Lettera da Forni di Sopra: «Una montagna da conservare, non da sprecare»
Riceviamo e pubblichiamo la lettera inviataci da Forni di Sopra a firma dello scrittore Alfio Anziutti “Timilin”.
Propongo una parziale informativa su alcuni appalti di Forni di Sopra, che a mio parere non solo cancellano i sogni a chi possiede radici montanare, ma privano paese e cittadini di preziose rarità naturalistiche, che ci permettono di immaginare un domani diverso, diverso perché migliore.
I fragili luoghi interessati (mt 1800-2000) sono parte di una eredità culturale distribuita in pensieri e opere di pastori, botanici, geologi, geografi, politici che prima di noi amavano quei monti. Lassù siamo dentro il grande respiro di una terra che chiede rispetto, per tutti gli esseri viventi che nutre, per la grande magnificenza che gratuitamente ci offre.
In montagna dovrebbe venir naturale seguire Bellezza e Verità. Con quelle virtù saremo educati al bene e alla Giustizia, perché non possiamo seguitare a offendere i fondamenti naturali di quell’insieme di armonia che scelte sciagurate possono lacerare per sempre.
Senza l’immensità delle montagne, da godere nella loro integrità con piante e animali, noi non saremmo. Senza le macchine che la distruggono sì!
Protesi mostruose, sempre più ciclopiche sempre più devastanti, andrebbero bandite dai monti, “perché una volta che processo e danno è avviato non si può sperare di tornare indietro. Per la semplice ragione che i disastri provocati dalla tecnologia sono rimediabili solo dalla tecnologia stessa”, e via continuando.
Una serie di appalti che porta dritto a calamità naturali, finanziarie, elettorali…
Uno dei più bei sentieri naturalistici delle Dolomiti, quello tra le casere Varmost e Val di Valaseit, lo si vuole trasformare in “viabilità forestale” (frase oscura perché lì non si tagliano piante) probabilmente seguita da un inquietante retro pensiero; di certo si distruggono luoghi unici, apprezzati e frequentati per quello che sono.
Un attacco in piena regola alle bellissime falde del Simon, dove l’orrore è già avvenuto nella soprastante area umida del Plan dai Poss. L’agente è la Promoturismo Regionale, con una inspiegabile e incredibile variante nel canalone Crusìcalas. Scorticazione della millenaria cotica, strage di larici secolari non toccati da VAIA, creazione di nuovi ghiaioni. Inutili spese (vedremo i conti!) in vista di un vertiginoso aumento delle presenze invernali. Perché d’estate chi volete che vada in Varmost e Valaséit godersi i disastri?
Infine di nuovo l’enigmatica “viabilità forestale” (di che foreste parliamo?) sugli ampi, bellissimi pascoli tra le casere Tragonia e Chiansaveit. La zona è lo stupendo orizzonte che lega Tiarfin col Savon, con visioni degne di vincolo nel Piano Paesaggistico Regionale, “straconosciuta” da tutti per il suo pregio ambientale, botanico, faunistico, geologico tanto da essere catalogata come preziosa Area SIC.
Si tratta di decisioni difficili da capire, da ogni punto vista le si guardi, anche da quello Mondiale dell’UNESCO, che Forni di Sopra si vanta di possedere dimenticando i doveri: non a tutti è dato avere dietro di sé un patrimonio e una responsabilità simile.
Ma in questo paese gli interventi pubblici vanno in tutt’altra direzione, per cui verrebbe da dire, col conte francese, che tutto questo “è molto peggio di un crimine, è un errore”.
Prende piede una idolatria della spesa e della distruzione ambientale in nome di una cattiva modernizzazione e assurda artificializzazione, che dimentica i diritti della Natura, il dovere civico Einaudiano del risparmio, del saper dire di NO, del “Conoscere prima di deliberare”.
Qualcuno conosce i luoghi in oggetto, la parola “clima” non dice nulla, nemmeno gli eventi atmosferici ad esso collegati, nemmeno l’anno 1966? Vi invito a guardare la foto in alto, visitare quei luoghi e poi …immaginare l’inaudito.
L’appuntamento col futuro non sarà sulle ferite aperte da opere che si stanno facendo e progettando, con boschi abbandonati (dall’uomo non dalle strade), pascoli lacerati, frane provocate, ghiaioni prodotti, sorgenti prosciugate; la vita futura la troveremo su mulattiere finite a regole d’arte, sui sentieri ecologici umanizzati e vissuti dalle varie attività montanare multidisciplinari, su veri agriturismo, su tipiche casere senza inox e piastrelle (con strade da curare), con prodotti di vera montagna.
Scrive Michil Costa, esperto albergatore tirolese: vogliono far diventare la “montagna come una succursale della città, dove replicare in modo più o meno grottesco abitudini, stili di vita (che Michil chiama “pornoalpino”), valori che imperversano giù in pianura. Ma se noi lasciamo il basso per una pausa ricreativa in alto lo facciamo attratti dalla bellezza della Natura alpina, che basta a se stessa, non ha bisogno di ’miglioramenti’, è antica e perenne. Basta aprire occhi e polmoni. Il resto viene da sé”.
Tra queste montagne creatrici di un continuo stupore esiste “il colore del silenzio”, ora si vuole distruggere l’uno e l’altro, con programmi e appalti che la dicono lunga.
Siamo in presenza di un piano segreto e brutale, i cui interessi non sono quelli della Natura. VAIA ha mandato un chiaro avvertimento agli abitanti delle “terre alte” e dei “palazzi”, ma camion e pale meccaniche non ne hanno contezza (lo vediamo nei pesanti interventi fornesi sul Tagliamento fiume Europeo). Chissà, pensando a VAIA, se anche da noi vale il detto, “ciò che non fecero i barbari lo fecero i Barberini”.
Nel qual caso, Egregi Signori,… “Ci sarà pur un giudice a Berlino!”.
Affrettatevi, amici della montagna, a godere panorami unici, silenzio e infinito, fiori rarissimi che il fornese Gianni Caposassi e il profesore Livio Poldini hanno fatto conoscere al mondo, prima che Comune e Promoturisno “mettano mano” a cingoli, benne e frane.
La montagna ricevuta in eredità è anche vostra, la dobbiamo tramandare.
Aiutateci a salvare il nostro e vostro mondo, diffondete. Grazie per quello che farete.
ALFIO ANZIUTTI