Ponte sul Fella, il Patto per l’Autonomia: «Cosa stiamo ancora aspettando?»
Sul tema del ponte sul Fella riceviamo e pubblichiamo il comunicato del Gruppo Patto per L’Autonomia Alto Friuli.
Appoggiamo pienamente la presa di posizione del consigliere regionale Massimo Mentil riguardo il Ponte sul Fella. Da molto tempo denunciamo pubblicamente il colpevole ritardo dell’opera e da qualche mese ci è parso di notare più di qualche “trucchetto” per guadagnare tempo. Per non dilungarci troppo, ne citeremo uno su tutti: il 26 febbraio la Regione FVG ha inoltrato delle osservazioni riguardo il progetto affidato da lei stessa a Friuli Venezia Giulia strade. Vengono chieste delucidazioni come “Come si prevede di deviare la viabilità?”, come non fosse successo anni fa. O “Come si prevede di ripristinare la vegetazione?” e “Come si prevede di ripristinare il terreno?”: nel greto di un fiume montano? Anzi, chiamiamolo col suo nome: in glerie? Veramente? A raccontarla così, sembrerebbe una barzelletta, se non fosse che l’atto stesso di accogliere le osservazioni “azzera il timer” per la partenza dei cantieri, obbligando FVG Strade a compiere delle verifiche che avrebbero avuto tutto il tempo e le competenze per essere eseguite dal committente.
Se dovesse sembrare assurdo, invitiamo tutti a cercare su internet il documento di FVG Strade di “Risposta alla richiesta di chiarimenti” del 27 febbraio e a leggerlo di persona: tutto è nero su bianco.
Che i progetti siano depositati è cosa nota, ma quanti altri annunci di inizio dei lavori dobbiamo aspettarci prima che accada realmente? Non lo sappiamo.
Ma dato che a Trieste piace prendersi del tempo, a questo punto riteniamo di potercene prendere un pochettino anche noi per due osservazioni.
La prima: il 9 febbraio è stato approvato dalla Regione un progetto del Consorzio di Bonifica Pianura Friulana che prevede di prendere tutta l’acqua in fuoriuscita dal Lago dei Tre Comuni per incanalarla e portarla nella Bassa a fini irrigui. Poco importano le conseguenze per le falde, poco importa che significhi levare al Tagliamento fino al 40% delle acque montane: nel giro di un anno, il sì è arrivato e si è pure stretto i tempi. Sarà perché è un’opera molto importante? O non sarà mica perché nelle campagne friulane c’è molta più gente (e quindi più voti) che in Carnia?
Seconda osservazione: non sono certo un mistero i maxi finanziamenti che la Regione ha elargito grazie al PNRR ad imprese, infrastrutture, servizi, associazioni, eventi, enti, turismo, pubblicità. È che forse, prima di farsi una scampagnata in America pagata coi soldi dei contribuenti, prima di comprarsi gli spazi pubblicitari a Times Square, il presidente della Regione e l’assessore regionale alle Attività Produttive e Turismo avrebbero potuto impegnarsi un po’ di più per la riapertura del ponte. Perché è imbarazzante chiamare turisti da mandare su strade di scorta, dove quasi non passano mezzi pubblici nel fine settimana. Se non altro perché i milioni adesso ci sono, e stanno venendo spesi dovunque, tranne che lì.
Quindi, Giunta della Regione Friuli Venezia Giulia, per favore: ci state facendo capire in tutti i modi che per voi la Carnia non è una priorità, ma il ponte aperto nel 2026 a queste condizioni non è accettabile. E non è una questione di colore politico, è una questione di rispetto per i carnici. Smettetela di scherzare, che qui non si sta divertendo nessuno.
PATTO PER L’AUTONOMIA ALTO FRIULI