Presto l’Archivio di Zamberletti al Museo Tiere Motus di Venzone
Mantenere viva nella memoria, non solo dei friulani, ciò che è stato il terremoto affinché non venga gettato alle spalle il ricordo di un evento che ha cambiato il volto di questa regione. È stato questo lo spirito con il quale nel 2004 a Venzone è stata posata la prima pietra di Tiere Motus, un’esposizione permanente che, attraverso testi e immagini, aiuta a ripercorrere e a comprendere meglio la storia del sisma del 1976 e della successiva opera di ricostruzione.
A ricordarlo è stato Francesco Barazzutti, già primo cittadino di Cavazzo e membro dell’Associazione Comuni terremotati e sindaci della ricostruzione, nell’ambito del convegno organizzato dalla Soprintendenza Belle Arti e Paesaggio del Friuli Venezia Giulia e dall’Azienda speciale Villa Manin in occasione del 40° anniversario del terremoto in Friuli. La giornata di lavori era dedicata al tema del restauro dei beni culturali danneggiati dal sisma.
Inaugurato nel 2009, il Museo si arricchisce – di giorno in giorno – delle testimonianze private e ufficiali, di dati statistici e di leggi, di ricordi e di materiali multimediali, dai telegiornali di quei tragici giorni alle prime trasmissioni dei radioamatori. L’esposizione ha come vocazione quella di conservare e valorizzare la memoria storica, quale presidio culturale, scientifico, educativo e permanente sul territorio e si propone come strumento efficace per far conoscere l’esperienza fin qui maturata.
Come ricordato nel corso del convegno, tra le novità che andranno ad arricchire il Museo ci sarà parte della documentazione conservata dall’allora commissario straordinario Giuseppe Zamberletti, il quale ha assicurato ai curatori dell’esposizione la consegna del prezioso materiale. A ciò si aggiungeranno poi i fascicoli accumulati nel tempo dalla Segreteria generale straordinaria, che aveva il compito di seguire – passo dopo passo – le varie fasi della ricostruzione.
A ripercorrere le tappe che hanno portato prima alla costituzione dell’Associazione e poi a quella del Museo è stato lo stesso Barazzutti. L’ex sindaco ha voluto ricordare il precetto ricevuto dall’allora presidente della Regione Friuli Venezia Giulia. Antonio Comelli aveva chiesto ai primi cittadini, attraverso la delega a loro attribuita, di velocizzare la ricostruzione per portare i terremotati fuori dalle baracche e farli rientrare nelle loro abitazioni. Nacque così l’Associazione dei sindaci della ricostruzione che molti anni più tardi, nel 2004, chiese alla Regione un contributo per la costituzione del Museo. L’esposizione venne quindi inaugurata nel 2009 e, da allora, continua ad arricchirsi di documenti e materiali legati alla rinascita del Friuli.
È stato invece l’architetto Floriana Marino a illustrare le 12 sezioni di cui si compone l’esposizione. Si parte dalla stanza La memoria, i documenti, un viaggio multimediale tra i materiali in possesso. Una proiezione mostra invece, sul plastico orografico della regione, il ripetersi delle scosse durante il 1976, e la forza delle onde sismiche. Attorno, due ipertesti presentano i dati del sisma nei diversi comuni e una scelta di immagini della distruzione e della successiva ricostruzione.
Tre altre postazioni informatiche permettono di esplorare i documenti contenuti nell’archivio del Museo, per approfondire quanto presentato dall’esposizione o per conoscere altri aspetti, anche più specialistici, del terremoto, delle sue conseguenze, e di quanto ora si può fare per contenere i danni e intervenire con tempestività. È stata poi ricordata la valenza didattica dell’esposizione che vedrà a breve la realizzazione di laboratori dedicati alle scolaresche sempre numerose in visita alla mostra.