Trovata senza vita la donna precipitata nella zona delle Ponze, sulle Alpi Giulie
Si è concluso intorno alle 16 il recupero della escursionista tedesca caduta ieri pomeriggio nelle Alpi Giulie in un canalone delle Ponze, in territorio italiano.
La donna, E. J. F. del 1950 di Villingen, comune del Land del Baden – Württemberg, è precipitata per circa centocinquanta metri perdendo la vita ed è stata la sua compagna di gita, anche lei di Villingen, a chiamare i soccorsi in stato di shock. Erano partite dal rifugio Zacchi e dopo la cosiddetta Porticina, avevano abbandonato la traccia principale per raggiungere una delle cime rocciose soprastanti, in un’area selvaggia ed impervia. Le ricerche sono riprese questa mattina all’alba da parte della stazione di Cave del Predil del Soccorso Alpino e Speleologico assieme al soccorso della Guardia di Finanza, che sta conducendo le indagini e effettuando i rilievi.
I soccorritori hanno battuto questa mattina all’alba le diverse tracce e hanno individuato i segni di passaggio circoscrivendo la zona delle ricerche. Appena c’è stata luce sufficiente anche l’elicottero hanno iniziato le perlustrazioni dall’alto, quello della Protezione civile slovena e quello della Protezione Civile italiana. Intorno alle 12.50 si è riusciti ad individuare la posizione della donna, con l’avvistamento dei colori dei suoi abiti sia da parte delle squadre a piedi sia dall’elicottero. La donna è caduta in un canale profondo una settantina di metri sotto una parete verticale di rocce molto friabili e instabili. Valutata la situazione e il luogo pericoloso è stato concordato con l’elicotterista della Protezione Civile italiana di contattare un elicottero dalla capacità tecnica superiore ed è stato chiesto l’intervento dell’EC145 della centrale operativa di Udine. Con questo velivolo si è potuta effettuare una accurata perlustrazione del canale con calate di verricello di cinquanta metri per individuare il punto meno pericoloso per effettuare un ancoraggio di sicurezza sulla parete instabile: tutte le operazioni di recupero sono state molto delicate e hanno impegnato fortemente i tecnici in parete, che si esponevano ad un grande rischio. Una volta attrezzata la sosta con ancoraggio sulla roccia, si è potuto effettuare il recupero della salma. Le operazioni hanno coinvolto una ventina di uomini, otto dei quali nella zona pericolosa.