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Pronto Soccorso di Tolmezzo, il Pd chiama in causa l’Azienda Sanitaria

Gli iscritti al Circolo di Tolmezzo del Partito Democratico esprimono forte preoccupazione “per le difficoltà del Pronto Soccorso del nosocomio Carnico, che per lunghi periodi dell’anno è quotidianamente assediato da una mole esagerata, insostenibile, di pazienti”.
“Molti di loro – scrivono in una nota – semplicemente non hanno trovato nessun filtro territoriale che risolvesse banali problemi sanitari : mancano i medici di base, di quelli presenti alcuni indirizzano troppo spesso i loro pazienti verso il Pronto soccorso, altri hanno ambulatori in paesi diversi a seconda dei giorni, per cui i loro pazienti non sanno bene dove trovarli per risolvere le loro emergenze.
Molte delle persone che afferiscono al Pronto Soccorso sono villeggianti. L’ospedale di  Tolmezzo è il punto di riferimento sanitario di una vasta area scarsamente popolata ma che sia in Estate che in Inverno attrae un gran numero di turisti; quelli invernali sono soggetti a frequenti infortuni di tipo sportivo, quelli estivi comprendono una buona frazione di persone in età, portatrici di varie patologie, che per ogni occorrenza non possono fare altro che presentarsi al Pronto soccorso dell’ospedale.
Nelle due stagioni turistiche non è insolito l’accesso anche di un’ottantina di pazienti in una giornata, con notevole impegno fisico e psichico degli addetti al PS e  con malumori degli utenti dovuti ai lunghi tempi di attesa, anche per il fatto che non da tutti viene accettato l’ovvio principio per cui chi è più grave ha la precedenza. Il pesante disagio per i dipendenti e per gli utenti è oltretutto aggravato dalla necessità di applicare tutti i protocolli di sicurezza imposti dall’”emergenza COVID”, che rallentano ulteriormente i ritmi di lavoro
Una volta superato il filtro del triage e del passaggio in medicheria i problemi delle persone che devono essere ricoverate o restare in osservazione non sono finiti, a causa della scarsità di posti letto liberi, soprattutto nel reparto di Medicina, che ha visto ridursi la sua capacità di accoglimento da 80 a 64 posti, il 20% in meno.
Ufficialmente questa diminuzione è dovuta alla necessità di aumentare le misure di distanziamento e di sicurezza anti COVID 19, ma la scarsità del personale medico e paramedico, appena sufficiente alla gestione dei posti letto così ridotti, e che non viene reintegrato, induce il sospetto che a livello regionale ci sia il progetto di depotenziare la capacità dell’ ospedale di dare efficace risposta alle patologie acute.
Si crea così un sovraffollamento in Pronto Soccorso, ma anche in Medicina d’urgenza e nei letti di osservazione breve, dove spesso devono sostare in un ambiente aperto e frequentato anche pazienti che avrebbero bisogno di maggior intimità e maggior raccoglimento, a volte per trascorrere le loro ultime ore di vita”.
Il circolo di Tolmezzo del Partito Democratico chiede che “la Direzione dell’Azienda Sanitaria del Friuli Centrale attui urgentemente quanto è necessario per attenuare questa situazione così stressante sia per il personale che per gli utenti.
Chiede che venga migliorata, se ne parla ormai da anni, ma finora inutilmente, la capacità della medicina territoriale e dei Medici di Medicina Generale di dare risposte efficaci ai problemi sanitari che vengono loro presentati, effettuando una reale presa in carico dei problemi dei loro assistiti, necessariamente in collaborazione con infermieri e altro personale sanitario territoriale e migliorando la comunicazione e la collaborazione con il personale ospedaliero.  In questo modo un cittadino con problemi di salute saprebbe che affidarsi al suo medico di base è il modo più efficace per essere avviato su un percorso di ritorno al benessere e non dovrebbe più affollate le sale di attesa di un Pronto Soccorso.
Chiede anche, a supporto dell’operatività del pronto soccorso di Tolmezzo e degli altri ospedali presenti nel territorio dell’ASUFC, un aumento della capacità dell’ HUB di Udine di accogliere tempestivamente i casi clinici che secondo i medici degli ospedali periferici necessitano di essere trattati in un centro di alta specialità. Adesso spesso questo non avviene, sia perché a sua volta l’Ospedale di Udine è oberato di accessi, appropriati o impropri, sia per criticità organizzative interne a quell’ ospedale, che precludono in certi casi una efficace collaborazione e sinergia tra alcuni dei suoi reparti e gli ospedali che a Udine fanno riferimento.
Auspica infine che a carico dell’organizzazione distrettuale o di quella ospedaliera venga costituita una “task force” medico-sanitaria che possa intervenire in quelle parti del territorio temporaneamente non coperte dalla Medicina Generale, per esempio in caso di trasferimento o di pensionamento del Medico titolare e in attesa         che venga nominato il suo sostituto”.