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Renzo Livoni confermato alla presidenza dell’Associazione Allevatori Fvg

Il consiglio direttivo dell’Associazione Allevatori Fvg ha confermato Renzi Livoni alla presidenza. Per l’allevatore di Merlana, affiancato alla vicepresidenza da Franco Baselli e Lino Mazzolini, è il terzo mandato consecutivo alla guida degli allevatori Fvg. Una conferma naturalmente gradita, che Livoni ha però intenzione di interpretare con senso prospettico, formando in questi tre anni coloro che dalle sue mani e da quelle dei consiglieri più “anziani” nel prossimo futuro riceveranno le redini dell’associazione. «Perché noi – esordisce il presidente – non siamo eterni e per questo abbiamo apportato nuova linfa al consiglio direttivo dell’AAFvg con ben metà dei consiglieri eletti che sono new entry». Sette su tredici sono infatti alla loro prima esperienza in consiglio. Così è per Maurizio Sain, Matteo Stefanutti, David Allegro, Lino Mazzolini, Moreno Caron, Riccardo Castellani e Nicolò Panciera di Zoppola Gambara, affiancati da consiglieri già in forze quali Baselli e Mazzolini, Matteo Delle Vedove, Gabriele Giacchetto, Agostino Listuzzi e Omar Maruccelli.
Il mandato del nuovo consiglio si apre con un ordine del giorno carico di problemi ormai annosi. Su tutti: la caduta libera del prezzo del latte. «L’allevamento delle bovine da latte sta nuovamente facendo i conti con un prezzo del litro di latte alla stalla crollato a 35 centesimi» denuncia Livoni evidenziando che sono troppo pochi anche solo per coprire le spese di produzione. Il differenziale tra il prezzo di un litro di latte alla stalla e quello che il consumatore trova sul banco frigo è abissale. In media si va oltre 1,30 euro, in molti casi anche oltre. A guadagnarci sono la rete distributiva e quella commerciale a discapito delle stalle. «Siamo ancora una volta alle prese con una dinamica speculativa messa in atto in particolare dalle grandi catene commerciali. L’obiettivo dev’essere cercare di trattenere una maggior quota di valore aggiunto nelle stalle, che sono obiettivamente quelle che fanno i maggiori sacrifici e garantiscono la qualità del prodotto, ma che oggi non si vedono adeguatamente remunerato lo sforzo».