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Statuti bocciati nel 40% dei comuni del Friuli Venezia Giulia

di DAVID ZANIRATO

Sfiora “quota 80” il numero dei Consigli comunali del Friuli Venezia Giulia che hanno bocciato gli Statuti delle relative Unioni territoriali intercomunali di appartenenza. Giovedì scadevano i termini per le votazioni.

Pier Mauro Zanin
Pier Mauro Zanin

Si tratta di circa il 40% del totale dei comuni della regione – fa notare il sindaco portavoce dei “resistenti” Pier Mauro Zanin di Talmasson – percentuale che cresce ulteriormente se si guarda alla sola provincia di Udine dove l’avversione alla riforma Panontin è stata più netta. E a chi ci tacciava di condurre una battaglia politica quando presentammo inizialmente in 56 il ricorso al Tar – aggiunge – oggi rispondiamo con la cruda realtà dei numeri che riscatta l’autonomia, il patriottismo e l’autodeterminazione dei consigli comunali, siano essi di destra che di centro che di sinistra”.

Ciò che è successo del resto in questo mese ha sicuramente segnato profondamente molte amministrazioni comunali, con giunte che si sono spaccate al loro interno, assessori che hanno smentito i propri sindaci, sindaci che hanno prima votato a favore e poi contro, minoranze che hanno abbandonato aule, consiglieri che sono andati contro le indicazioni dei rispettivi partiti.

Dal monitoraggio fatto in queste settimane alla fine è risultato che in Carnia il match tra favorevoli e contrari è finto 19 a 9, in Val Canale 3 a 5, nel Gemonese 3 a 3, nella Collinare 7 a 7 mentre all’appello manca Colloredo.

Quindi nel Friuli Centrale 5 a 4, nel Medio Friuli 6 a 5, nella Riviera friulana 8 a 5, nella bassa orientale 9 a 7, nel Uti del Natisone 7 a 10, nelle valli del Torre 7 a 6. In provincia di Pordenone i comuni contrari sono saliti dagli inziali 3-4 agli 8-9 attuali, in provincia di Gorizia la quota di contrari è di 4, in provincia di Trieste 3.

“A questo punto – riprende Zanin – l’auspicio è che la presidente Serracchiani e l’assessore Panontin facciano una seria riflessione su quanto sta accadendo, anche perché tutte le tempistiche del crono-programma che si erano dati stanno saltando di volta in volta e far partire le Uti al 1.gennaio 2016 diventa impossibile; a meno che – conclude Zanin – non vogliano tenere l’ennesima prova di forza ed arroganza con la nomina di ulteriori 80 commissari ad acta”.