Paola Schneider (Federalberghi FVG): «Siamo formalmente aperti, ma di fatto chiusi»
«Ormai neppure più arrabbiati, ci prendono per spossatezza. Siamo formalmente aperti, ma chi va in albergo durante le festività per restare chiuso in camera? Nei fatti, siamo perciò chiusi».
Inquadra così la situazione degli albergatori del Friuli Venezia Giulia la presidente di Federalberghi, Paola Schneider (nella foto), a poche ore dal nuovo decreto legge che pone in zona rossa e arancione tutta l’Italia dal 24 dicembre al 6 gennaio. «Alcuni grandi alberghi avevano già deciso di restare chiusi, vedremo se qualche piccolo pensa di aprire per i giorni in arancione – aggiunge -. In generale, comunque, la considerazione più diffusa è: aspettiamo di vedere ciò che accadrà dal 7 gennaio in poi».
L’unica nota positiva in questa situazione è l’emendamento alla Finanziaria nazionale che prevede norme atte a dare almeno un po’ di sollievo al settore: su sollecitazione di Federalberghi nazionale previsti, infatti, l’abolizione della prima rata Imu 2021, prorogato il credito d’imposta per i canoni di locazione sino al 30 aprile, contributo a fondo perduto fino per l’anno 2021. Inoltre, vi è la prosecuzione della cassa integrazione per i dipendenti.
Il decreto per le feste natalizie, però, spazza via quelle prenotazioni che si erano cominciate a segnare sul calendario delle aziende montane del Friuli Venezia Giulia, «non tanto per Natale, ma certamente per Capodanno e i giorni seguenti», spiega Schneider.
Come d’abitudine, gli imprenditori non fermano, però, lo sguardo al presente. Così tra gli albergatori si stanno già pensando le possibili leve da attivare a gennaio e nei mesi seguenti per salvare almeno in parte la stagione invernale. «Occorre premettere che nei primi mesi dell’anno il flusso turistico nella montagna della regione era dato dalle settimane bianche delle scuole e dai turisti dall’Est Europa – puntualizza la presidente -. Quest’anno le scuole non ci saranno e, per ovvi motivi di sicurezza, saranno limitate anche le presenze da oltre confine».
In questo quadro, «dovremo sperare nel turismo domestico, nei week end all’aria aperta, nella voglia di misurarsi dei nostri concittadini non solo con lo sci ma anche con tutto ciò che la montagna offre – osserva Schneider -. Non sarà facile, perché i ragazzi sono a scuola e gli alberghi non vivono solo di fine settimana, ma per ora queste sono le prospettive. E non è detto che tutte le strutture aprano».