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Pronto lo studio sulle interazioni tra la centrale di Somplago e il Lago di Cavazzo

Prima l’illustrazione dello studio voluto per approfondire le interazioni tra la centrale idroelettrica di Somplago e il lago dei tre Comuni, poi le audizioni in merito alla realizzazione di una condotta di collegamento tra il canale Sade e il sistema derivatorio Ledra Tagliamento. È durata oltre tre ore la seduta della IV Commissione permanente, presieduta da Alberto Budai (Lega), che ha visto coinvolti numerosi soggetti interessati al futuro del lago di Cavazzo.
L’assessore alla Difesa dell’ambiente, Fabio Scoccimarro, ha esposto il quadro della situazione a partire dalla legge regionale 13 del 2019, che prevedeva l’istituzione di un tavolo tecnico Laboratorio lago dei tre Comuni, voluto per individuare criticità e proporre soluzioni per recuperare le condizioni del lago e garantirne la fruibilità. “A maggio 2022 – ha spiegao l’esponente della Giunta Fedriga – si è stabilito di agire su due linee di attività, con lo studio tecnico delle interazioni tra centrale e lago, tramite finanziamento di 50mila euro, e con la predisposizione di un masterplan (200mila euro). Il problema del lago nasce nel 1952 e non si risolverà in pochi mesi: servirà agire in condivisione, con la certezza che il lago non verrà ripristinato come prima della centrale”.
Lo studio di 400 pagine – ha proseguito Scoccimarro – è stato presentato brevemente nei suoi contenuti di carattere ambientale (la temperatura dell’acqua si è abbassata, la comunità ittica modificata, si registra un’elevata torbidità in alcuni periodi), economico e turistico, in particolare con la trattazione del tema della gestione del materiale fine, che depositandosi sul fondo crea un problema di mancanza di ossigeno.
Il documento definisce poi alcune azioni di mitigazioni possibile (tra queste un protocollo di gestione materiale fine proveniente dalla centrale, un canale che ripristini la connessione tra il torrente leale e il lago, la realizzazione di un plan d’eau, uno specchio d’acqua situato nelle vicinanze e separato, che aumenta la fruibilità a scopo ricreativo) e fa una verifica di fattibilità economica del discusso canale bypass. Su questo, un manufatto utile a trasferire l’acqua dello scarico della centrale direttamente all’emissario artificiale posto all’estremità meridionale del lago, lo studio ha dato una risposta negativa: piuttosto che separare la centrale dal lago è meglio mitigare gli effetti della loro coesistenza con interventi citati.

Il presidente Budai, prima di passare al secondo punto all’ordine del giorno, ha annunciato una nuova seduta di Commissione al fine di affrontare in modo più puntuale lo studio in presenza di esperti.

Con l’intervento del direttore generale del Consorzio di bonifica Pianura friulana, Armando Di Nardo, sulla realizzazione di una condotta di collegamento tra il canale Sade e il sistema derivatorio Ledra Tagliamento si è aperta la fase delle audizioni. “E’ un’opera attesa da oltre 60 anni, che vuole essere a servizio del territorio. Dopo il progetto preliminare nel 2015, si è arrivati nel 2023 al progetto definitivo e alla richiesta di provvedimento autorizzativo unico regionale” ha affermato. Il progetto, come riportato, non prevede e non comporta alcun aumento della derivazione concessa dalla Regione nelle prese di Ospedaletto dal fiume Tagliamento e Andreuzza dal fiume Ledra. “Non comporterà un consumo aggiuntivo di una goccia d’acqua per nemmeno un giorno in più rispetto all’attuale periodo” ha assicurato il direttore del Consorzio. Il progetto, su cui si aprirà una fase di confronto pubblico, ha trovato l’ok di 84 Comuni su 85 interpellati, che “hanno espresso l’impegno a collaborare”. Infine una parola sul bypass. “Il Consorzio non è stato coinvolto nel laboratorio – ha commentato -, che ha iniziato proseguito e concluso il suo lavoro senza preoccuparsi della contestualità di valutazione prevista nel piano regionale di tutela delle acque”. Aperto alla possibilità di “parlare delle due opere” Di Nardo ha infine lanciato una proposta: “Perchè non attivarsi nella fase di rinnovo della concessione al gestore elettrico affinché una parte dei profitti derivanti dalla maggior produzione di energia restino sul territorio?”.

I tecnici del Consorzio hanno fornito i dettagli del progetto, poi si è proseguito con gli altri auditi. Tra questi, il sindaco di Trasaghis, Stefania Pisu, che ha rinnovato “l’invito a dare riscontro alla popolazione del lavoro fatto organizzando un incontro sul territorio”, senza dimenticare “di chiarire nel dettaglio anche l’opzione bypass”. Rispetto al progetto del Consorzio, su cui si è detta – anche a nome degli altri sindaci – non pregiudizievolmente contraria, ha annunciato che “chiederemo garanzie fattive e formali sull’effetto dell’acqua in entrata a monte e quella prelevata a valle: il lago non deve diventare un mero serbatoio vista la sua valenza sociale e turistica”.

Sollecitato dalla domanda del consigliere Furio Honsell di Open (“Il dato secondo cui il 60% dell’acqua raggiunge la presa può essere considerato un dato inefficiente?”), è intervenuto anche il direttore generale del Cafc, Maurizio Battiston: “Attendiamo la chiusura dell’iter, documentazione alla mano, chiediamo al consorzio che venga approfondito bene il tema della falda del campo di Osoppo-Gemona”.

Legambiente Fvg, con il presidente Sandro Cargnelutti, ha invece chiesto un ragionamento sul costo dell’opera e su quali possano essere le alternative al progetto. “A valle, una volta prelevata l’acqua, che fare per ridurre gli sprechi e rendere il sistema più efficiente? Bisogna capire quali interventi il Consorzio farà con i soldi del Pnrr; si dovrebbe inoltre ridurre la pressione sui corsi d’acqua con un progetto di ricarica delle falde e uno di riuso dei reflui depurati”.

Anche il consigliere Massimiliano Pozzo (Pd) ha sollevato alcune preoccupazioni: l’impatto sul lago a monte (“su cui auspico risposte chiare”), quello sulle falde e gli indennizzi e le compensazioni.

Si sono detti non contrari a prescindere, ma bisognosi di risposte e certezze su alcuni aspetti, anche Claudio Polano, del Comitato per la tutela e valorizzazione del lago di Cavazzo (“serve un’indagine geologica che smentisca eventuali problemi di rifornimento idrico per quanto riguarda i nostri acquedotti”) e Franceschino Barazzutti, del Comitato per la tutela acque del bacino montano del Tagliamento (“Giusto insistere sulla contestualità, dopo certe scelte prendiamo i vostri discorsi con prudenza e vigileremo. Rispetto allo studio sul lago sono certo che i problemi si devono risolvere definitiva, con bypass).

Via libera al progetto, invece, da parte del direttore generale di Confindustria Udine, Michele Nencione, cui ha fatto seguito anche l’intervento di Cristiano Melchior, presidente provinciale di Udine di Coldiretti.

Ultima a prendere la parola Serena Pellegrino (Avs): “Quello trattato è un tema che ambientalmente ed economicamente stimola moltissimi interessi, ma la coperta è corta e i portatori di interessi rischiano di esserlo solo per se stessi”. Quando si parla di compensazioni e mitigazioni, ha proseguito, “il problema è grosso e limitarsi a tappare le falle aperte può determinare la riproposizione del problema”. La consigliera ha concluso proponendo di portare la Commissione sul posto, calendarizzando una visita per concluderla in un luogo istituzionale aperto ai cittadini.