La Cisl Alto Friuli: “Fateci vivere e lavorare in Montagna”
“Vivere e lavorare in Montagna si può: la Cisl nel territorio” è lo slogan scelto dalla Cisl Alto Friuli per la sua Assemblea Congressuale Territoriale tenutasi oggi, venerdì 24 marzo 2017, presso l’Hotel Willy di Gemona del Friuli. Si è trattato della seconda – su quattro – delle assemblee territoriali che si stanno svolgendo in Friuli Venezia Giulia nel percorso intrapreso dal sindacato per la sua regionalizzazione, così come deliberato all’unanimità il 12 dicembre scorso, alla presenza del Segretario generale Annamaria Furlan, dal gruppo dirigente regionale.
Nel corso della mattinata, aperta dalla relazione del segretario generale Cisl Alto Friuli Franco Colautti, hanno portato i loro saluti il segretario della Cisl FVG Giovanni Fania, il sindaco di Gemona Paolo Urbani, il consigliere regionale Enio Agnola, i segretari della Cgil Udine Natalino Giacomini e della Uil Udine Ferdinando Ceschia.
LE PAROLE DI FRANCO COLAUTTI
IL QUADRO DEL COMPRENSORIO
Il 2016 si è chiuso per l’Alto Friuli con un saldo assunzioni/cessazioni positivo (+ 410),in crescita rispetto al 2015 quando si era registrato il primo segno positivo dopo anni di risultati negativi. Il terziario rappresenta il settore che presenta il maggior numero di assunzioni, segue il manifatturiero. Storia a parte il settore dell’edilizia che continua la costante, drammatica, decrescita. Un territorio quello del comprensorio Cisl Alto Friuli che dalla sua fondazione, 1981,ad oggi, 2016, è passato da 149.568 a 135.404 residenti: meno 14.164 abitanti complessivi pari a meno 9,5%. Il sandanielese cresce del 2,3%, il tarcentino cala del 2,7; il gemonese-Canal del Ferro-Valcanale cala del 14,5%, la Carnia segna il risultato peggiore con un – 19,9% con una perdita di 9.180 abitanti, quasi l’intero Comune di Tolmezzo. I dati delle dichiarazioni IRPEF del 2014, gli ultimi elaborati, dicono che il reddito medio dichiarato in Alto Friuli era di 18.673 Euro contro i 20.073 della Provincia di Udine (- 7%) ed i 20.427 della Regione (- 8,6%). Il 32,3% dei contribuenti dichiarava reddito da lavoro dipendente, mentre il 28,1 da pensione.
COOPCA, SERVIZI, SANITA’, UTI – LA RELAZIONE DEL SEGRETARIO COLAUTTI
“Se abbiamo un’idea condivisa del futuro possiamo lavorare con decisione sul presente” ha esordito il segretario della Cisl Alto Friuli, Franco Colautti, esponendo la sua relazione alla folta platea di delegati ed iscritti. In apertura il primo riferimento è andato a Coopca: “una ferita ancora aperta, con molti lavoratori ancora in cerca di una soluzione e con la struttura del magazzino che continua ad attendere, vuoto, le più volte annunciate ed imminenti soluzioni. Questa vicenda ha rischiato di minare il concetto del fare cooperativa, cioè stare insieme condividendo valori, obbiettivi, rischi. Guai a disperdere lo storico patrimonio del cooperativismo di queste terre”.
A seguire è stato ripreso il concetto dei “servizi”, molto caro ad un territorio continuamente “spolpato”: “vanno correlati al diritto di cittadinanza ed al conseguente dovere di chi governa di provvedervi, anche in perdita, attraverso meccanismi di solidarietà. Ecco quindi che come Cisl Alto Friuli – ha sottolineato Colautti – abbiamo sempre sostenuto che è solo nel territorio e con il territorio che si può realizzare un efficace modello di sistema socio-sanitario e sociale vicino al cittadino–utente. Gli effetti della riforma faticano ad essere percepiti, spesso anche dagli stessi operatori, in affanno per le mancate sostituzioni, cui devono far fronte con straordinari non pagati, e non recuperati, e con ferie non godute. Forti sono le segnalazioni di preoccupazione che ci giungono dai nostri pensionati riguardo all’accesso ai servizi ed ai tempi di attesa”.
Inevitabile un cenno alle UTI: “Come Cisl avevamo condiviso l’ipotesi di far coincidere il perimetro delle nuove UTI con quello, già sperimentato e consolidato, dei Distretti/Ambiti. La strada scelta è stata completamente avulsa da ogni confronto con le realtà locali ed ha generato il caos attuale. Assistiamo quotidianamente al balletto del tira e molla su risorse, servizi, elezioni dirette, e registriamo il malcontento del, sempre più scarso, personale gettato nell’incertezza più completa, senza direzione, obiettivi, scopo”.
Anche nell’Alto Friuli, il manifatturiero rappresenta il settore trainante dell’economia, con la presenza di imprese che rappresentano eccellenze nazionali ed internazionali, che crescono di occupazione e sul mercato: “Riteniamo però necessario ed urgente affrontare il tema di quale manifatturiero abbiamo bisogno, anche alla luce della sfida di Industria 4.0. E’ necessario lavorare per cercare condizioni favorevoli ed interessanti per la loro permanenza: qualità della pubblica amministrazione, qualità dei servizi, qualità della manodopera, qualità delle relazioni industriali. All’interno del progetto nazionale @LabNord promosso dalla Cisl lanciamo per questo l’idea di un progetto sperimentale ed innovativo di contrattazione di prossimità: mettere assieme contrattazione territoriale e aziendale con il comune denominatore della mobilità nell’area montana”.
IL FUTURO DELLA CISL FVG – CONCLUSIONE
Il tesseramento in Alto Friuli ha chiuso il 2016 con un dato fissato a 17.316 iscritti: 1 abitante ogni 7,8 di questo territorio è iscritto alla Cisl. “Questo è il capitale che consegniamo all’Organizzazione – ha spiegato Colautti – vogliamo essere parte integrante del processo di riorganizzazione, l’obbiettivo della riorganizzazione e regionalizzazione deve essere quello di destinare alla “prima linea” tutte le risorse, umane e materiali, disponibili e necessarie per garantire un adeguato presidio e presenza nei luoghi di lavoro e nel territorio. Allo scopo di meglio rappresentare le aree più deboli della regione, quali sono quelle montane come la nostra, aggiungiamo la proposta/richiesta di prevedere/istituire una delega specifica per il tema trasversale “montagna”.
Per esercitare la sua azione di rappresentanza un sindacato deve sperimentare nuove forme ed idee di welfare in una logica di azione partecipativa e cooperativa, diversa da quella difensiva e rivendicativa praticata da altri. Ci serve una nuova territorialità sindacale, agile, flessibile, che risponda ai cambiamenti esterni senza negare le radici. Il sindacato, il nostro sindacato, la Cisl – ha concluso Colautti – deve tornare a “scorazzare” nei luoghi di lavoro, nelle associazioni, nelle comunità, nei paesi, sia per comprendere, e farsi capire, che per essere considerato dai lavoratori e dai cittadini uno di loro. Questa è la nostra missione”.