Iniziato a Palermo il processo alla mamma che segnò Gemona
Si ì tenuta quest’oggi a Palermo la prima udienza del processo che vede imputata per omicidio volontario, Valentina Pilato, la giovane mamma palermitana accusata di avere ucciso un anno fa la figlia appena partorita e di averla gettata in un cassonetto della spazzatura a poca distanza dalla sua abitazione della città sicula.
Un caso che scosse e segnò profondamente la comunità di Gemona del Friuli, cittadina nella quale la donna si era trasferita alcuni mesi prima, ad inizio 2014, assieme al marito, di stanza alla Caserma Feruglio di Venzone, e agli altri tre figli. Fu poi lo stesso sindaco Paolo Urbani a dichiarare pubblicamentenei giorni seguenti alla tragedia, la disponibilità dell’amministrazione comunale ad aiutare la famiglia qualora ve ne fosse stato bisogno.
In mattinata oggi, da quanto riportano le agenzie, la donna, seduta sul banco degli imputati, guardata a vista da due guardie penitenziarie, ha ascoltato prima il pm Gaetano Guardì e poi il suo legale, l’avvocato Enrico Tignini, con la testa abbassata e il fazzoletto sul viso per asciugare le lacrime.
Nei giorni scorsi, la Corte di Cassazione aveva annullato con rinvio la decisione del tribunale del riesame di Palermo che aveva confermato la custodia cautelare in carcere per la donna. Secondo i giudici romani, il carcere, chiesto e ottenuto dalla Procura nell’aprile scorso, cioè a distanza di 5 mesi dal terribile gesto, non sarebbe la misura adeguata. Il caso, adesso, passa a un’altra sezione del tribunale del riesame che dovrà decidere sulla richiesta di scarcerazione presentata dall’avvocato della donna.
Il difensore, durante il suo intervento in aula, ha annunciato: “dimostreremo durante il processo che non c’era la premeditazione nel fatto”. E ha chiesto di sentire in aula, nelle prossime udienza, il marito, presente in aula, la madre e la sorella dell’imputata, “ma anche gli amici e gli ex compagni di lavoro”, nel negozio di abbigliamento di Palermo in cui Valentina Pilato faceva la commessa. Ha ricordato che “dopo il trasferimento del marito in Friuli, Valentina Pilato è stata sradicata dai suoi affetti e dai suoi legami per trasferirsi a Gemona del Friuli, in un piccolo paesino di provincia”.
Inizialmente i pm avevano contestato alla giovane mamma il reato di infanticidio, l’imputazione, però, è stata modificata in omicidio volontario. Il processo è stato rinviato al prossimo 26 ottobre