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In mostra a Paluzza la Resistenza dei soldati italiani deportati in Germania

Venerdi 29 settembre è stata inaugurata a Paluzza, presso la sala San Giacomo, la mostra dal titolo “600. 000 NO a Hitler e all’alleato Mussolini. La Resistenza dei soldati italiani deportati in Germania, 1943-1945”. La mostra è stata promossa dalla Sezione ANPI Val But “Aulo Magrini” ed è incentrata su un aspetto poco noto e spesso tenuto in secondo piano della Seconda guerra mondiale, ovvero le vicende degli internati militari italiani nei campi di concentramento nazisti dopo l’armistizio dell’8 settembre 1943. 

In seguito all’armistizio, i militari italiani furono abbandonati a se stessi. Posti di fronte alla scelta di proseguire al fianco dei tedeschi, in gran parte rifiutarono l’offerta di continuare la guerra, preferendo la prigionia e la deportazione nei lager di Germania e Polonia. Prendendo questa decisione, accettarono quindi le inevitabili conseguenze: senza la protezione della Convenzione di Ginevra e privati della libertà, sopportarono condizioni di vita degradanti e vennero sfruttati nei campi di lavoro, nelle miniere e nelle fabbriche del Reich. Tra di loro, ci furono molti ufficiali che si sentivano legati al giuramento di fedeltà alla monarchia e non al regime di Salò, e soldati semplici, inorriditi da un conflitto inumano di cui non volevano essere più complici. Tutti subirono prima l’etichetta di traditori da parte dagli ex alleati e dei repubblichini, e poi in Patria l’indifferenza della politica ed un generale disinteresse dell’opinione pubblica negli anni a seguire. Ovvero, la solitudine, all’apparenza invalicabile, nella memoria. 

Le ricerche storiche condotte negli ultimi anni, però, hanno ricostruito gli avvenimenti precedenti e successivi all’armistizio, dando una chiave di lettura diametralmente opposta a queste vicende: fu “un’altra Resistenza”, una Resistenza senza armi. Il mancato apporto in massa di truppe, la necessità di redistribuire l’esercito dell’Asse nelle zone occupate ed il cortocircuito tattico che ne conseguì, furono aspetti importantissimi della seconda metà del conflitto. 

Perciò l’odierno fiorire di pubblicazioni di testimonianze, lettere e diari, va a collocarsi di diritto nel patrimonio civile e culturale collettivo della Repubblica come qualcosa di fondamentale. 

“600.000 NO a Hitler e all’alleato Mussolini” vuole celebrare il sacrificio, la dignità e la coerenza di quanti tra i chiamati alle armi ritennero giusto prendere le distanze dalla campagna bellica a fianco dei tedeschi e cominciarono, sia pure tra incertezze e inesperienze, a muovere i primi passi sulla strada di una presa di coscienza collettiva, spontanea e dal basso, quindi, di per se, democratica. 

L’esposizione narra la vicenda degli IMI attraverso 27 pannelli informativi, che calano i visitatori nella dimensione storica e umana dei prigionieri, avvalendosi anche del preziosissimo contributo fotografico di Vittorio Vialli, con immagini clandestine scattate, mettendo a repentaglio la propria vita, nel lager in cui fu detenuto.  

La mostra potrà essere visitata nei giorni 7, 8, 14 e 15 ottobre in orari orari 10-13 e 16-18.30. L’ingresso è gratuito. Per informazioni o visite fuori orario scrivere a anpivalbut@virgilio.it.