La svolta nel 2021? Per il Vecchio Venerando “dopo la merenda di Pasqua”
“Il fumo è andato sempre a Sud, quindi secondo la tradizione dovremmo riempire il sacco di farina e le cose per l’agricoltura dovrebbero andare molto bene. Quanto al Covid, i primi mesi dell’anno saranno difficili, con una recrudescenza del virus tra febbraio e marzo, ma a partire dalla Pasqua le cose dovrebbero andare meglio, ovviamente anche grazie alla diffusione del vaccino”.
Lo ha detto oggi il Vecchio Venerando, al secolo Giordano Marsiglio, riportando all’ANSA i suoi auspici tratti per il 2021 dal Pignarûl Grant, la grande pira epifanica del Friuli che s’incendia tradizionalmente il 6 gennaio sul colle di Coja, a Tarcento (Udine), e la cui accensione, svoltasi senza pubblico e in forma ridotta, è stata rimandata a oggi causa restrizioni dovute al Covid.
“Per superare la pandemia bisognerà aiutarsi di più tra persone, diventando più altruisti, e soprattutto dare una mano ai giovani, che hanno bisogno di essere sostenuti e acculturati perché stanno soffrendo molto – ha continuato il Vecchio Venerando – quindi dovremo aiutarli a recuperare anche alcune cose che negli anni sono andate perdute e questo rappresenta per loro un impoverimento”. La pira di Coia, di dimensioni minori rispetto a quella tradizionale, preparata nella mattinata di oggi dai “Pignarulars”, è stata incendiata in contemporanea con tutti gli altri fuochi epifanici della conca tarcentina, e il rito si è svolto senza corteo storico e senza fuochi d’artificio. In tutto il territorio è stato rispettato un minuto di silenzio per ricordare le vittime del Covid. Tra i presenti, il sindaco di Tarcento Mauro Steccati, e il presidente del Consiglio regionale del Fvg, Piero Mauro Zanin.
IL COMMENTO DEL PRESIDENTE ZANIN
“Il falò del Pignarul Grant come un fuoco rigeneratore che richiami tutta la comunità regionale all’etica della responsabilità. Così Piero Mauro Zanin, presidente del Consiglio regionale Fvg, ha riassunto il significato del tradizionale evento di Tarcento. Un Pignarul in versione ridotta, senza pubblico e preceduto da una mini-fiaccolata, ma dal forte valore simbolico, perché questa volta a “bruciare” era l’anno più difficile dai tempi del terremoto. “Speriamo che questo fuoco – ha detto Zanin – rappresenti la luce dopo la tenebre della pandemia. Di sicuro è un richiamo etico per tutti i cittadini, e in modo particolare per chi fa politica: dopo il secondo conflitto mondiale e il terremoto, siamo chiamati a una terza ripartenza e dobbiamo dare risposte immediate, sicurezza e speranza alla nostra gente. E’ una grande responsabilità – ha sottolineato ancora il presidente del Consiglio regionale – gestire bene i fondi che arriveranno, a vantaggio di famiglie, imprese e lavoratori”. Zanin ha giudicato “toccante” il minuto di silenzio che ha preceduto l’accensione del falò per ricordare le vittime della pandemia nell’anno appena concluso. “Lo abbiamo dedicato anche ai tanti che nei mesi più difficili hanno fatto la loro parte fino in fondo, a volte fino alle estreme conseguenze, e mi riferisco in particolare al personale sanitario e alle forze dell’ordine. Il loro comportamento è una spinta morale che dobbiamo recuperare anche oggi. E ogni cittadino è chiamato a fare la sua parte, in una grande alleanza, come un corpo unico composto da tante membra. Le sfide che abbiamo davanti – ha sottolineato ancora Zanin – sono impegnative, a partire dall’inverno demografico e dalla necessità di costruire un’economia che abbia una valenza sociale e non lasci indietro nessuno. Io sono convinto che le energie morali che questa regione ha dentro di sé ci consentiranno di guardare con fiducia all’anno nuovo: dobbiamo lasciarci alle spalle la pandemia e cominciare a costruire il Friuli dei prossimi 20-30 anni, con una visione ampia che guardi alla regione del 2050”.