L’Aisa: «Il Lago dei Tre Comuni deserto simbolo di civiltà»
Riceviamo da Giuseppe Ierace, socio/operatore Aisa Udine, e pubblichiamo.
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Ogni anno come da tradizione non solo in Friuli ma in ogni parte d’Italia, dopo la Pasqua, l’attesa è stata sempre trepidante. Chi sui colli, chi in montagna, chi sulle spiagge, milioni do italiani pronti a festeggiare una delle feste più rinomate. Quest’anno purtroppo non è stato lo stesso: credo che la voglia di uscire sia stata tanta e i dati non smentiscono la realtà su scala nazionale. Nel weekend pasquale le forze dell’ordine hanno eseguito verifiche complessivamente su 795.990 persone e 244.131 attività, con una stretta sulle fughe pasquali che ha evidenziato 13.756 sanzionati amministrativamente, ovvero non in regola con le ultime ordinanze che rispecchiavano il divieto assoluto di assembramento e di uscite anche in solitaria se non per comprovati motivi urgenti di salute e approvvigionamenti. Ma ben si sa che nell’uomo la debolezza è una caratteristica che lo rende tale tra un equilibrio di pregi e difetti. Non si hanno chiari certi concetti: tralasciando il modo di interpretare di ognuno e tornando sul territorio regionale, che comprende la parte alta del Friuli Venezia Giulia, partendo da Trasaghis e arrivando ai confini austriaci attraversando la Carnia, si è potuto constatare un eccellente risultato, quello che da “addetto ai lavori” pensavo sinceramente di non trovare, data anche la giornata con favorevoli condizioni climatiche. Proseguendo con un mezzo di servizio sulla strada regionale 512 direzione sud, arrivati sul lago di Cavazzo, lo spettacolo si è presentato nel migliore dei modi, quel verde corallo contornato dalla fauna selvatica che in questo frangente è riuscita a riappropriarsi di quanto gli è stato tolto. Destava ancor più stupore la totale assenza di persone e nello stesso tempo faceva riflettere di quanto ognuno di noi deve essere responsabile del proprio operato nel rispetto della natura e tutto ciò che ci circonda. Non posso che indirizzare un plauso a tutta la popolazione del posto, che in linea di massima ha interpretato con grande senso civico il messaggio di “stare a casa”.
GIUSEPPE IERACE