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Imprese in “rosa”, in Fvg sono quasi 20 mila

Sia per incidenza percentuale sul totale che per numero assoluto, le imprese guidate da donne in Friuli Venezia Giulia non sono molte. Nonostante questa regione possa contare su un buon tasso di occupazione femminile, pari al 65,4 per cento, la vocazione delle donne del FVG ad avviare un’attività imprenditoriale non è particolarmente elevata. Complessivamente le imprese femminili presenti nella regione più a est del Paese sono 19.973 e sul totale delle aziende presenti in regione incidono per il 22,9 per cento. A livello nazionale per incidenza percentuale sul totale, il FVG si colloca al 14° posto. La media nazionale, invece, è del 22,7 per cento[1]. In valore assoluto, invece, tra tutte le regioni italiane il FVG con le sue 19.973 imprese femminili si colloca al 15° posto.

Benché i dati relativi alla regione più piccola del Nordest non siano particolarmente esaltanti, in molti settori anche del FVG le aziende guidate da donne sono fondamentali, perché continuano a dare una spinta importante alla crescita e contribuiscono ad aumentare notevolmente la qualità del sistema economico[2]. A differenza dei colleghi maschi, inoltre, le donne imprenditrici tendono a dare lavoro soprattutto ad altre donne. In un Paese come il nostro, che ha il tasso di occupazione femminile più basso d’Europa, avere più imprenditrici è un passo decisivo per contrastare anche le disuguaglianze di genere.

• A DIFFERENZA DEI MASCHI, LE DONNE ASSUMONO DONNE

In generale possiamo affermare che il basso tasso di occupazione femminile in Italia è principalmente attribuibile all’elevato carico di lavoro domestico che grava sulle spalle delle donne. Purtroppo, il nostro Paese ha storicamente investito in misura limitata nello sviluppo dei servizi sociali e della prima infanzia, penalizzando le donne in modo duplice. In assenza di adeguati investimenti in questi ambiti non sono stati creati nuovi posti di lavoro che avrebbero potuto essere occupati prevalentemente da donne. Numerosi studi a livello internazionale dimostrano come l’imprenditoria femminile possa rappresentare una chiave per incrementare l’occupazione femminile; infatti, le donne che fanno impresa tendono ad assumere altre donne in misura significativamente maggiore rispetto ai loro colleghi maschi.

• L’AUTOIMPIEGO COME STRUMENTO PER TORNARE NEL MERCATO DEL LAVORO E CONSEGUIRE I PROPRI SOGNI

La letteratura specializzata[3] evidenzia almeno due fattori che motivano le donne a intraprendere un percorso imprenditoriale. Il primo è strutturale ed è correlato alla condizione socio-economica: situazioni di disoccupazione, tradizioni familiari o la presenza di incentivi economici inducono a considerare l’imprenditorialità come necessità. Il secondo fattore è motivazionale e concerne ragioni intrinseche che spingono le donne ad abbracciare tale opportunità; questo aspetto sembra rispecchiare maggiormente la sensibilità femminile. Grazie all’autoimprenditorialità, le donne possono gestire con maggiore flessibilità gli impegni lavorativi insieme a quelli familiari. Inoltre, coloro che si trovano in condizioni di inattività a causa della nascita di un figlio incontrano notevoli difficoltà nel reinserirsi nel mercato del lavoro. L’autoimpiego si è affermato come uno degli strumenti più efficaci per riconquistare protagonismo nella propria vita professionale e realizzare i propri obiettivi e aspirazioni nella speranza di ottenere risultati economici gratificanti e una maggiore indipendenza.

· LE IMPRESE IN ROSA VANNO BENE A GORIZIA E UDINE

Il territorio del FVG con l’incidenza delle imprese femminili sul totale provinciale più elevata è Gorizia. Nel capoluogo giuliano le 1.983 imprese femminili costituiscono il 23,4 per cento del totale. Seguono Udine con un’incidenza del 23,2 per cento e 9.651 aziende a guida femminile, Trieste con il 22,9 per cento e 3.202 aziende guidate da donne e, infine, Pordenone con 22,2 per cento e 5.137 aziende “rosa”.

[1] I dati sono di fonte Camerale e includono solo le ditte individuali, le società e le imprese a conduzione femminile (o dove nelle le stesse vi sia una maggioranza di soci femmine). Non sono conteggiate le libere professioni.

[2] Pensiamo al commercio, al turismo, alla ristorazione e ai servizi alla persona.

[3] Tra gli altri, Gobbi L. (2009), Diverse forme di sostegno per la crescita dell’imprenditoria femminile. Analisi di storie di donne imprenditrici, Università la Sapienza, Roma.