La Regione vuole sostenere i piccoli allevamenti contro la stangata dei costi
Sostenere i piccoli allevamenti e le tradizioni del territorio, combattere la massificazione e la concentrazione della produzione in poche grandi aziende. Sono queste le ragioni che hanno spinto Piero Mauro Zanin, presidente del Consiglio regionale, a incontrare a Codroipo i vertici dell’Associazione Allevatori del Friuli Venezia Giulia, dopo che nei giorni scorsi il sodalizio aveva denunciato pubblicamente l’aumento dei costi causato dall’applicazione di un decreto legislativo nazionale del 2021.
“La nuova norma sulla macellazione d’urgenza – hanno spiegato a Zanin il presidente dell’Associazione, Renzo Livoni, e il direttore Andrea Lugo – comporta un aumento medio dei costi di circa 300 euro per ogni allevatore, ed è un ulteriore salasso che danneggia la nostra categoria”. Dal momento che le macellazioni di questo tipo sono un migliaio all’anno, il settore rischia dunque di dover pagare complessivamente uno scotto di 300mila euro. Una vera stangata in particolare per le realtà medio-piccole, ad esempio le latterie turnarie, che già devono far fronte al problema del ricambio generazionale.
Le nuove disposizioni di legge, stabilite dal Governo Conte 2 nel febbraio del 2021 e concretamente applicate dall’inizio di quest’anno, “sembrano fatte apposta per mettere in difficoltà i piccoli allevamenti – commenta Zanin, che già la scorsa settimana era intervenuto su Facebook per segnalare il problema dell’aggravio di costi – e favorire il fenomeno della concentrazione del settore in poche mani. Per questo io credo che la Regione debba intervenire, allo scopo di salvaguardare economia e tradizione. Mi coordinerò con il vicegovernatore Riccardo Riccardi, in qualità di assessore alla Sanità, e con il presidente della II Commissione, Alberto Budai, che già sono sensibili alla problematica, per studiare le possibili forme di sostegno agli allevatori”.
L’incontro è stato l’occasione per illustrare al Consiglio regionale i numeri di una realtà di tutto rispetto: l’Associazione Allevatori del Fvg ha un fatturato medio di 7,5-8 milioni all’anno e dà lavoro a 62 dipendenti, senza contare gli otto addetti dell’Agrifriuli, la società commerciale partecipata dalla casa madre. Come hanno spiegato Livoni e Lugo, l’associazione ha da tempo ampliato il proprio tradizionale raggio d’azione – legato ai controlli sulla mungitura e alla classificazione dei tori – per fornire agli allevatori assistenza tecnica, analizzare latte e altri prodotti in un moderno laboratorio, fornire consulenze sulle norme igienico-sanitarie, commercializzare il seme equino grazie al centro di Moruzzo, alpeggiare oltre duecento capi all’anno nella malga Montasio, in gestione dal 2019. Molti di questi servizi rappresentano un “unicum” nel panorama nazionale.
Di rilievo anche l’attività del Centro sulla biodiversità, che ha suscitato l’interesse di una multinazionale statunitense-cinese. Mentre è in dirittura d’arrivo un grande progetto legato alla lavorazione della carne e alla sua promozione tramite e-commerce, una sorta di Amazon dell’agroalimentare friulano destinato a coinvolgere una sessantina di aziende.
“L’Associazione – ha concluso Zanin – ha saputo differenziare i suoi servizi e merita di essere sostenuta dalla parte pubblica, per evitare che vengano disperse attività tradizionali strettamente legate alla cultura del nostro territorio”