A Tarcento ritorna il rito di massa per esorcizzare Satana
La vigilia dell’Epifania in Friuli è caratterizzata, oltre che dalla preparazione dei fuochi epifanici, dalla solenne benedizione dell’acqua e dagli esorcismi contro Satana e gli Angeli ribelli. Si tratta di un rito che fa riferimento alla tradizione della Santa Madre Chiesa di Aquileia, che nei primi secoli alla Epifania non celebrava l’arrivo dei Magi ma il Battesimo di Gesù.
A Tarcento, come ogni anno alla vigilia dell’Epifania, giovedì alle ore 17.00 in Duomo, mons. Duilio Corgnali, pievano e vicario foraneo, ripete questo rito in latino al quale partecipa sempre molta gente, proveniente anche da fuori provincia.
Il rito, tutto in latino, dura circa un’ora. Comincia con le litanie dei Santi e col canto dei Salmi: il numero 28, dove Dio benedice il suo popolo; il numero 45, che riconosce il Padre come rifugio, fortezza e rocca; il salmo 146, infine, che parla di speranza e di fiducia in Dio e non nei potenti. Poi si passa all’esorcismo vero e proprio con la recita della Grande Preghiera contro il Male e il principio del Male, che è Satana. Si chiude col canto del Magnificat e del Te Deum e con la benedizione solenne su tutti i fedeli presenti in chiesa, che poi nelle loro case diverranno «Chiesa domestica».
In una forma semplice l’esorcismo è già praticato durante la celebrazione del Battesimo. L’esorcismo mira a scacciare i demoni e a liberare dall’influenza demoniaca. Nel rito aquileiese si prega per l’allontanamento del demonio dalla vita delle persone e, dopo aver esorcizzato sia il sale che l’acqua, il sacerdote benedice solennemente i fedeli presenti.
E’ stato Gesù Cristo che annunciando la venuta del Regno di Dio ha decretato la sconfitta del regno di Satana. Gli esorcismi di Gesù liberano gli uomini dal tormento del demonio e anticipano la grande vittoria di Gesù sul “principe di questo mondo” “Gv 12,31). L’antico rito aquileiese non è altro dunque che una solenne professione di fede in Gesù Cristo e nella liberazione dal male da lui stesso apportata all’umanità.
Al termine del rito i presenti sono invitati a portare a casa l’acqua benedetta, o con recipienti propri oppure in bottiglietta già predisposta, e con essa a benedire la loro famiglia.