Sui treni dall’Austria, a Tarvisio già 230 rintracci di migranti da inizio giugno
“Un hotspot alle porte del confine italiano? Forse è più che altro uno spot da parte del Governo austriaco, mentre il Governo regionale sta a guardare e gli uffici della polizia di frontiera di Tarvisio si trovano oberati da incombenze burocratiche da affrontare per il riconoscimento delle decine di clandestini che ogni giorno varcano un confine ormai sempre più colabrodo”. Così Barbara Zilli (LN) che interviene sul nuovo centro di identificazione che la polizia austriaca sta mettendo in piedi al confine con Tarvisio.
Alle dichiarazioni di Zilli fa eco Olivo Comelli, segretario regionale del Sap: “I flussi continuano incessantemente – dice Comelli – nei primi 6 giorni di giugno i rintracci provenienti dall’Austria in treno sono stati già 230, 3500 il totale da inizio anno, senza contare le decine di persone che non riusciamo a rintracciare nei controlli di retrovalico. Cifre che il Governo nazionale non dovrebbe sottovalutare. Perché non si richiama l’Austria al rispetto degli accordi di Dublino? Sembra che a Roma vivano lontano anni luce da quella che è la realtà”.
E poi lancia una provocazione: “Le pattuglie miste controllano solo i treni internazionali, solo due notti a settimana: perché non estendiamo questi controlli a tutti i treni, anche ai locali e li facciamo ogni giorno? Forse da oltre confine qualche cosa cambierebbe, visto che poi gli immigrati che fermiamo arrivano tutti con i treni locali”.
“Anziché rinforzare il presidio di Tarvisio e fare pressione a Roma affinchè il Governo si accordi con l’Austria – dice Zilli – la Regione pensa ad accogliere invece altri immigrati provenienti dal sud Italia. Udine sta scoppiando, gli arrivi da nord si stanno intensificando, le forze dell’ordine sono sempre sotto organico e i comuni, accusati di non voler accogliere, hanno già a che fare con i loro problemi di gestione e di amministrazione, aggravati da una disastrosa riforma degli enti locali che li sta mettendo in difficoltà – accusa Zilli – la situazione è ormai insostenibile e la protesta che serpeggia tra la gente, capace di ragionale con la propria testa, è un chiaro segnale nei confronti di una politica dell’accoglienza che non ha né fondamento né prospettiva”.
“Ridere per non piangere, nel pensare che per la Giunta la soluzione per garantire un futuro ai friulani sia quella di avere centinaia di migliaia di immigrati – dice Zilli – anziché pensare ad una seria politica per incentivare le nascite, si pensa a colonizzare il Friuli”.