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Kobe Bryant un anno dopo, a Tolmezzo nuova opera di Obi Candotti dedicata al grande cestista

Un’altra opera di Roberto Candotti, in arte Obi, va ad impreziosire il campetto da basket nell’area del centro studi di Tolmezzo adiacente all’Ipsia Candoni. Un percorso di riqualifica iniziato quattro anni fa dalla sinergia tra Comune di Tolmezzo, associazione Homepage, Uti della Carnia e Istituto Solari Candoni, che ha portato l’area ad essere nuovamente fruibile. L’ultimo graffito dell’artista, rappresentante la maglia di Kobe Bryant dei Los Angeles Lakers accasciata al suolo, è un omaggio al grande cestista ad un anno dalla sua scomparsa, e va ad aggiungersi al ritratto realizzato lo scorso anno.

“È un lavoro di cui siamo particolarmente orgogliosi. Un percorso che abbiamo intrapreso pensando sia alle scuole sia ai nostri ragazzi che hanno voglia di avere un luogo dove trovarsi per giocare e stare insieme” commenta l’assessore alla cultura, istruzione, eventi e manutenzioni Marco Craighero. “Ringrazio di cuore Obi per la professionalità e la qualità delle sue opere, che stanno rendendo sempre più affascinante l’area. Dopo aver ricreato il campo ed averlo abbellito, la sfida è quella di sfruttarlo al meglio e renderlo pienamente fruibile, una volta passati questi tempi difficili. Pensiamo sia un’opportunità importante per la comunità e per i nostri giovani in particolare. Ci abbiamo creduto tanto nel rilancio dell’area, come opera di riqualificazione urbana e sociale.”

A spiegare poi il lavoro svolto è l’artista Roberto Candotti: “Era già in programma la realizzazione del secondo muro, dovevo solo decidere quando e ho pensato che nel giorno dell’anniversario della sua morte sarebbe potuto essere il momento giusto, un omaggio ad un grande uomo di sport, ma anche ad un grande uomo di valori- non solo sportivi- e un grande agonista dentro e fuori dal campo, un esempio di vita e un modello per molti. Ho scelto la maglia perché nell’immaginario collettivo è simbolo di appartenenza ad un gruppo è simbolo di vittorie e sconfitte, di grandi gioie, galvanizzanti vittorie, didattica e di dolorose sconfitte di vita condivisa sul campo negli spogliatoi e fuori perché indossando la stessa maglia ci si riconosce anche da lontano. Credo che una delle cose che più ci manca è quel senso di appartenenza che l’indossare una maglia porta con sé, ed è una delle cose che ci mancano di più in questo momento particolare.”