In FVG nel 2020 perse venti stalle, prezzo del latte crollato a 34 centesimi
L’onda d’urto c’è stata e pure pesante, ma rispetto ad altri settori, quello dell’allevamento in regione al Covid ha resistito. «Non siamo ancora riusciti a superare definitivamente gli effetti della pandemia, che naturalmente ci sono stati, ma tutto sommato non hanno inciso pesantemente dal punto di vista dell’andamento economico finanziario» ha detto stamattina il presidente dell’associazione Allevatori del Friuli Venezia Giulia, Renzo Livoni, aprendo l’assemblea dei soci a Codroipo che ha approvato i conti dell’anno passato e il bilancio di previsione 2021.
Nonostante la tenuta complessiva, non sono mancati i problemi. In alcuni periodi dell’anno scorso, specie durante l’estate, il settore ha pagato infatti gli effetti delle speculazioni sui beni agroalimentari, che hanno generato riflessi negativi anche a monte. A farne le spese è stata ancora una volta, soprattutto la zootecnia da latte.
LATTE, PREZZO CROLLATO. Dai 39 centesimi di febbraio, il prezzo pagato alla stalla per un litro di latte era sceso a 38 centesimi a marzo, per poi toccare i minimi termini, appena 34 centesimi, tra luglio e agosto. «Dinamiche – dichiara il presidente Livoni – ingiustificate perché se è vero che da un lato il blocco della ristorazione durante il lockdown ha azzerato il mercato legato all’Horeca, è vero anche che i consumi di prodotti lattiero-caseari nella grande distribuzione organizzata sono cresciuti a doppia cifra, così come quelli di altri prodotti agroalimentari». Logica avrebbe voluto che vi fosse un bilanciamento. Così invece non è stato. E a farne le spese, ancora una volta, sono state le stalle. In 20 non hanno retto l’onda d’urto e hanno chiuso. Ma le difficoltà non si sono limitate alla zootecnia da latte. «La carne bovina così come quella suina e tutto il comparto delle carni bianche ha subito cali delle quotazioni per chilo che in certi momenti hanno sfiorato il -50%» fa sapere ancora Livoni rilevando che queste dinamiche non sono passate senza mietere qualche vittima: «Chi ha potuto immagazzinare, congelando il prodotto, è riuscito a sopravvivere, ma diversi operatori del settore hanno dovuto ammainare bandiera. L’attuale ripresa dei consumi ci dirà ora se, chi è riuscito a superare il 2020, sarà in grado di restare sul mercato».
MONTASIO SU, SELLA GIU’. Nell’ambito dell’attività associativa, si è giovata della pandemia malga Montasio, che nell’estate 2020 ha raccolto migliaia di visitatori in fuga dalle città, dall’afa e ovviamente dal Covid. Al contrario, l’anno non è stato eccellente per il rifugio Divisione Julia, struttura che l’AAFVG ha preso in affitto dal Cai nel maggio 2019 per farne un’importante vetrina dedicata al prodotti delle stalle associate. Se nel periodo estivo, così come in malga Montasio, il rifugio ha fatto ottimi risultati, nel periodo invernale le restrizioni applicate dal Governo per il manifestarsi della seconda ondata di Covid19 hanno limitato fortemente l’attività di ristorazione e alloggio. «La beffa – evidenzia il direttore Lugo – si è avuta poi nella parte finale dell’anno, quando sono iniziate le abbondanti nevicate, promessa di una stagione “sold-out”, che invece non c’è stata».
SEME BOVINO IN CINA. Durante l’estate scorsa, il Centro tori e stalloni di Moruzzo, unica struttura regionale nel campo della riproduzione delle specie animali allevate, oltre ad aver rafforzato il canale di esportazione del seme bovino con la Turchia, ha aperto un nuovo canale commerciale con la Cina, grazia a una partnership con Horizon Genetics, azienda che si occupa dell’esportazione del seme bovino in America e nel Far East. «Le prime esportazioni sono state effettuate a cavallo del 2020 e 2021 ed ora si stanno implementando ulteriormente essendo trascorsi i 6 mesi di quarantena necessari per l’autorizzazione all’esportazione. Questo progetto – sottolinea Lugo – dovrebbe tendere a regime ad una produzione e successiva esportazione di circa 300.000 dosi all’anno che rappresenteranno un considerevole sbocco di mercato per le nostre capacità produttive».
CONTROLLI FUNZIONALI. L’attività “core“ dell’associazione è naturalmente proseguitate beneficio delle quasi 1.000 aziende associate. Nonostante il calo delle bovine controllate, passate dai 35.506 capi del 2019 ai 33.022 del 2020, dovuto sostanzialmente a un paio di grosse realtà zootecniche che hanno cessato l’attività oltre ad alcune perdite fisiologiche di strutture zootecniche di piccola dimensione, la percentuale del latte controllato in regione rimane ad alti livelli: 2.172.559 sono infatti i quintali di latte monitorato nell’anno tramite i controlli funzionali, l’81,7% del totale di 2.657.733 quintali di produzione regionale complessiva. «Un grazie va a tutto il personale – concludono Lugo e Livoni – per l’impegno, la dedizione e la collaborazione che ci ha consentito, anche nell’anno della pandemia, di essere sempre al fianco degli allevatori, sia per le necessità tecniche che per quelle morali, volvendo un ruolo ancor più insostituibile che in passato».