Oltre al Carcere c’è di più
Il riordino della giustizia di cui attualmente si sta dibattendo, propone di superare il modello detentivo/punitivo a favore di percorsi che prevedono una revisione dell’organizzazione della giornata detentiva e il potenziamento delle misure alternative al carcere come tappe di un processo di inclusione sociale e delle capacità di dialogo con il territorio per riaccompagnare al reinserimento persone socialmente deboli. Per poter attuare tutto questo è necessario rafforzare la sinergia tra la politica, la giustizia ed il territorio.
In quest’ottica il 16 settembre scorso a Tolmezzo si è promosso il convegno “Comunità, giustizia e politiche di inclusione sociale: legati da legami” organizzato dal Servizio Sociale dei Comuni della Carnia in collaborazione con la Casa Circondariale di Tolmezzo, l’Ufficio Esecuzione Penale Esterna di Udine, l’ Ufficio di Servizio Sociale per i Minorenni di Trieste, il CSS Teatro Stabile di Innovazione del FVG e le Cooperativa Sociale Aracon, Arteelibro e Consorzio Operativo di Salute Mentale di Udine.
LA PRESENTAZIONE DEGLI OBIETTIVI DA PARTE DI MIRIAM TOTIS
Il convegno, patrocinato dalla Regione FVG e dall’Ufficio del Garante regionale per i diritti della persona è statp introdotto da un intervento dell’ex magistrato Gherardo Colombo che attraverso i suoi scritti e l’opera della sua associazione “Sulle regole” da anni propone una riflessone sui concetti di legalità, di responsabilità collettiva, di rieducazione e di percorsi alternativi alla pena.
Nella NOSTRA INTERVISTA A GHERARDO COLOMBO si parla anche degli ultimi scandali scoppiati in Italia (Mafia Capitale, Mose, ecc.) e del loro parallelismo con il periodo di Tangentopoli. In chiave locale invece abbiamo ripreso la questione della soppressione del Tribunale di Tolmezzo.
Durante la giornata c’è stato inoltre il dibattito sulle politiche di inclusione sociale assieme agli assessori regionali Bolzonello, Panariti e Telesca. Questo il resoconto:
Un impegno storico, quello della Regione, sul tema della formazione legata all’inclusione sociale, secondo Panariti che ha illustrato come “in materia di Lavoro la Regione ha il compito di promuovere l’inserimento, il reinserimento e la permanenza nel lavoro delle persone a rischio di esclusione con particolare attenzione a quelle appartenenti all’area del disagio così come indicato dalla legge regionale 18/2005” e, sempre in materia di Formazione, ha ricordato anche la legge 76 del 1982 “che prevedeva, già allora, che la Regione promuovesse iniziative formative anche all’interno degli istituti di prevenzione e pena”.
Questo impegno storico prosegue, oggi, anche con la Programmazione del Fondo Sociale Europeo (FSE) 2014-2020 (nella precedente Programmazione le risorse erano pari a circa 5 milioni di euro). “Si tratta di un impegno – ha aggiunto Panariti – che una società prende con se stessa, ovvero quello di provare a costruire percorsi che garantiscano la dignità del lavoro e delle persone”.
Gli assessori hanno inoltre evidenziato il coordinamento esistente fra le direzioni regionali in termini di funzioni e di persone attive sui temi dell’inclusione sociale e Bolzonello ha tenuto a sottolineare come sia necessario alleggerire dalla burocrazia, per quanto possibile, il sistema che può contare su soggetti con alta professionalità, in modo da dare risposte più efficaci.
Sul fronte lavorativo delle persone soggette a provvedimenti dell’autorità giudiziaria restrittivi della libertà personale, Panariti ha specificato che governare l’inserimento sociale, formativo e lavorativo significa anche promuovere l’intervento integrato e socialmente responsabile di tutti gli attori del territorio, comprese le imprese, per offrire la possibilità di ulteriori interventi anche dopo la formazione. Ma per migliorare la rete, sempre per Panariti, bisogna rafforzare le imprese sociali e le organizzazioni del terzo settore.
Alcuni dati sono stati forniti dall’assessore Telesca che ha ricordato le risorse previste nell’ambito del finanziamento del Fondo sociale destinate alle progettualità che riguardano anche la riabilitazione di detenuti ed ex detenuti “che hanno consentito di realizzare nel 2013, 97 progetti, 50 a favore di persone fino a 25 anni e 47 per gli over 25 anni”, ha precisato.
L’assessore ha indicato la necessità di investire di più anche su altre strutture per agevolare misure alternative al carcere, soprattutto per persone affette da dipendenze. “È evidente – ha proseguito Telesca – come molti temi della collettività siano trasversali e tocchino il grande tema dei diritti di tutti”.
Sempre sulla formazione delle persone in regime carcerario, Bolzonello ha auspicato che essa sia legata anche a quello che l’istituto può offrire alle imprese del territorio sottolineando come non si possa partire dal costo minore di un detenuto rispetto a un altro lavoratore.
Più in generale, dunque, il dibattito ha fatto emergere come la promozione dell’inclusione sociale e lavorativa delle persone svantaggiate rappresenti uno dei principali obiettivi delle politiche promosse dall’Amministrazione regionale e l’occupazione rivesta un ruolo imprescindibile a supporto dell’inclusione sociale delle persone escluse o a rischio di esclusione dalla società.
La seconda tavola rotonda, moderata da Pino Roveredo, ha messo a confronto il sostituto procuratore di Udine Panzeri, il magistrato di sorveglianza Cunial, l’assistente sociale del provveditorato del triveneto Selmi e il direttore della Casa Circondariale di Tolmezzo Della Branca.
La terza tavola rotonda, infine, gestita da Carlo Beraldo direttore dell’IRSSES di Trieste, è stata dedicata alle buone prassi di inclusione sociale realizzate in Carnia, grazie ai contributi e ai progetti regionali illustrati dalla dotoresssa Leonarduzzi, presentati da chi lavora quotidianamente a stretto contatto con i detenuti e con i ragazzi.