere e suggerendo una società basata sulla diversità e sfaccettatura dei personaggi e del loro ambiente». Arianna Zani programmista regista della sede Rai Fvg, portando i saluti di Mario Mirasola, responsabile dei programmi italiani e friulani per la sede Rai Fvg, ha ricordato come «la sede Rai per il FVG ha sempre avuto un occhio di riguardo rispetto al mondo della prosa e dei ragazzi. Negli ultimi anni, con l’incremento della programmazione in marilenghe, sta ampliando gli spazi dedicati alle nuove generazioni, contando anche sugli strumenti digitali (RaiPlay e RaiPlay). Un’attività che si intende rafforzare. Ad esempio è allo studio un progetto per dare voce ai giovani del territorio».