La mostra di Illegio chiude con gli elogi di Vittorio Sgarbi
“Amanti. Passioni umane e divine“, la mostra organizzata a Illegio dal Comitato di San Floriano, chiude con un exploit: 37mila persone hanno raggiunto dal 21 maggio a domenica scorsa il piccolo borgo tolmezzino che conta 360 abitanti.
Un incremento di presenze del 66% rispetto allo scorso anno, costituito per poco meno di un terzo da visitatori della regione, per più di un terzo provenienti da fuori regione e meno di un terzo dall’estero: da Austria, Baviera, Belgio ma addirittura dalla Svezia, con una prenotazione ad hoc di una comitiva attratta proprio dalla 13. mostra che ha esposto 42 opere, tra cui prestigiosi capolavori prestati da musei e collezionisti internazionali.
I dati e il bilancio della mostra sono stati resi noti dal presidente del Comitato di San Floriano, mons. Angelo Zanello, e dal curatore, don Alessio Geretti, alla presenza della presidente della Regione, Debora Serracchiani, e di Vittorio Sgarbi, “da sempre visitatore appassionato delle esposizioni di Illegio, un luogo piccolo dove – ha detto il critico – due sacerdoti hanno portato grandi idee”.
“Quella di Illegio – ha affermato Serracchiani – è una storia di successo, che dobbiamo fare conoscere e contribuire ad arricchire, e che racconta come si può promuovere eventi d’arte in un piccolo centro di montagna, rendendolo estremamente attrattivo: credo che la collaborazione tra l’amministrazione regionale e il Comitato di San Floriano, che si è andata intensificando in questi anni, abbia colto il senso di quella che è una vera e propria missione collettiva di tutta la comunità di Illegio, di Tolmezzo, della Carnia, che si realizza ogni anno e che continua a dare frutti”.
Nel citare “lo strabiliante” dato di 37 mila presenze e nel ringraziare la Regione per il sostegno al Comitato, mons. Zanello ha ricordato le novità che quest’anno hanno accompagnato il grande successo della mostra: il corso di perfezionamento “Eikon. Iconografia e iconologia teologica”, attivato presso l’Università degli studi di Udine per l’anno accademico 2016-2017, l’allestimento del book shop, “reso possibile da un’alleanza tra impresa e mondo della cultura” e la presenza di una trentina di giovani guide, protagoniste di un percorso di formazione che ha lasciato “segni profondi”.
Per Geretti questo successo è il “frutto del lavoro di tanti anni, della propagazione di una fama positiva e anche di un tema che ha toccato corde particolarmente sensibili per la vita delle persone”.
“Ad Illegio si viene animati dall’esigenza di una meditazione non banale, un contatto con il bello che richiede concentrazione e impegno: alla fine del percorso i visitatori ci comunicano la percezione di aver ricevuto un bene prezioso”, ha evidenziato Geretti, ricordando, tra l’altro, che un’esposizione come quella appena conclusa permette anche a eminenti studiosi di avvicinare capolavori ordinariamente inaccessibili.
Molte le attestazioni che dimostrano come Illegio stia diventando “un caso di studio”: dall’interesse degli organizzatori di InspiringPr, il festival delle relazioni pubbliche e dei linguaggi di Venezia, a quella dell’associazione industriali della Catalogna che considerano Illegio un vero e proprio “modello imprenditoriale” da imitare, fino ai contatti in corso per renderlo protagonista di un docufilm.
“Illegio, molto inaccessibile ma profondamente poetica, va preservata, tutelata e ritenuta un bene prezioso del Friuli Venezia Giulia”, ha sottolineato Sgarbi, che dopo essersi soffermato sulle eccellenze artistiche presenti nella mostra, “dal tema provocatorio, e anche per questo di grande attrazione”, ha speso parole di elogio anche per l’iniziativa, illustrata dal sindaco di Tolmezzo, Francesco Brollo, di promozione del Cammino verso la chiesa di San Floriano, “un’ascesa non solo verso la bellezza, ma anche dello spirito verso la fede”.
Tra le opere che maggiormente hanno colpito il critico nella visita alla mostra c’è “L’allegoria della castità”, “un’opera di un autore pressoché sconosciuto ma di grande suggestione”.
“In generale sono molte le opere notevoli, ma nell’ultima sezione dedicata al matrimonio mistico, ho particolarmente apprezzato il dipinto dell’anonimo bolognese della collezione del critico Roberto Longhi, che fu mio maestro”.