No dal Consiglio Regionale anche ai referendum anti-UTI e per il Friuli Autonomo
L’Aula ha bocciato l’ammissibilità del referendum per l’abrogazione di alcune disposizioni riguardanti le UTI contenute nella legge 26 del 2014, in particolare gli articoli da 1 a 20, da 23 a 40 e da 56 a 70. La proposta era stata sottoscritta da 901 cittadini (nella foto la presenza a Trieste di un gruppo di aderenti al comitato guidato dal sindaco di Rivignano Teor Mario Anzil)
L’Assemblea regionale si è espressa con 25 voti contrari di Pd, Cittadini e Sel, con l’eccezione del consigliere Pustetto che ha votato sì. Così i voti favorevoli sono stati complessivamente 22, espressi anche da FI, M5S, Ncd, Autonomia Responsabile, Gruppo Misto, FdI/AN, LN.
In un ordine del giorno della maggioranza (Moretti-Pd, Lauri-Sel, Paviotti-Citt) sono delineate le ragioni della inammissibilità in considerazione, tra l’altro, che i gruppi di disposizioni indicate – talune modificate o aggiunte successivamente – hanno contenuti eterogenei, tali da non poter essere ricondotti a una matrice razionalmente unitaria; che il quesito non contempla alcune disposizioni che per finalità paiono connesse con le disposizioni indicate; che la proposta non soddisfa il requisito della completezza del quesito.
Analogamente, un ordine del giorno sottoscritto dalle opposizioni – a eccezione del MoVimento 5 Stelle che aveva annunciato che non avrebbe presentato un proprio documento – riassume le ragioni dell’ammissibilità, evidenziando che la riforma in questo periodo di applicazione ha dimostrato notevoli criticità in più aspetti; inoltre, invita l’Aula a rivedere quanto prima la disciplina degli istituti di partecipazione popolare nella nostra regione affinchè il procedimento di ammissibilità sui referendum sulle leggi regionali venga affidato un organo consiliare terzo.
FRIULI E TRIESTE, BOCCIATO IL QUESITO
Nemmeno il referendum propositivo per un diverso assetto della Regione FVG ha ottenuto l’avallo del Consiglio regionale. Sono stati infatti 25 i no all’ammissibilità (Pd, Cittadini e Sel), mentre a favore si sono espressi in 20 (FI, M5S, Ncd, FdI/AN, AR, GM e LN).
Sono molteplici le criticità di carattere giuridico sulla proposta di referendum propositivo che chiede un diverso assetto istituzionale del Friuli Venezia Giulia, con due Province – Friuli e Trieste – dotate di capacità legislativa sul modello di Trento e Bolzano in Trentino-Alto Adige. Proposta sostenuta da 885 firme che, non avendo ottenuto parere unanime da parte dell’Ufficio di presidenza, è stato sottoposto all’attenzione dell’Aula del Consiglio regionale.
Un referendum propositivo, in analogia a quanto disposto per quello abrogativo, non può avere a oggetto un testo di legge sostanzialmente costituzionale, come nel caso in esame. Non possono essere sottoposte a referendum, inoltre, singole disposizioni di legge connesse al funzionamento degli organi statutari della Regione e alcuni punti della proposta riguardano proprio il funzionamento di questi organi: Consiglio regionale, presidente della Regione, Giunta regionale. La proposta di referendum incide anche sulla materia della variazione delle circoscrizioni provinciali, che per legge è espressamente esclusa da consultazione referendaria.
Vi è un’ultima osservazione: il modificato assetto istituzionale del Friuli Venezia Giulia comporterebbe anche la modifica dell’articolo 116 della Costituzione.
Queste le ragioni alla base dei no, mentre tra i sostenitori del sì, oltre a chiedere il pronunciamento popolare considerato la più alta espressione della democrazia, taluni ritengono si tratti di un’occasione unica per modificare l’assetto della regione e dar corso a una richiesta che da anni proviene da diversi ambienti del FVG.
I lavori del Consiglio regionale sono terminati. Riprenderanno domani mattina alle 10.00 con il Question Time, cui seguirà l’esame del disegno di legge sulle attività estrattive, che impegnerà l’Aula per l’intera giornata.