Meteo imprevedibile? I consigli delle Guide Alpine agli escursionisti
Ogni escursionista sa che il meteo è da sempre uno dei fattori determinanti per la positiva conclusione di un’uscita in montagna, ma il cambiamento climatico rende sempre più difficile sia formulare che leggere le previsioni meteorologiche. Come pianificare dunque, nel miglior modo possibile, la propria escursione? Giacomo Poletti, ingegnere ambientale e da 13 anni docente di meteorologia per il Collegio Guide Alpine del Trentino, offre qualche utile consiglio in questa intervista.
Ing. Poletti, dopo un’estate calda e tempestata da perturbazioni improvvise e violente, l’autunno sembra voler proseguire con lo stesso stile. Cosa sta accadendo?
La persistenza dell’anticiclone africano durante l’estate ha fatto sì che oggi il Mediterraneo si trovi da 1 a 3 gradi oltre la norma. Sono temperature che i mari attorno all’Italia dovrebbero mostrare solitamente a fine settembre. Per fare un esempio, è come se avessimo un’autocisterna di benzina parcheggiata fuori casa: è certamente un pericolo, ma per diventare concreto serve un innesco. Non è quindi automatico che un mare caldo provochi piogge violente, ma di certo è un ingrediente fondamentale che quasi sempre viene attivato nel corso di un autunno: basta un impulso atlantico ad esempio. Basti vedere quello che è appena successo in Toscana, con un temporale autorigenerante nato dal mare tiepido e che ha portato in poche ore a picchi di precipitazione senza precedenti.
Dove trovare informazioni attendibili per pianificare le proprie attività?
In Italia le previsioni meteorologiche sono effettuate dalle Arpa (agenzie regionali) che emettono bollettini aggiornati quotidianamente visibili dal sito meteoregioni.it. Questo può essere un buon punto di partenza, ma ci tengo a sottolineare che il professionista non può soffermarsi solo sulle “iconcine” del sole e delle nuvole, ma deve imparare, o meglio abituarsi, a leggere approfonditamente i bollettini. La facilità con cui abbiamo a disposizione previsioni sul cellulare non deve infatti mai farci dimenticare che le principali App risultano quasi sempre inadeguate per tracciare il quadro meteo reale su aree di montagna o a orografia complessa.
Perché le icone delle App non sono sufficienti?
La maggior parte di queste App utilizza modelli ad ampia scala che non riescono a simulare l’orografia complessa e a piccola scala di valli e montagne. Così facendo, finiscono per prevedere fenomeni diversi dalla realtà. Le App generaliste hanno spesso performance migliori semmai su luoghi di aperta pianura. Naturalmente ci sono aziende del settore che lavorano comunque molto bene. Ne cito un paio molto conosciute, come 3bmeteo (che al modello affianca un meteorologo per “tarare” al meglio la previsione) o Meteoblue (che offre valutazioni a più modelli per ogni punto di previsione).
Ci sono altri strumenti per avere maggiore precisione?
Sì, nell’era dell’open data sono ormai disponibili online modelli meteorologici gratuiti e consultabili facilmente, in grado di scendere nel dettaglio su parametri di interesse come nuvolosità, precipitazioni e venti. Per la zona alpina il modello Cosmo è frutto di una collaborazione di Stati e Regioni. Altri modelli a piccola scala molto performanti sono Icon e Alaro. Sul sito meteologix.com è possibile vederli e confrontarli.
I radar meteo, anch’essi disponibili online, sono utili?
Assolutamente sì, il radar meteorologico deve rientrare nel bagaglio di ogni Guida poiché sono in grado di mostrare in tempo reale le precipitazioni in corso, la loro intensità e la loro traiettoria. Intercettano molto bene temporali e le precipitazioni a larga scala. Purtroppo ad oggi non tutta l’Italia è ben coperta dai radar, ma invito tutti e soprattutto i professionisti a verificare la copertura nelle zone di interesse ed a salvarle sui propri dispositivi. Un quadro generale dei radar attivi si trova qui CLICCANDO QUI ma è quasi sempre possibile consultare singoli radar regionali.
Questa situazione climatica che effetto avrà sulle nevicate?
Avere i mari ancora caldi rende ovviamente più difficili le nevicate precoci a bassa quota dal punto di vista statistico. Il nostro clima è ormai andato alla deriva rispetto a qualche decennio fa: quasi tutti i mesi chiudono infatti nel loro complesso più caldi delle medie passate. Uno studio di Eurac (BZ) ha comunque dimostrato che nel trimestre invernale le nevicate ad alte quote per ora tengono botta al cambiamento; le precipitazioni invernali sulle Alpi sembrano infatti costanti e in futuro potrebbero persino aumentare proprio in virtù del riscaldamento globale che trasforma l’inverno in una sorta di autunno allungato. Attenzione, però: alle quote medio/basse e ovunque nelle altre stagioni, le nevicate stanno sparendo. La copertura nevosa è sempre più breve a tutte le quote, ormai il caldo precoce in primavera e tardivo in autunno sono sempre più “killer” della neve..
Sui ghiacciai che condizioni bisogna aspettarsi da qui a fine anno?
Come detto viviamo in un mondo ormai più caldo e il destino dei ghiacciai è segnato; quest’anno gli apparati sono arrivati a ottobre in condizioni di crisi, come fosse piena estate dopo l’ennesimo anno di riduzione. In Trentino, ad esempio, i ghiacciai risultano in regressione costante, ogni anno, dal 1986. Tornando alla stagione in corso, per fortuna le cose sono cambiate con le perturbazioni atlantiche di metà ottobre, via via più fresche, anche se inizialmente abbiamo avuto piogge fino a quote altissime sulle Alpi, persino a 3300 metri. Solo le due perturbazioni di questa settimana sono state efficaci nel ricoprire di neve i ghiacciai con una coltre, ad oggi, attorno ai 60-80 cm. La stagione parte quindi bene, tanto più che le previsioni vedono temperature fresche per i prossimi 10/12 giorni. Ma si tratta di un palliativo: è evidente che la stagione calda ormai è in grado ogni anno di cancellare qualsiasi accumulo di neve caduto in inverno, anche se cospicuo.