L’Uti della Carnia presenta le attività dello scorso triennio e rilancia il valore di un ente di riferimento per la montagna
“Si scelga nome e contenuto come meglio piacciono: Uti, Unione Montana, Comunità Montana, ma una cosa è certa, un ente di livello sovracomunale non è solo utile, ma necessario per la nostra Carnia. Lo dicono in maniera oggettiva i fatti, si pensi all’attività svolta dall’Uti Carnia non solo per i nostri comuni ma, dato eccezionale, per diversi comuni extra carnici ed extra Uti come ad esempio Gemona, Tarvisio, Moggio, che si servono dei servizi che questa unione fornisce”.
Il presidente dell’Unione della Carnia, Francesco Brollo ha introdotto così il quadro delle attività realizzate dall’Uti Carnia nel primo triennio di operatività 2016-2018, e guardando al futuro ha rilanciato la strategicità di un ente intermedio di riferimento per la montagna.
Oggi nella sede dell’Unione, a Tolmezzo, Brollo insieme all’Ufficio di Presidenza dell’Uti, ha delineato le principali azioni sviluppate a favore del territorio dall’aprile 2016 auspicandone la continuità, “perché questo nuovo percorso, che ha richiesto un notevole impegno da parte di amministratori e funzionari, innestato su una tradizione storica per la Carnia, pur anche con diverso nome, non vada disperso, e il suo patrimonio annacquato in altre realtà”. In ballo ci sono, a esempio, le 6 centraline idroelettriche (che permettono di incassare 1 milione di euro dalla vendita dell’energia), i 7 impianti di teleriscaldamento a biomassa, 24 immobili a uso produttivo nonché, tra le risorse economiche, gli oltre 12 milioni di euro, frutto delle intese con la Regione che finanziano progettualità strategiche di area vasta (come nuovi tratti di piste ciclabili) e i 9,5 milioni di euro per le “Aree interne”, una serie di interventi per prevenire la marginalizzazione delle zone più periferiche. Luigi Cortolezzis, delegato al bilancio, ha messo in luce l’unicità dell’esperienza della quale l’Uti della Carnia rappresenta la prosecuzione. Il proseguimento, come richiamato dallo statuto della stessa Unione, “di una lungimirante storia di cooperazione territoriale avviata nel 1947 dalla Comunità Carnica, quando i Comuni si diedero spontaneamente una forma di governo locale per ottenere il miglioramento economico e il progresso sociale e civile di questo territorio. La Comunità Carnica ebbe le proprie radici nei principi di libertà, democrazia e partecipazione proprie della Zona Libera della Carnia nel 1944 e sfociò in seguito nella Comunità Montana della Carnia”. “Si tratta – ha detto Cortolezzis – di un Ente di presidio sovracomunale, cabina di regia dell’insieme di Comuni con i quali partecipa e dialoga costantemente, che va preservato e mantenuto”. Sull’importanza della funzione di programmazione e pianificazione territoriale anche per accedere ai fondi Ue, è intervenuto Verio Solari, delegato all’ambiente ricordando tra le progettualità in itinere, di livello comprensoriale, quelle dedicate alla fruizione/valorizzazione della sentieristica, delle ciclabili e delle acque. Presenti all’incontro anche Stefano De Antoni e Coriglio Zanier.
Ad attestare il valore di un ente territoriale al servizio della montagna, indispensabile per tutelare forme di autogoverno e di sviluppo locale, l’attività svolta per i Comuni aderenti e le varie convenzioni sottoscritte con amministrazioni esterne all’Uti (anche oltre i confini territoriali) per potersi avvalere dei servizi dell’Unione stessa. La gestione associata del personale è risultata tra le funzioni più richieste: oltre ad occuparsi dei dipendenti dell’Uti e dei Comuni aderenti (326 unità), gestisce, infatti, le pratiche per un centinaio di funzionari di enti (tra cui il Comune di Gemona) e istituzioni esterne mentre per i procedimenti disciplinari ha ricevuto il mandato dell’Uti del Torre e della Val Canale – Canal del Ferro, per un totale complessivo di 431 posizioni. In tre anni, inoltre, ha gestito 34 concorsi, per 62 assunzioni in Carnia (cui si aggiungono 5 nel 2019) e 17 concluse oltre i confini territoriali visto che le graduatorie degli idonei, una volta soddisfatte le necessità “locali”, sono state messe a disposizione di tutti gli enti del Comparto Unico. Nove, in questi primi mesi del 2019, le procedure concorsuali attivate. Forte impulso anche al controllo del territorio attraverso il corpo della Polizia Locale, funzione in capo all’Uti dal 2017. Potenziamento dell’organico (20 agenti, un amministrativo e 4 stagionali) e della dotazione strumentale hanno permesso di incrementare, specie nel 2018, tutte le attività in particolare quelle di polizia stradale e giudiziaria per le attività delegate dalla Procura della Repubblica (prevenzione e repressione dei reati, degrado e sostanze stupefacenti). Punto di riferimento per imprenditori e associazioni cui fanno capo manifestazioni temporanee, il Suap, sportello unico per le attività produttive che, con 4 unità di personale, tra 2017 e 2018 ha gestito oltre 1800 fascicoli, tra cui 509 autorizzazioni tra manifestazioni e somministrazioni temporanee, 397 pratiche per commercio in sede fissa, un centinaio per strutture ricettive turistiche. Per quanto riguarda la contribuzione ai Comuni, l’Uti tra 2017 e 2018 ha destinato un plafond di complessivi 3,2 milioni destinati a spese d’investimento.
Attività intensa anche per la Centrale Unica di Committenza (Cuc), partita un anno fa, che garantisce procedure più snelle per gli appalti di opere pubbliche, servizi e forniture. Alla Cuc hanno aderito 22 Comuni di cui tre del Tarvisiano, 31 le gare effettuate pari a 11 milioni 200 mila euro il valore degli appalti. Competenza “storica”, invece, quella della raccolta dei rifiuti effettuata per 28 Comuni con una percentuale di differenziata in aumento (75,39 nel 2016 e 76,85 nel 2017).
Sono 26 le amministrazioni che hanno affidato alla struttura dell’Uti il servizio tributi; l’ufficio gestisce 44 mila 360 contribuenti Imu (2018) e 25.600 utenti per la Tari effettuando anche redazione di deliberazioni e regolamenti tributari, piani finanziari per i Comuni, emissione di avvisi di accertamento. Dalla Comunità Montana l’Uti ha ereditato anche il coordinamento delle rete museale (32 strutture) con le iniziative divulgative e l’attività didattica nonché la valorizzazione delle imprese agricole locali attraverso eventi di promozione diretta. Cinquecentomila euro il budget ottenuto nel triennio dalla partecipazione a progetti europei.