“La Carnia di Antonelli” rivive 40 anni dopo a Enemonzo
E’ senza dubbio uno dei libri, tra quelli scritti sulla Carnia e in Carnia, più venduti, come testimoniano le varie ristampe succedutesi nel tempo. Eppure non è stato realizzato da una grande casa editrice, né ha goduto del sostegno della Regione o di altri enti pubblici.
A distanza di oltre quarant’anni dalla prima edizione non presenta una “ruga”, si può dire che non sia invecchiato di un giorno, grazie alla originale e moderna impostazione grafica di Renato Calligaro e alla approfondita ricerca storica che è alla base dei testi che accompagnano le immagini.
Stiamo parlando del volume fotografico La Carnia di Antonelli. Ideologia e realtà, che, per le sue caratteristiche, continua a svolgere ancora oggi efficacemente quella che, fin dalla sua uscita, era apparsa essere una triplice funzione: offrire ai turisti e agli ospiti un bel “biglietto da visita” del nostro territorio; costituire un riferimento fondamentale per chi si avvicina allo studio della Carnia e della sua storia contemporanea; rappresentare una “guida” e uno stimolo per far riscoprire ai carnici e a chi dalla Carnia era stato costretto ad emigrare, le proprie radici.
Sabato 27 novembre alle ore 17, presso il Centro Sociale di Enemonzo (località dove Umberto Antonelli visse ed esercitò la professione di fotografo/farmacista dal 1912 al 1949) si ritroveranno alcuni degli artefici di questa pubblicazione, a partire dal prof. Remo Cacitti, già docente di Storia del Cristianesimo all’Università di Milano, il grafico ed artista Renato Calligaro, Carlo Bressan in rappresentanza di una delle associazioni che credettero nella bontà del progetto, oltre a vari componenti del Gruppo “Gli Ultimi” di Tolmezzo e agli amministratori dell’epoca.
Sullo schermo verranno proiettate alcune delle splendide immagini del fotografo di origini padovane, come la sequenza relativa alla ardita costruzione del ponte in cemento ad arcata unica sull’orrido del Lumiei, o quelle della fluitazione dei tronchi che si effettuava sul Degano, con le vedute del loro arrivo e della prima lavorazione presso la Segheria De Antoni di Villa Santina, ma, soprattutto si parlerà di quella che è stata anche una originale esperienza culturale.