CarniaTerritorio

Prato Carnico, in tanti per la tappa finale della Fiesta dal Cjalcin

Venerdì 22 si è svolta, con grande affluenza di pubblico, la tappa finale della “La Fiesta dal Cjalcin”, evento organizzato dal gruppo di volontari “I Gufi della Luna”, in collaborazione con il Comune di Prato Carnico e la Pro Loco Val Pesarina.
La dottoressa Nives Baldacconi, ha fatto emozionare tutta la sala ricordando i suoi incontri con le donne della Carnia ed il loro vissuto. Queste storie sono state incarnate nei Cjalcins che con pazienza e grande dedizione hanno fabbricato ed il cui ricavato è stato utilizzato per costruire pozzi allo scopo di dare acqua potabile a tante persone meno fortunate nel terzo mondo.
Il dottor Lorenzo Veriello, primario neurologo all’Ospedale di Udine, ha fatto comprendere come solo combattendo la solitudine si può aspirare a vivere seramente l’ultima tappa del nostro percorso terreno. Il male oscuro del nostro tempo, infatti, è proprio l’isolamento sociale: “Siamo tutti presi dal fare mille cose e così non abbiamo tempo di ascoltare le persone a noi vicine; proprio in questo vortice le persone più fragili e più anziane vengono piano piano dimenticate”. Proprio per questo il dottor Verriello raccomanda di non isolarsi, di mantenere contatti sociali e di perseguire degli scopi di vita anche nella terza età. La proposta dei Cjalcins, infatti, risponde proprio a queste necessità: effettuare un’attività manuale fine e ripetitiva come il lavorare a maglia, obbliga alla concentrazione e determina una riduzione dell’ansia e della depressione. La partecipazione a un progetto condiviso, inoltre, toglie le persone dalla solitudine: in poche parole, aiutando i poveri del terzo mondo aiutiamo noi stessi a vivere meglio e più sereni.
Il dottor Paolo Agostinis in chiusura, dopo aver ringraziato le persone che hanno collaborato per la riuscita della festa, ha richiamato alcuni temi esposti dai relatori ed in particolare la necessità di mettersi in ascolto delle persone. A tal proposito ha ricordato come, specialmente nella professione medica, il fermarsi ad ascoltare, il parlare una lingua condivisa (il furlan), siano strategie vincenti nel rapporto medico-paziente e quando si parla di questo tema non si può non ricordare il dottor Alfio Englaro, maestro in quest’arte e a memoria del quale si sono svolte recentemente numerose serate di presentazione del suo libro “La Placiute”, la storia della gente che non ha storia, ossia di tutti quelli, comprese le donne che sferruzzano calzini, che pur essendo portatrici di valori di indubbia rilevanza, non compariranno mai nei libri di storia.