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L’assessore Scoccimarro: «La risorsa idrica Fvg va monitorata con grande attenzione»

“La risorsa idrica del Friuli Venezia Giulia va monitorata con grande attenzione da parte di tutta la comunità regionale con una crescente consapevolezza del valore dell’acqua anche in considerazione dei periodi molto prolungati di carenza idrica che si riscontrano negli ultimi anni nel nostro territorio, carenza che incide sia sulle portate naturali dei corsi d’acqua sia suI livello delle falde”.

È questo il senso di una comunicazione alla Giunta dell’assessore alla Difesa dell’ambiente Fabio Scoccimarro.

“La carenza idrica – ha ricordato l’assessore – si manifesta non tanto nei valori del quantitativo totale di apporti mensili quanto piuttosto nella anomala distribuzione di questi apporti nell’arco del mese, che sono molto concentrati su poche giornate”.

Evidenza tangibile del perdurare di assenza di precipitazioni per moltissimi giorni di seguito è la curva di esaurimento della portata naturale del fiume Tagliamento, dopo i due picchi di dicembre e inizio marzo. Ad oggi la portata misurata dall’Ufficio Idrografico a Pioverno è pari a 27,3 m3/s, corrispondente a una magra significativa.

I dati delle quattro stazioni freatimetriche di riferimento mostrano che la falda dell’Alta pianura si trova ad un livello superiore alla media del periodo grazie all’azione di rimpinguamento delle piogge degli ultimi mesi del 2019. Ciononostante l’assenza di precipitazioni ha innescato un inevitabile trend negativo, in parte amplificato dal richiamo causato dalla notevole portata che fuoriesce dagli acquiferi artesiani zampillanti, stimata intorno a 48,6 m3/s.

Di fatto, a partire dal 7-8 marzo non si sono registrate precipitazioni e al momento si conta una sequenza di 37 giorni “secchi”, se si escludono due eventi sporadici di circa 4 mm e di circa 9 mm nei giorni 22 e 30 marzo rispettivamente. Il mese di aprile, inoltre, è al momento completamente asciutto.

Per quanto riguarda le precipitazioni nevose, dopo il nulla di fatto di gennaio e febbraio, a marzo si è riscontrato un nuovo apporto significativo sia sulle Alpi Giulie che sulle Alpi Carniche. “Negli invasi montani al momento – ha concluso Scoccimarro – si trova immagazzinato il 40% della risorsa idrica accumulabile, ma questo fatto non desta ancora preoccupazione essendo la stagione estiva lontana”.