Laboratorio Lago di Cavazzo, Pellegrino (Verdi-Sinistra) chiede l’accesso agli atti
“Partecipando oggi, a Udine, alla conferenza stampa indetta dal Comitato per la tutela delle acque del Bacino montano del Tagliamento per illustrare, con dovizia di documenti, la gravità del dissesto idrogeologico e della mancanza di acqua negli alvei fluviali dei territori carnici interessati dalle derivazioni del sistema idroelettrico del Tagliamento, ho ritenuto opportuno anticipare alcune iniziative che confido contribuiscano utilmente alle azioni con cui cittadini, pubblici amministratori, associazioni della Carnia difendono i beni comuni contro i protagonisti dello sfruttamento delle risorse naturali al solo fine di produrre redditi d’impresa”.
Lo dichiara, in una nota, la consigliera regionale di Alleanza Verdi e Sinistra Serena Pellegrino, che è anche vicepresidente della IV Commissione permanente, che spiega innanzitutto di essere ricorsa alla richiesta di accesso agli atti, rivolta all’assessore regionale alla Difesa dell’Ambiente Scoccimarro, per conoscere finalmente le risultanze degli studi svolti dal Laboratorio del lago con cui sono stati analizzati gli impatti della centrale A2A sul Lago dei Tre Comuni.
“Si tratta di un report molto atteso, tanto più che l’assessore Scoccimarro, proprio in IV Commissione, ne aveva annunciato, già all’inizio del mese scorso, la presentazione il 23 ottobre: ci aspettiamo che grazie a un lavoro tanto complesso beneficeremo di tutti gli elementi necessari a prendere le decisioni necessarie alla rinaturalizzazione del Lago dei Tre Comuni in modo da garantirne il ripristino della biodiversità e la fruibilità, per la popolazione, per il turismo e per la rivitalizzazione del tessuto socio-economico locale”.
Prosegue Pellegrino: “Parallelamente sto attivando un’audizione, sempre in IV Commissione, che affronti il tema delle concessioni idroelettriche includendo anche le piccole derivazioni: sono circa un centinaio, in Friuli Venezia Giulia, e le relative titolarità stanno in capo a piccole e medie imprese, enti locali, enti pubblici e storiche società cooperative alpine. La normativa regionale prevede che rinnovi per questa tipologia di concessioni avvengano entro il limite del 2031, o al massimo del 2036: questa prospettiva disincentiva i titolari ad investire sulla manutenzione straordinaria degli impianti, in particolare per l’attuazione di interventi strutturali e tecnologici nell’ottica della corretta gestione dei bacini idrografici e della salvaguardia degli ambienti naturali, cioè del patrimonio che appartiene alle comunità locali ma che è interesse collettivo proteggere”.
Riferendosi alla questione dell’acquisizione in capo alla Regione degli impianti del grande idroelettrico, allo scadere delle concessioni, e all’importanza di trasferirle ad una società pubblica costituita in base alla previsione normativa regionale che risale al 2017, Pellegrino conclude: “Siamo stati, negli ultimi decenni, così impegnati a sostenere la nefasta contrapposizione dell’economia all’ecologia da non accorgerci, oltre ai disastri di cui siamo unici responsabili, che il Friuli Venezia Giulia diventava poco a poco territorio di prelievo delle nostre ricchezze e di transito per gli interessi extra regionali: autonomia significa anche tenersi stretto ciò che appartiene alla nostra comunità e quando necessario, come nel caso dell’energia prodotta dalle acque delle nostre valli e montagne, riprendercela al più presto”.