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Per Mario Zearo di Advan il post Covid è l’ultimo treno per la montagna friulana

«Questo può essere l’ultimo treno per la montagna friulana: come conferma la teoria delle catastrofi, esse possono segnare l’inizio della rinascita o il rapido declino per i territori fragili e provati. Naturale che da queste parti si tifi per la prima prospettiva».

Mario Zearo, alla guida di Advan, l’azienda friulana insediata ad Amaro con raggio internazionale e specializzata in prodotti per l’implantologia dentale, guarda con quest’ottica al futuro del proprio territorio nel dopo Covid. Da imprenditore sta facendo la sua parte perché dall’emergenza si esca positivamente: un investimento milionario per una nuova sede nel Carnia Industrial Park di Amaro. Il cantiere è già aperto e il trasferimento è previsto per la fine dell’anno.

L’intraprendenza del singolo cittadino e delle imprese del territorio, del resto, per Zearo rappresenta uno dei tre attori per il rinascimento delle terre alte. Gli altri due, riassume, sono «la Regione, il soggetto politico che ha la disponibilità finanziaria per significativi investimenti, e le amministrazioni locali, da cui ci si attende una programmazione avveduta per utilizzare al meglio le risorse disponibili». Che sono quelle che arriveranno attraverso i fondi Ue previsti per il Piano nazionale di resistenza e resilienza e la programmazione europea 2021-2027.

L’imprenditore ha ben chiare anche le tempistiche per un cambio di passo: «I fondi del Recovery Fund devono essere impegnati e spesi entro il 2026 – ricorda –. Quindi, la svolta dovrebbe essere visibile nell’arco di due-tre anni».

A dargli fiducia, tra l’altro, il fatto che, settore turistico a parte, l’imprenditoria montana pare aver retto all’assalto della pandemia. «Noi stessi abbiamo chiuso il 2020 con un segno più, anche se ben lontano dalla crescita che avevamo preventivato a fine 2019 – spiega Zearo -. Una situazione analoga l’ho riscontrata in diverse altre realtà dell’area». Inoltre, «il 2021 sta cominciando a dare segnali interessanti su diversi mercati, tanto che per Advan il primo trimestre si è chiuso con riscontri maggiori rispetto a già rosee aspettative».

Tra le parole chiave per la rinascita, Zearo annovera «l’attrattività». La montagna non deve, cioè, solo resistere ma ripopolarsi. Come? Anche sviluppando occupazione e luoghi di lavoro ambiti. Possibile? Advan ci crede e ha già qualche riscontro a supporto della tesi. La nuova sede, per esempio, sarà esteticamente in armonia con le montagne che la circondano, calda e accogliente come può essere l’atmosfera creata dal legno delle travi a vista, trasparente e in dialogo con l’esterno grazie a un uso sapiente del vetro. Un contesto che ha rappresentato il valore aggiunto per “strappare” da Torino un valente ingegnere e annoverarlo tra i propri collaboratori, confida Zearo. «E non è un caso sparuto – aggiunge –. Tra i giovani il contesto lavorativo incide non poco nelle scelte».

Cauto su una diffusa persistenza dello smartworking nel post pandemia («Ci vorrà tempo perché riesca a soddisfare criteri di piena efficienza», dice), Zearo è convinto invece che in eredità la pandemia ci lascerà «l’uso delle piattaforme digitali per conferenze, incontri, contatti e trattative d’affari ai più alti livelli. Il cambio di mentalità è già avvenuto. Le parti sono allineate e ciò che fino a pochi mesi fa nel business non era nemmeno contemplato oggi è ormai una consuetudine. Ne conseguiranno benefici sull’ambiente per la riduzione degli spostamenti – conclude Zearo – e una miglior gestione del tempo».