CarniaPrimo pianoTerritorio

Lepre (Legambiente): «Cjampizzulon-Tuglia, fermare lo scempio»

Riceviamo da Marco Lepre, presidente del circolo Legambiente della Carnia-Val Canale-Canal del Ferro, e pubblichiamo.


Quello che sta avvenendo e che è destinato a proseguire nei prossimi giorni tra Malga Tuglia ed il Rifugio Cjampizzulon produrrà un autentico “scempio” ambientale – verrebbe da dire ben più grave di quei gesti di protesta (certo da non incoraggiare, ma in realtà innocui e reversibili) che vengono condannati come “atti vandalici” e che l’attuale Governo vorrebbe punire con estrema severità – e verrà fatto con denaro pubblico! Cioè con i “nostri” soldi.

Gli itinerari compresi tra il Monte Talm e Cima Sappada – ed in particolare il tratto tra il Rifugio Cjampizzulon e Malga Tuglia – sono tra i più belli della zona: un autentico “gioiello” dal punto di vista naturale e paesaggistico, da preservare così com’è. Chi ha visto, ai primi di giugno, le incredibili distese di Botton d’oro nei pressi di Casera Campiut di Sopra; chi è rimasto sorpreso, come è capitato in occasione della recente camminata di protesta, dalla scoperta delle rare Scarpette della Madonna (Cypripedium Calceosus) a due passi dal rifugio; chi ha ammirato, proprio in questi giorni, le fioriture di Giglio Martagone o il colore che in autunno assumono i boschi di larice ai piedi del Pleros, non può non essersi profondamente emozionato. Sono queste “esperienze”, sempre più rare, di cui va alla ricerca il turista intelligente e che costituiscono la vera “risorsa” delle nostre montagne. 

Oltretutto stiamo parlando di un percorso ideale da proporre anche alle famiglie e agli escursionisti meno allenati. Non è un caso se una pubblicazione del Corpo Forestale della nostra Regione, edita nel 2019, consiglia questa escursione definendola “L’inestimabile biodiversità dal balcone della Val Degano”. Anche per questo, venuti a conoscenza delle intenzioni dell’UTI della Carnia, guidata allora da Francesco Brollo, di realizzare una strada camionabile, non esitammo un attimo ad assegnare, già nel giugno del 2020, una “Bandiera Nera” alla Regione, denunciando l’assenza di una seria pianificazione in materia e la necessità di una indispensabile analisi dei costi e benefici. Come primo esempio delle opere da non autorizzare citammo proprio questa infrastruttura. 

Non è corretto, quindi – e spiace che la cosa sia sfuggita anche a chi dovrebbe avere una certa esperienza di “bandiere” di Legambiente, come l’attuale Sindaca di Prato Carnico – affermare che, fino al momento della nascita del Comitato spontaneo “Salviamo i sentieri CAI 227-228”, avvenuta nell’agosto dello scorso anno, non ci siano state critiche o contestazioni. La prima camminata di protesta organizzata dal circolo Legambiente della Carnia da Piani di Vas a Malga Tuglia, indetta e poi bloccata dal Covid, risale al novembre 2020 e si svolse il 30 ottobre dell’anno successivo. In seguito, dopo il coinvolgimento di altri soggetti e una crescente mobilitazione, ci sono state altre tre partecipate manifestazioni, seguite anche dalla RAI.

Le posizioni assunte dagli Amministratori che sostengono il progetto meriterebbero alcune amare considerazioni. Basterebbe pensare alle reazioni che avrebbero avuto, se fossero ancora tra noi, un Michele Gortani, un Cirillo Floreanini, uno Jacopo Linussio od un Sergio De Infanti. Conta forse meno il loro insegnamento rispetto all’opinione del Vicepresidente del Consiglio Regionale Stefano Mazzolini, il quale – facendo un po’ di “confusione” – per giustificare la realizzazione di un collegamento stradale tra il Rifugio Marinelli ed il versante di Timau, era arrivato al punto di affermare che esso avrebbe evitato l’isolamento di Collina e Collinetta anche nel periodo invernale?

Tralasciando altri aspetti, vorremmo soffermarci un attimo solo su due delle affermazioni espresse dai Sindaci, rivolgendoci direttamente a loro. 

Ritenete davvero che la nuova strada camionabile o, come la definite voi, “multifunzionale”, sarà un “volano per lo sviluppo turistico” della zona? Sulla base di quali elementi? Avete effettuato per caso un’indagine demoscopica? Saremmo veramente curiosi di sapere quanti e quali escursionisti sarebbero entusiasti di camminare su di una banale strada forestale, come ce ne sono tante, invece che, immersi nella natura, su di un sentiero che è “unico” per scenari e caratteristiche che propone. Tutti i turisti che abbiamo incontrato la scorsa estate, durante il volantinaggio effettuato lungo il percorso tra Cima Sappada e Piani di Vas, si sono detti sorpresi e indignati appena hanno appreso del progetto. “Ma perché, perché?” è stata l’esclamazione più ripetuta.

Ecco, chiudiamo anche noi con un altro interrogativo. Se questa parte delle Alpi è conosciuta anche dagli Amministratori come soggetta a frane e distacchi “molto frequenti”, se i geologi hanno evidenziato vari punti critici, se ogni escursionista si può rendere conto degli effetti che una precipitazione appena un po’ intensa provoca sui canaloni attraversati, se i nostri vecchi avevano saggiamente individuato in sito dei “boschi banditi”, come si può pensare di garantire la sicurezza dell’itinerario tagliando decine di alberi (in particolare larici, che hanno una funzione di protezione) per far posto alla nuova strada?

Tutto assurdo, tutti soldi buttati. Speriamo che qualcuno li fermi in tempo.

MARCO LEPRE