Servizi postali in Carnia, la storia della signora Ida e del suo nuovo libretto
A segnalare un nuovo caso di disservizio di Poste Italiane verificatosi in Carnia è Paolo Querini, residente in Val Degano, che attraverso il suo blog “Cronache di Carnia”, ha voluto raccontare una vicenda che l’ha visto spettatore di recente, la storia della signora Ida che da oltre dieci giorni non ha più accesso al libretto di posta che aveva cointestato con il coniuge, scomparso un anno fa.
“Si perché in un anno nessuno all’ufficio postale si è sognato di avvertirla che a presentazione della successione il libretto le sarebbe stato bloccato e lei non avrebbe più potuto disporre non dico dei risparmi del marito, ma nemmeno della sua personale pensione che automaticamente viene accreditata nel medesimo deposito” esordisce Querini sul suo blog.
“Nell’ attesa dello sblocco, stamane la accompagno ad aprire un nuovo libretto e dare disposizione che almeno le prossime pensioni vengano accreditate in un posto da cui i soldi possano effettivamente venire prelevati per acquistare il pane e il latte. Fa una gran fatica a salire in macchina ma in una decina di minuti siamo fuori dall’ ufficio. Un momento dopo è il nostro turno.
L’ unica impiegata del piccolo ufficio postale avverte gli altri utenti in fila che magari si facciano un giro o una commissione perchè la procedura durerà una mezz’ora.
Vengono fotocopiati i documenti, il libretto della pensione, inseriti i dati. Ma ecco che qualcosa si intoppa nella procedura. Forse una delle caselline del monitor non è stata riempita a dovere?
Vengono reinseriti i dati, si passa alla schermata successiva ma poi nuovamente tutto si blocca. L’ impiegata prende il telefono ed inizia una conversazione con la collega dell’ ufficio di fondovalle e ripete passo-passo l’ inserimento, che nuovamente si resetta.
Sarà mai che uno per diventare un operatore di sportello, il corso lo fa prima di entrare in servizio e non on-line durante, con la coda della gente che pazienta con fin troppo stoicismo?
“Forse era meglio se venivate un altro giorno quando al posto mio ci sarà M.
Facciamo giovedì?” L’ anziana e malandata signora chiede se non può intanto firmare e andarsene così da evitare la fatica di tornare un’ altra volta. Impensabile: Se non si arriva in fondo alla procedura i moduli non escono stampati.
E’ passata già un’ ora. Stiamo per andarcene rassegnati quando l’ addetta ci annuncia esultante che i dati sono stati assimilati dalla macchina e non manca molto al completamento dell’ iter fatidico.
Esce il libretto giallo e blu ma, cosa accade? I fogli restanti non vengono stampati.
L’ impiegata chiama un numero verde. Parla a lungo e alla fine della telefonata ci annuncia che deve annullare il libretto e ricominciare l’ inserimento da capo.
Poi le viene un’ispirazione e richiama l’ ufficio di fondovalle. Non si capisce bene cosa si dicono, salvo che le arrivano via fax molti fogli. La signora anziana è esasperata. Scuote la testa e forse sta per piangere. Fortuna che c’è una sedia dove se ne sta rassegnata, reggendo il bastone con una mano.
Ora l’ impiegata compila con diligenza, a penna, i formulari ricevuti. Un’ attesa che fa pensare all’ eternità e alla creazione del mondo. Mano a mano che mi passa i fogli da dietro il vetro io li sottopongo a Ida per la firma. Qualcuno ha tre spazi, tutti da siglare, qualcuno due: Legge sulla privacy, autorizzazione all’ accredito, revoca della precedente autorizzazione, nomina del delegato all’ incasso.
E’ ormai passato mezzogiorno e mezzo. Da ultimo ci chiede di versare sul nuovo libretto la somma di dieci euro per giustificare la sussistenza del rapporto come se le venticinque firme apposte non fossero dimostrazione sufficiente della volontà di continuare a farsi del male intrattenendo rapporti con un apparato idiota in cui c’è magari qualcuno che non sapendo fare nemmeno del banale lavoro di sportello si improvvisa promotore finanziario”.
Sembra un libro già letto…
Ed insistiamo a fare credito ad una azienda che già fa male il servizio per il quale è nata. Incompetenti. Sarebbero già falliti se non fossero un ente pubblico e non avessero cominciato a raccogliere le pensioni dalla povera gente. TUTTI A CASA