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Tra Covid, guasti e meteo un 2020 da dimenticare per i Pendolari dell’Alto Friuli

Riceviamo dal Comitato Pendolari Alto Friuli e pubblichiamo.

Non bastasse l’epidemia Covid-19 a caratterizzare un anno ferroviario maledetto, tra guasti e meteo inclemente, con pochissime luci e molte ombre.

Nel bilancio nerissimo dell’annata appena conclusa si salvano appena due dati: il fatto le tariffe 2021 sono rimaste invariate e la conferma regionale degli sconti per gli studenti.

TARIFFE 2021: partiamo dalle uniche cose positive, ovvero la conferma dello sconto studenti FVG e il blocco delle tariffe, che come denunciato più volte sono tra le più alte d’Italia. Nel 2020 erano le tariffe erano aumentate in media del 2,6%, mentre nel 2019 del 2,8%. Per trovare l’aumento “zero” bisogna tornare indietro al 2016, 2017 e 2018. Dal 2010 al 2021 l’incremento tariffario è del 28,10%.

Il contenimento delle tariffe è un intervento politico di buon senso, soprattutto tenendo conto del particolare momento di sofferenza del comparto del tpl, con un’utenza dimezzata causa Covid e una qualità del servizio non sufficiente.

CONTRATTO DI SERVIZIO: in quest’ottica va vista l’altra partita cruciale del 2021 (da oltre 40 milioni l’anno) legata al nuovo contratto di servizio, atteso per questa primavera.

Dal contratto si deciderà il futuro ferroviario del FVG: a dicembre è scaduta l’ennesima proroga di un accordo datato maggio 2008 che vede il FVG l’ultima regione d’Italia ad andare a contratto.

Un grave ritardo frutto di scelte politiche sbagliate, soprattutto nella passata legislatura Serracchiani, che trovano solo parziale giustificazione nel contenzioso, ora risolto, della gara del tpl gomma, che ha visto contrapposte la Regione a Busitalia/Gruppo FS.

Siamo certi che la stipula del nuovo contratto, come sta succedendo nelle altre regioni, porterà benefici sia all’offerta, che al parco rotabile, con significativi investimenti e l’arrivo di nuovi treni (i Pop e i Rock).

In prospettiva settembre 2021, una volta chiuso il contratto, è d’obbligo ipotizzare un Tavolo di confronto per giungere alla rivisitazione dell’orario: una nuova visione, atteso che l’attuale orario si basa su vecchi schemi e anacronistici protocolli, spesso con buchi non più tollerabili e con una velocità commerciale troppo bassa e non concorrenziale rispetto ad altri mezzi di trasporto.

E’ proprio sulla riduzione dei tempi di viaggio che si dovrà puntare con decisione, sperimentando soprattutto sulle tratte tecnologicamente già pronte un nuovo orario strutturato.

IL MALEDETTO 2020: una premessa, è doverosa, ossia che dare giudizi sul 2020 è impossibile, sarebbe irriguardoso nei confronti dei tanti ferrovieri che nonostante l’emergenza Covid si sono impegnati al massimo, tuttavia restano i dati di cronaca.

Tanti guasti infrastrutturali che evidenziano la fragilità della rete fs, soprattutto lungo la Udine-Cervignano, bersagliata nei primi tre mesi del 2020 da problemi ai passaggi a livello e lungo la Sacile-Maniago, dove il trend migliorativo non è ancora sufficiente.

Anche la sfortuna ci ha visto bene, basti pensare alla frana che il 22 giugno ha fatto sviare un treno, senza conseguenze per fortuna, subito dopo Aurisina, paralizzando fino ad agosto il tratto fra Monfalcone e Trieste.

Ma è stato anche l’anno dei migranti a ridosso dei binari, con treni rallentati o bloccati in più occasioni. Da aprile ad oggi si sprecano le segnalazioni.

E da ultimo c’è il meteo impazzito: allarmi PC o decisioni alquanto singolari da parte di RFI hanno spesso limitato e fatto riprogrammare l’offerta dei treni. Per la prima volta nella storia il tpl è stato sospeso per quasi tre giorni con ordinanza regionale causa allerta meteo a inizio dicembre; poi però si è assistito ad un abuso senza precedenti dell’allerta meteo.

Da Natale ad oggi Rfi ha ridotto l’offerta commerciale su varie linee a causa dell’attivazione del Piano Neve: sono state ridotte le corse lungo la Udine Tarvisio, ma anche sulla Sacile-Maniago, sulla Portogruaro-Casarsa e sulla Udine-Trieste. Ormai comanda lo “strega comanda colar” …

L’idea del piano neve di RFI è assurda e rasenta il criminale, visto che si sopprimono treni e li si sostituiscono con bus, spostando sulle strade il pericolo. In altri tempi quando nevicava si facevano circolare treni a vuoto, anche di notte, per evitare accumuli di neve, altroché sospendere la circolazione o ridurla al lumicino! Sembra un discorso all’antica, del “si stava meglio quando si stava peggio”, se non fosse che tutt’ora, sulle reti estere dove il treno funziona bene anche con la neve, si fa ancora così.

Infatti nelle altre Nazioni (Francia, Svizzera, Austria) il piano neve si attua pulendo stazioni e binari, ma è evidente che l’Italia non è più un Paese alpino ma africano !

Di questo passo la rete sarà ostaggio degli eventi atmosferici e soprattutto dei vari allarmi.

PROMESSE NON MANTENUTE: se la collaborazione con Trenitalia non è mai mancata, si evidenzia invece che RFI è venuta meno a tutte le promesse.

Gli interventi infrastrutturali programmati sono rimasti sulla carta e i pochi cantieri avviati proseguono a rilento, come quelli per gli ascensori in stazione a Udine.

Un modello sbagliato, con dirigenti non all’altezza del ruolo. Ormai i veri ferroviari si contano sulle dita di una mano, il resto è solo una pachidermica burocrazia pagata a caro prezzo dalla collettività.

COMITATO PENDOLARI ALTO FRIULI