L’acqua di nuovo in pericolo? La “profezia” dei Comitati e la “sveglia” al territorio
di DAVID ZANIRATO
In attesa di conoscere quale sarà la decisione del Consiglio regionale rispetto all’ammissibilità o meno del quesito referendario promosso d sindaci e comitati per l’abrogazione della legge regionale n.5 del 15 aprile 2016 che reca modifiche al sistema di gestione del servizio idrico e dei rifiuti in FVG, dalla Carnia si leva ancora un forte grido alla mobilitazione per la difesa dell’acqua.
A lanciarlo il coordinamento dei comitati locali, alla luce del recente incontro tra il presidente del CAFC Spa Edi Gomboso (il consorzio entro il quale a fine anno dovrà confluire Carniacque Spa, ndr) e Mauro D’Ascenzi, il vicepresidente di Utilitalia (ex FederUtility), l’associazione che riunisce a livello nazionale le imprese idriche energetiche e ambientali, in poche parole il “sindacato” delle multiutility italiane (Hera, A2A, Iren solo per fare alcuni nomi).
“Nel silenzio generale si sta avverando quello che stiamo denunciando da diversi anni – sbotta Franceschino Barazzutti, tra i portavoce dei Comitati – il disegno accentratore professato dalla relazione 2014 dell’allora presidente di Cassa Depositi e Prestiti, cassaforte del Ministero delle Finanze, Franco Bassanini, continua ad inanellare tessere di un puzzle diabolico che punta a creare pochi grandi società (le ex municipalizzate che diventano delle entità miste) pronte alla quotazione in borsa. Basta incasellare le fusioni ed aggregazioni di questi anni per capire che presto le sorti dell’acqua pubblica saranno in mano alla speculazione finanziaria. Amga Udine che finisce nel colosso emiliano Hera, Acegas Trieste che con Aps Padova è finita pure essa in Hera, Carniacque entro l’anno e poi il Poiana che confluiranno nel CAFC, gestore unico previsto dalla legge regionale. A questo punto – esorta Barazzutti – per far capire a chi ancora ha gli occhi foderati di prosciutto i gravissimi rischi che corre il territorio montano, occorre fare ricorso alla storia recente della Carnia, la battaglia legale contro le derivazioni della Sade di fine anni ‘50”.
I PRECEDENTI
Barazzutti, carte alla mano, ha recuperato due documenti emblematici: la causa intentata nel 1958 dinnanzi alla Pretura di Udine, da parte dell’allora sindaco di Cavazzo Carnico, Alfeo Macutan, dopo che la roggia paesana si prosciugò a causa della realizzazione della centrale idroelettrica di Somplago e del sistema di derivazioni realizzato per il collegamento con l’Ambiesta di Verzegnis; il corso dell’antica roggia di Forni di Sotto, scomparsa sempre a causa delle derivazioni Sade verso la diga di Sauris.
“Con quella causa intentata da Macutan ci fu una sollevazione popolare senza precedenti – ricorda Barazzutti – in calce al ricorso contro Sade ci furono le firme di sindaci, amministratori locali, ditte, artigiani, associazioni di categoria, cooperative e semplici cittadini tra cui Romano Marchetti, storico partigiano e fondatore della Comunità Carnica. In quel frangente capirono che SADE stava per trasformare la Carnia in una groviera. Alla fine la battaglia legale vide prevalere la società idroelettrica – prosegue Barazzutti – ma il territorio riuscì comunque a ridimensionare il piano di derivazioni e a far nascere il BIM, il Bacino imbrifero montano del Tagliamento che da allora consente ai comuni almeno un ristorno economico annuale dei danni patiti con la realizzazione delle centraline e l’utilizzo dell’acqua”.
L’ATTACCO ALLA POLITICA CARNICA
“Ci chiediamo ora – attaccano ancora Barazzutti e gli altri portavoce dei Comitati carnici, come Ira Conti di Per Altre Strade, Antonino Galassi di AcquaLibera – dove siano i politici carnici che non hanno saputo difendere il territorio e Carniacque, che pur nelle sue controversie aveva una logica di fondo garante dell’autonomia e della specificità montana; dove sono finiti i Petris, i Carpenendo, i Gonano? E tra i sindaci in carica ci sarà qualcuno capace di uno scatto d’orgoglio invece di far a gara a servire al meglio la presidente della Regione? E infine tra i cittadini ci si renderà conto che oltre al Campionato Carnico ci sono temi fondamentali su cui impegnarsi?”
per la Montagna friulana l’Acqua è l’ultima frontiera!