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Quello scoppio ad Arta Terme e poi l’indagine è diventata internazionale

I Carabinieri del Ros assieme ai colleghi dell’Arma della provincia di Udine e della Compagnia di Tolmezzo hanno eseguito in Friuli Venezia Giulia, Veneto, Lombardia, Emilia Romagna e Marche numerosi decreti di perquisizione domiciliare emessi dalla Procura della Repubblica di Udine nei confronti di 16 indagati per traffico di armi ed esplosivi. Contestualmente nell’ambito delle indagini collegate, svolte in collaborazione con le autorità giudiziarie  e di polizia di quei paesi, sono state eseguite 15 perquisizioni a carico di 7 soggetti in Slovenia e altri 4 in Croazia.

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fucili sequetsratiI provvedimenti odierni scaturiscono da una indagine investigativa avviata proprio dalla Compagnia di Tolmezzo, guidata dal Comandante Stefano Bortone. Già nella prima metà del mese di ottobre 2014 i militari avevano notato che nell’area orografica compresa tra i centri abitati di Artegna e Gemona del Friuli, alcuni cittadini italiani lì residenti avevano un’attività di ricerca, con metal detector, di cimeli storici della prima e seconda Guerra Mondiale. Memori inoltre dell’episodio di circa due anni fa che aveva visto coinvolto in un incidente un ragazzo di Arta Terme mentre cercava di disinnescare un residuato bellico, hanno poi avviato una discreta ma incisiva attività di monitoraggio su alcuni soggetti individuati come potenziali detentori di armi, munizioni ed esplosivi, sia comuni che da guerra, ovviamente non denunciati. “Al fine di evitare una potenziale dispersione del patrimonio informativo fin lì raccolto”, all’alba del 31 ottobre 2014, gli uomini del Nucleo Operativo della Compagnia Carabinieri di Tolmezzo condotti dal luogotenente Domenico Colonna hanno quindi effettuato una prima perquisizione domiciliare, di iniziativa, nell’abitazione di un cittadino di Artegna, seguita poi da un’ulteriore controllo, il 7 novembre, in un’altra abitazione arteniese.

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Presso le abitazioni di due operai friulani, Igor Colaone, 36 anni di Udine e Silvio Casarsa, 39 anni di Gemona del Friuli, entrambi tratti in arresto, venivano quindi rinvenuti e sequestrati fucili mitragliatori, carabine, pistole, bombe a mano, mine, matasse di miccia, detonatori, tubi esplosivi e munizioni di vario calibro.

Le indagini, dirette dalla Procura friulana al fine di risalire alla provenienza e alla destinazione finale delle armi sequestrate, hanno consentito di individuare un canale di importazione illegale di armi, munizioni ed esplosivi provenienti dai Balcani, destinate a collezionisti ed appassionati di cimeli e armi storiche di vari Paesi e reperite nel contesto delle fiere di articoli militari, segnatamente in quella che si svolge ogni sei mesi a Sempeter pri Gorici (Slovenia) denominata “Militaria”, il nome poi attribuito all’operazione.

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Le attività investigative hanno quindi permesso di individuare ancora due cittadini sloveni, Dragan Koktot e Jakob Marusic, che avevano fornito agli italiani le armi; a seguire si è arrivati anche ai croati Nenad Pernar, Tomo Mrkonja e Goran Bravar, ai quali gli sloveni si erano rivolti per l’approvvigionamento delle armi. Successivamente, a luglio 2015, è stato tratto in arresto pure l’italiano Walter Venturini, 63 anni di Biella, dopo l’ingente sequestro di altre armi.

Complessivamente l’operazione ha permesso di trarre in arresto 5 soggetti in Italia, 4 in Slovenia e di deferirne oltre 30. 

 

GALLERY ARMI SEQUESTRATE