Pista di Tolmezzo e inquinamento acustico, per Radivo “non luogo a procedere”
Si è conclusa con una sentenza di “non luogo a procedere” la vicenda giudiziaria scaturita da una segnalazione, indirizzata alla Procura della Repubblica di Udine, da parte di un gruppo di cittadini tolmezzini. A seguito di tale esposto, concernente il presunto inquinamento acustico proveniente dalla Pista di Guida Sicura del capoluogo carnico, la pubblica accusa individuò in Enrico Radivo, presidente dell’Aps Reset di Tolmezzo, la responsabilità del reato contestato.
Il GUP, d’ufficio, ad agosto 2022 emise un decreto di condanna nei confronti di Radivo per il quale stabilì una pena di 2 mesi di arresto, diminuiti a 30 giorni e sostituiti con un’ammenda di 2.250 euro, al quale l’imputato presentò opposizione.
Tale segnalazione, sottoscritta da dieci cittadini, venne inoltrata alla magistratura nel mese di novembre 2020. All’epoca l’associazione era concessionaria della Pista per un periodo di transizione (da agosto a dicembre 2020 e successivamente da gennaio a giugno 2021), temporalmente delimitato nel pre e nel post da terzi soggetti concessionari. Questo ha consentito di continuare a garantire l’operatività della stessa, gestendo così i numerosi ingressi alla pista provenienti, oltre che da attività motoristiche, anche da associazioni sportive non motoristiche e scuole guida.
Inoltre, durante la gestione di Reset, l’impianto è stato utilizzato come centro tamponi drive-in per Covid 19, “disponibilità che l’associazione ha inteso accordare con orgoglio e alto senso di responsabilità verso tutta la Carnia”, si legge in una nota. «In pieno periodo pandemico, a cominciare da agosto 2020, abbiamo deciso di fornire, come spesso ha fatto la nostra associazione, un aiuto concreto all’Amministrazione comunale e al territorio – ricorda Radivo -. Tale impegno si è concretizzato anche gestendo l’impianto al fine di assicurarne la costante operatività in un periodo complesso durante il quale nessun soggetto ha mai manifestato l’interesse alla conduzione dello stesso, ma per il quale pervenivano al Comune numerose richieste di utilizzo della struttura».
«Siamo un’associazione senza scopo di lucro e gli introiti bastavano appena per pagare le numerose spese di gestione della struttura – continua il presidente -. Da gennaio 2021, dopo aver ricevuto copia dell’esposto avanzato dai denuncianti, siamo stati costretti, nostro malgrado ma per nostra scelta, a diminuire sensibilmente le attività svolte presso l’impianto. Ciò è anche conseguenza del fatto che l’Amministrazione comunale non ci ha mai manifestato supporto concreto su come operare, anche dal punto di vista normativo, con gli eventi motoristici. Alcuni mesi dopo, quando ormai l’impianto era stato assegnato a un diverso soggetto privato concessionario, mi è stata recapitata un’informazione di garanzia che mi contestava il reato di inquinamento acustico, generato, secondo l’accusa, dalla rumorosità, al di sopra dei limiti di soglia previsti dalla legge, dalle attività svolte in pista durante la gestione Reset. Altre attività segnalate dei denunciati come il drifting o la presenza di auto Formula 3000 non sono risultate essere materia d’indagine da parte delle forze dell’ordine e della magistratura. L’associazione – specifica Radivo – ha sempre attuato, con massima diligenza, le disposizioni dei regolamenti sottoscritti con il Comune di Tolmezzo per l’utilizzo dell’impianto, coordinandosi con gli uffici comunali, il SUAP, il comando di Polizia Locale e il vicequestore Miconi».
Radivo è critico e rammaricato per il comportamento degli Amministratori della zona: «Nessun soggetto, né della precedente consiliatura comunale né di quella attuale, mi ha mai contattato per conoscere i dettagli del procedimento penale al quale ero sottoposto. Così come non lo hanno fatto i nostri rappresentanti regionali a Trieste o i parlamentari tolmezzini».
Ciononostante, il presidente del sodalizio si sente in dovere di ringraziare i pochi che lo hanno sostenuto in questa vicenda: «Le uniche parole pubbliche di solidarietà sono arrivate, sin dal primo momento, solamente dall’assessore comunale allo Sport in carica al momento della concessione a Reset dell’impianto, ovvero Francesco Martini, che ha sempre definito la situazione paradossale e mi ha sempre rassicurato. Martini era convinto che tutto si sarebbe risolto senza problemi e, fortunatamente, così è stato. Certo, non fa piacere non aver ricevuto alcun supporto soprattutto da chi ha beneficiato della pista o del fatto che l’impianto non fosse chiuso».
Gli abitanti dell’area prospicente alla pista continuano a manifestare, ancora oggi, all’Amministrazione comunale e alle autorità, la propria contrarietà allo svolgimento delle attività esercitate in pista, «ma dopo tre anni, almeno per l’APS Reset e per il sottoscritto, si può considerare chiusa una delle pagine più nere della storia associativa, che sarà sicuramente da dimenticare », aggiunge Radivo, che in conclusione ringrazia, a nome di tutta l’associazione, il proprio legale incaricato di fiducia Giacomino Di Doi, che ha seguito tutte le vicende del caso.