“Le serve” con Eva Robin’s approda al Teatro della Corte di Osoppo
Il testo è il capolavoro di Jean Genet liberamente ispirato a un fatto di cronaca che scosse l’opinione pubblica francese negli anni Trenta. La protagonista è una“ icona pop del transgender”. Fresco di debutto nazionale il 1° febbraio scorso a Bologna, “Le serve” con Eva Robin’s approda ora in anteprima regionale sabato 24 alle 20.45 al Teatro della Corte di Osoppo per la stagione di Anà-Thema Teatro. Un perfetto congegno di teatro nel teatro che mette a nudo la menzogna della scena, “Uno straordinario esempio di continuo ribaltamento tra essere e apparire, tra immaginario e realtà”, nelle parole di Jean-Paul Sartre.
Il ruolo di Madameè affidato a Eva Robin’s, che ha già ricevuto applausi e consensi della critica durante il suo florido percorso teatrale (ha recitato, fra gli altri, Cocteau e Beckett ed è stata candidata all’Ubu per Tutto su mia madre). A interpretare le bonnes, due giovani attrici cresciute alla Scuola dello Stabile di Torino: Beatrice Vecchione – già diretta da Malosti, Martone e Muscato – e Matilde Vigna, Premio Ubu come Migliore attrice Under 35 e finalista 2022 per il Miglior nuovo testo italiano. La regia dello spettacolo, prodotto da Cmc/Nidodiragno, Ert e Teatro Stabile di Bolzano, è affidata a Veronica Cruciani.
LO SPETTACOLO
La storia scritta da Genet è quella di due cameriere che allo stesso tempo amano e odiano la loro padrona, Madame. Le serve hanno denunciato il suo amante con delle lettere anonime. Venendo a sapere che l’amante sarà rilasciato per mancanza di prove, e che il loro tradimento sarà scoperto, tentano di assassinare Madame, falliscono, vogliono uccidersi a vicenda; una di esse si dà la morte.
Genet presenta le due sorelle, Solange e Clare, nella loro vita quotidiana, nell’alternarsi fra fantasia e realtà, fra gioco del delirio e delirio reale. A turno le due cameriere recitano la parte di Madame, esprimendo così il loro desiderio di essere “La Signora” e ognuna di loro, a turno, interpreta la parte dell’altra cameriera, cambiando lentamente atteggiamento, dall’adorazione al servilismo, dagli insulti alla violenza. “La rivolta delle serve contro la padrona – spiega la regista Veronica Cruciani che cura anche l’adattamento con la traduzione di Monica Capuani – non è un gesto sociale, un’azione rivoluzionaria, è un rituale. Questo rituale è l’incarnazione della frustrazione, l’azione di uccidere l’oggetto amato e invidiato non potrà essere portata a compimento nella vita di tutti i giorni, viene ripetuta all’infinito come un gioco. Tuttavia questo gioco non raggiunge mai il suo apice, la messa in scena che le due sorelle compiono viene continuamente interrotta dall’arrivo della padrona”. “Un rituale – prosegue – che quasi diventa un atto assurdo, come compiere un’azione che non potrà mai superare la distanza che separa il sogno dalla realtà. Una fallimentare ripetizione magica, il riflesso deformato del mondo dei padroni, che le serve adorano, imitano, disprezzano”.
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