Mazzolini: «Per la gestione di orsi, lupi e cinghiali è necessario un piano concreto»
“Per la gestione di orsi, lupi e cinghiali sul territorio del Fvg, bisogna mettere in atto un piano concreto e urgente. Ne va della sopravvivenza delle nostre malghe e attività della montagna. La biodiversità va rispettata ma non deve interferire con gli equilibri del territorio. Urgono soluzioni immediate come tra l’altro hanno fatto la vicina Austria e Slovenia, a costo d’intervenire sulla normativa nazionale. Il Friuli sta pagando il dazio più alto per il fenomeno di ripopolamento ora in atto e lo ritengo discriminatorio».
Parole di Stefano Mazzolini, vicepresidente del Consiglio Regionale, che si dice preoccupato per le reiterate notizie di attacchi da parte di animali selvatici a discapito delle greggi in alpeggio. «La montagna è messa in pericolo in questo modo – ribadisce -. Se attraverso scelte consapevoli e gestione oculata, non viene garantita la protezione a chi lavora e vive sul territorio montano, rischiamo di veder sfumare tutti gli sforzi che abbiamo fatto fino ora per rinforzare questa realtà della nostra regione tanto ricca di potenziale quanto fragile».
Mazzolini riferisce di tanti sforzi fatti per mantenere viva la rete delle malghe e l’effetto negativo che il ritorno non regolamentato di orsi e lupi decreta sul settore produttivo e sullo stesso turismo: «È vero che la Regione risarcisce i proprietari per i capi persi – aggiunge -, ma oltre all’incolumità degli armenti, non si tiene conto del danno sulla produzione che ricevono gli allevatori, privati della loro unica fonte di guadagno. Il lavoro di allevatori e agricoltori fondamentale per la tutela della nostra terra e dello sviluppo turistico economico. L’idea è trovare una soluzione giusta ma definitiva -conclude il vicepresidente del Consiglio Regionale-, un controllo numerico della fauna selvatica che possa difende il settore turistico e prevenire in futuro i già troppo ingenti danni sull’attività degli allevatori nelle malghe, quale simbolo della nostra resilienza culturale e tradizionale utenza del territorio».