La Flai-Cgil chiede più controlli sulla filiera degli appalti nel distretto di San Daniele
Ricomporre il ciclo produttivo attraverso la contrattazione, garantendo pari tutele a tutti i lavoratori della filiera del prosciutto. È con questa linea d’azione che il sindacato è riuscito a contrastare l’abuso degli appalti e del lavoro precario nel distretto di San Daniele, raggiungendo il risultato di mantenere l’80% dei lavoratori interessati sotto l’ombrello del contratto nazionale dell’industria o della cooperazione alimentare. Ma nuovi fattori di rischio incombono sul settore, legati al jobs act e alla depenalizzazione della somministrazione abusiva di manodopera, alla carenza di controlli da parte delle autorità preposte, allo sbarco in regione di alcune grandi gruppi cooperativi specializzati nel ramo degli appalti agroalimentari. A denunciarli il segretario della Flai-Cgil Udine Fabrizio Morocutti, nel corso di una tavola rotonda tenutasi oggi a San Daniele, a conclusione di una due giorni di iniziative svoltesi nell’ambito di una campagna nazionale della Flai e dedicate, nella tappa friulana, alla qualità dell’occupazione nel settore delle carni lavorate.
«Abbiamo scelto San Daniele – spiega Morocutti – per raccontare la radicale trasformazione subita dalla filiera negli ultimi anni, lanciando l’ennesimo grido di allarme contro l’abuso degli appalti anomali, che diminuiscono i diritti e le tutele dei lavoratori e rischiano di innescare un vero e proprio dumping contrattuale a danno delle più attente al rispetto delle regole e alla qualità del prodotto, a danno dell’affidabilità dell’intera filiera». Sotto accusa, e non per la prima volta, l’utilizzo di cooperative di servizi o anche di pulizie per esternalizzare in realtà pezzi della filiera produttiva, con ripercussioni dirette non solo sui salari (il differenziale tra i minimi contrattuali può raggiungere il 30%), ma anche in termini di tutele normative (ad esempio contro i licenziamenti).
«Troviamo lavoratori dipendenti a tempo indeterminato – prosegue Morocutti – fianco a fianco con soci lavoratori di cooperative, interinali, a volte addirittura partite Iva e lavoratori pagati con voucher: un’organizzazione del lavoro che potrebbe, con il tempo, generare illegalità che può compromettere seriamente la coesione sociale nel territorio, come purtroppo sta già capitando in alcune province italiane. Solo la contrattazione, compresa quella di secondo livello, può consentirci di ricomporre queste differenze, che oggi fanno il gioco delle imprese e penalizzano i lavoratori».
Per la Flai-Cgil friulana non è una battaglia nuova: «Le nostre denunce sull’abuso degli appalti – ricorda Morocutti – e l’accordo stipulato già nel 2011 con Alma, un’agenzia del lavoro con certificazione etica, sono tra i fattori che ci hanno consentito di garantire il giusto inquadramento e l’applicazione del contratto nazionale di riferimento all’80% dei lavoratori del Distretto, garantendo anche le aziende sane dai rischi di dumping contrattuale e concorrenza sleale. Oggi più che mai, però, servirebbe la massima attenzione dei servizi ispettivi, al fine di fare emergere tutte le posizioni ambigue. Attenzione che purtroppo oggi non riscontriamo: forse non soltanto per le ben note carenze d’organico e di mezzi, ma temo anche come effetto di una minore sensibilità politica e istituzionale sul fronte della legalità e della regolarità del lavoro».