I sindacati rilanciano le loro proposte per la Montagna
La vicenda Coopca, per la sua complessità ed estensione, per le pesanti ripercussioni che ha provocato, ha messo in chiara evidenza la necessità non più rinviabile di mettere in campo con risposte specifiche, ma anche e soprattutto progetti di impegno più generali.
Utilizzo ampio degli ammortizzatori sociali, soluzione per i punti vendita ancora non ceduti; promozione di nuovi insediamenti produttivi nel sito CEDI di Amaro, attingendo ai fondi strutturali europei; sostegno al reinserimento dei lavoratori e delle lavoratrici, compresi quelli disabili o svantaggiati. Ed ancora formazione professionale, stimolo alla autoimprenditorialità, creazione di posti di lavoro nella sanità, nel sociale, nel settore energetico alternativo, nella cultura e nel turismo, nella tutela dell’ambiente
Questi alcuni dei suggerimenti che unitariamente Cgil Udine, Cisl Alto Friuli e Uil Udine, hanno inviato lo scorso 4 maggio alla Regione FVG, con l’obiettivo più ambizioso di impostare e sottoscrivere, con tutti i soggetti coinvolti un “Patto per il Rilancio” dell’economia della Montagna friulana, colpita duramente dal costante problema dello spopolamento, della crisi verticale del comparto edile, dalle innumerevoli ripercussioni sulla tenuta del tessuto occupazionale.
“Contro il rischio di incrementare povertà ed esclusione – hanno spiegato i sindacalisti Villiam Pezzetta, Alessandro Forabosco, Franco Colautti e Ferdinando Ceschia – ci appelliamo nuovamente alla Regione affinché agisca e coordini per offrire adeguate risposte in chiave di sviluppo e di occupazione. E’ più che mai necessario ricostruire un elevato livello di coesione sociale – sottolineano – quale pre-condizione fondante per individuare e sostenere adeguati stimoli, interventi e azioni, solidamente condivise dagli attori sociali e istituzionali del territorio montano”.
“Ritardare la ricomposizione dei problemi della montagna nell’ambito di una visione e di una strumentazione d’insieme equilibrata ed organica – concludono Pezzetta, Forabosco, Colautti e Ceschia – non solo non aiuterebbe la soluzione della crisi Coopca, ma contribuirebbe al processo di pericoloso indebolimento di un territorio particolarmente delicato ed esposto. Occorre partire da intese che abbiano tutto il respiro e l’impronta di un autentico “progetto di crescita”, di una sinergia concreta fra tutti gli attori sociali ed istituzionali di questo territorio, affidando alla Regione Friuli Venezia Giulia, per le competenze attribuite e per il ruolo ricoperto, la conduzione coordinata di tale progetto, mirato al rilancio della montagna, ad un cambiamento di rotta che faccia di quest’ultima una priorità assoluta nell’agenda degli impegni da onorare.
I sindacati, per riacquistare credibilità, devono pensare un po’ meno a fare solo tessere, tornando ad ascoltare la voce dei lavoratori stando piu’ spesso con gli stessi anziché nei loro uffici.
Nella vicenda Coopca, in particolare, è parso che abbiano ascoltato più la parte datore di lavoro che quella dei dipendenti. Se poi in una assemblea si è sentito pure affermare che una Cooperativa non deve produrre utili….. Beh allora è normale che le società falliscano e poi si parli di recuperare occupazione.
Al sottoscritto pare che una Cooperativa stia sul mercato assieme a tanti altri attori (concorrenti) e con questi debba misurarsi e se la mia prof di Ragioneria affermava che l’utile per le aziende è come l’ossigeno per le persone, senza non si sopravvive, DI CERTO NON SBAGLIAVA. La storia ha dimostrato e dimostrerà anche in futuro che quanto sopra altro non è che aVERITA’. Poi oggi ognuno la legge come vuole, e, ne sono certo, con il passare del tempo si dimenticheranno colpe e colpevoli e magari si dirà che la colpa è stata dei dipendenti. MA (DISEVIN I NOSTRIS VECIOS) SA NOL FUNZIONE IL MANI…………….