«Sì al reparto di riabilitazione cardiologica e neurologica, ma a Gemona serve un Ospedale per acuti»
“Ben venga al San Michele un reparto di riabilitazione cardiologica e neurologica, abbinato al Gervasutta, ma al Gemonese e ai territori limitrofi, che storicamente gli sono afferenti, serve un Ospedale per acuti, come prima della iniqua riforma Serracchiani, che lo voleva trasformare in poliambulatorio/cronicario”.
Si apre così la nota dei Comitati che da tanti anni sono in prima linea nella difesa dell’Ospedale cittadino e che da sempre nella loro battaglia, hanno associato proposte alle civili proteste. “Alla luce degli effetti della pandemia, con la chiusura del PPI, che deve essere riaperto al più presto, risulta ancora più evidente l’assurdità del declassamento dell’Ospedale gemonese dopo la trasformazione in nosocomio Covid di San Daniele e dell’analogo rischio corso per quello di Tolmezzo – prosegue la nota -. Se ciò fosse malauguratamente accaduto, a nord di Udine non avremmo più avuto un presidio sanitario per acuti. Per questo è necessaria una parziale revisione dell’art. 29 della L.R. 5/12/2019,n° 70, affinchè venga riconosciuta al San Michele la qualifica di Ospedale “Spoke”, al pari di quelli di San Daniele e Tolmezzo. Ciò non per spirito di campanile, ma per rispondere alle necessità sanitarie della sua popolazione, che nell’Alto Friuli è la più anziana della regione e ne ha il tasso di mortalità più elevato”.
“Oltretutto il depotenziamento dell’Ospedale gemonese ha messo in seria difficoltà gli analoghi di San Daniele e Tolmezzo, che hanno dovuto sostenere la sua utenza, con inevitabili ritardi nelle risposte e l’allungamento delle liste di attesa – dicono ancora i Comitati –. La pandemia Covid, anche a causa della cronica mancanza di personale sanitario a tutti i livelli, ha fatto il resto e ha dimostrato che l’assetto sanitario regionale dovrà essere rivisto, potenziando la medicina territoriale, per sgravare gli Ospedali, rivalutando i piccoli ma importanti Ospedali periferici, filtro essenziale per evitare l’intasamento degli “Hub” regionali, come purtroppo è successo e sta succedendo. Oltretutto l’Alto Friuli, che conta circa 76000 abitanti, avrebbe diritto ad almeno 230 posti/letto con la regola del 3×1000 del Decreto Balduzzi del 2012-Governo Monti, e ora è carente per una cinquantina, visto che il DIP di Gemona è da computarsi nella riabilitazione e la RSA è una funzione distrettuale e non ospedaliera”.
“Quindi – affermano i Comitati – a Gemona si deve ripristinare il Pronto Soccorso in una struttura ospedaliera per acuti, con annessa Area di Emergenza a supporto del reparto di riabilitazione cardiologica e neurologica, i posti OBI, un reparto di Medicina SOC, una Chirurgia Day Surgery, la Radiologia, un laboratorio a giornata e soprattutto una completezza dei vari Ambulatori previsti, con adeguata presenza in termini di personale e attrezzature, compresi i servizi diagnostico/terapeutici, in primis quelli cardiologici e oncologici. Ciò per ovviare all’attuale pesante pendolarismo fra nosocomi, che grava in particolare sulla popolazione anziana, spesso con mobilità ridotta”.
“Infine – concludono i Comitati – dovrebbe essere finalmente costruita l’elipiazzola diurna e notturna, gia finanziata da anni nei piani aziendali e posizionata a Gemona un’automedica, prevista dal vigente Piano delle Urgenze/Emergenze”.