Paolo Fantoni alla Camera: «Costi energetici insostenibili, export a rischio»
“Meno competitivi nell’export, più vulnerabili nell’import: è questo il rischio che corre la filiera legno-arredo a causa dello shock dei prezzi dell’energia e delle materie prime, che la guerra in Ucraina non ha fatto altro che accentuare, generando una fortissima crisi di competitività delle nostre aziende a favore di Paesi in cui è stata attuata una politica energetica che li rende meno dipendenti dai territori russi, oltre che in mercati strategici per il made in Italy, come il Nord America”.
Lo ha sottolineato Paolo Fantoni, vicepresidente di FederlegnoArredo con delega all’energia, intervenendo in audizione alla Camera dei Deputati sul DL Energia.
In questo scenario – prosegue Fantoni – l’azzeramento degli oneri di sistema previsti dal Governo sono una goccia in mezzo al mare vista l’impennata dei prezzi, ma non solo: il rilascio dell’extra produzione di gas naturale alle imprese a prezzi calmierati rischia di richiedere tempi troppo lunghi. Bene, invece, l’estensione del credito di imposta anche agli auto-produttori di energia elettrica, che paradossalmente sono attualmente costretti a tenere spenti proprio quegli impianti che rappresentano il fiore all’occhiello dell’efficienza energetica industriale italiana. Siamo di fronte a un’emergenza che non concede tempo alle imprese costrette a decidere se fermare la produzione o produrre in perdita, e il Governo deve prontamente intervenire con misure chiare e incisive”.
“All’interno della nostra filiera, quelle maggiormente colpite sono le aziende di pannelli, cioè le più energivore, che producono i semilavorati alla base di successive lavorazioni e dell’arredo – spiega Fantoni – Ma vanno tenuti in considerazione anche gli aumenti che subiscono i prodotti derivati dal gas, a partire dall’urea, elemento fondamentale per le colle nel nostro settore. Volendo quantificare possiamo dire che in termini di costi, oggi un pannello è fatto per il 65% di energia e per il restante 35% di legno. Si rende pertanto indispensabile evitare di escludere proprio l’urea dalle politiche comunitarie e nazionali di sostegno”.