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Storia a lieto fine per un bimbo nato con una rara malformazione intestinale

Due anni fa, M (nome di fantasia) era nato all’Irccs materno infantile Burlo Garofolo di Trieste con una rara malformazione congenita intestinale detta “Intestino corto”. Il suo intestino era atresico in più punti, ovvero occluso, a causa di un difetto di sviluppo del viscere, e attorcigliato su sé stesso.

Nei primi giorni di vita M. era stato subito sottoposto a due delicati interventi chirurgici, durante i quali l’intestino era stato correttamente riposizionato, rimuovendo al contempo i tratti di intestino atresici e quelli danneggiati a causa della posizione anomala che aveva compromesso la normale vascolarizzazione. In questo modo M. aveva potuto iniziare progressivamente ad alimentarsi, ma a causa delle dimensioni ridotte dell’intestino continuava a essere dipendente dalla nutrizione artificiale, ovvero dalla somministrazione di nutrienti direttamente per via endovenosa tramite un catetere venoso centrale.

Nei mesi successivi, grazie alla nutrizione artificiale, il piccolo M è cresciuto e l’intestino si è progressivamente allungato insieme a lui. Nel tempo, tuttavia, ci sono state diverse infezioni batteriche, come purtroppo accade spesso nei bambini che hanno un catetere venoso centrale, e diversi ricoveri ospedalieri.

Finalmente, però, a 18 mesi un tratto dell’intestino di M era sufficientemente dilatato per consentire un intervento di ricostruzione e allungamento dell’intestino stesso con il metodo Step (acronimo per Serial Transverse Enteroplasty ovvero enteroplastica seriale trasversa) che ha permesso a M di sospendere definitivamente la nutrizione endovenosa.

«L’intervento di Step – spiega il dottor Jürgen Schleef, direttore del Dipartimento di Chirurgia dell’Irccs Materno Infantile “Burlo Garofolo”, che ha seguito il percorso chirurgico cui è stato sottoposto il piccolo M. sino a oggi – è piuttosto semplice rispetto alle tecniche chirurgiche utilizzate in passato e consiste nel praticare una serie di piccoli tagli, che sono poi suturati con una suturatrice automatica, lungo i margini di un tratto d’intestino tenue dilatato. In questo modo l’intestino si allunga, assumendo un aspetto a zig-zag e aumenta la superficie di assorbimento dei nutrienti. L’intervento di Step – aggiunge il chirurgo del Burlo – consente al 50 per cento dei bambini con intestino corto di raggiungere l’autonomia intestinale ovvero di essere svezzati completamente dalla nutrizione endovenosa».

Grande soddisfazione per l’esito positivo del lungo percorso di guarigione del piccolo M è stata espressa dal direttore generale dell’Irccs, Stefano Dorbolò per il quale: «È importante rilevare e riconoscere il merito ai percorsi assistenziali gestiti dalle qualificate competenze professionali dell’Istituto finalizzati a dare una risposta complessiva e sicura ai bisogni dei piccoli pazienti e basati sulle migliori evidenze scientifiche, nonché orientati al principio delle cure progressive in relazione alla complessità degli interventi necessari nell’ambito degli specifici processi clinici».

(nella foto lo staff: da sinistra Jurgen Schleef, Daniela Codrich, Grazia Di Leo e Sara Lega)