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Tre tracciati diversi per la Cimpello-Gemona, ma uno è in pole position

“È uno studio e non un progetto vero e proprio”, ha chiarito l’assessore alle Infrastrutture, Cristina Amirante. Ma l’imponente lavoro di analisi della E-Farm, commissionato dall’Amministrazione regionale e illustrato in IV Commissione dall’ingegner Sara Falasco nel corso dell’audizione che era stata richiesta da Marco Putto (Patto-Civica), ha comunque mosso le acque, per lungo tempo stagnanti, della Cimpello-Gemona e, più in generale, di un nuovo corridoio stradale est-ovest in grado di collegare centri urbani e importanti realtà produttive.

Sono infatti tre, e molto diverse tra loro, le ipotesi poste all’attenzione della Giunta. La prima ricalca il vecchio progetto della Cimpello-Sequals-Gemona, aggiungendo altri 23 chilometri in nuova sede ai 30 già esistenti, con la previsione di un nuovo attraversamento del Tagliamento e della ferrovia. Una ipotesi che, in base ai primi parametri di spesa, richiederebbe circa 500 milioni di euro per la sua realizzazione.

La seconda ipotesi ha differenti punti di partenza e arrivo, costa di meno in base ai parametri indicativi forniti dall’assessore (250-260 milioni) ma soprattutto è quella che la società di ingegneria ha messo in testa alla sua classifica, elaborata in base a criteri e obiettivi indicati dalla Regione. Sarebbe dunque in pole position, nel caso la Giunta regionale – che non ha ancora esaminato il documento – decidesse di portarla avanti e farla diventare un progetto di fattibilità. Il corridoio stradale B partirebbe dal casello di Fontanafredda sulla A28, proseguirebbe lungo la gronda nord, correrebbe poi lungo il Tagliamento utilizzando il ponte di Dignano già esistente, e una volta superato il fiume proseguirebbe in direzione est nell’area chiamata dei Quattro venti, bypassando Fagagna e indirizzandosi poi verso un nuovo casello autostradale sulla A23, 10 chilometri più a nord di Udine nord e 7 km a sud dell’uscita Gemona-Osoppo.

La terza ipotesi, che prevede al suo interno due varianti per la parte conclusiva del tracciato, ricalcherebbe il percorso B da Fontanafredda fino all’area del Meduna, con la previsione di un nuovo ponte sul Tagliamento e, dopo Sedegliano, una rotta più sudista in direzione di Udine. Il costo approssimativo, soltanto come ordine di grandezza come ha precisato ancora Amirante, si aggirerebbe tra i 400 e i 500 milioni.

I risultati dello studio hanno alimentato un ampio dibattito tra i consiglieri, moderato in aula dal presidente della Quarta, il leghista Alberto Budai.
Marco Putto, primo firmatario della richiesta di audizione, in due distinti interventi ha parlato di “opere impattanti e complesse”, sottolineando la necessità di alleviare il traffico che oggi grava sulla statale Pontebbana, per poi soffermarsi sul tracciato B, quello che in base alla classifica elaborata dai tecnici sembra il più appetibile in termini di tempistica e funzionalità. Una delle caratteristiche positive di questa ipotesi – hanno infatti spiegato gli auditi – è che richiederebbe un minor consumo di suolo, dal momento che si svilupperebbe per il 77% su strade provinciali già esistenti. “Ma immagino – ha commentato Putto – che questa percentuale vari molto tra provincia di Pordenone e provincia di Udine, credo che nell’Udinese si uscirebbe di più dai tracciati ordinari”. Intuizione confermata dalla project manager Sara Falasco, che ha indicato percentuali di circa l’80% nel Pordenonese e del 50% nell’Udinese.

Sulle strade già esistenti si è soffermato anche il capogruppo del Patto-Civica, Massimo Moretuzzo, che con esempi puntuali ha chiesto di valutare le caratteristiche di alcuni tratti, “attualmente al livello di carrarecce con un po’ di asfalto”. Andrea Carli (Pd), ha chiesto invece di sentire il parere dei portatori di interesse della Pedemontana pordenonese, definendo l’ipotesi B “accettabile per il territorio da cui provengo, mentre l’ipotesi C che vira più a sud sarebbe inaccettabile” e chiedendo e ottenendo rassicurazioni dall’assessore Amirante sull’ipotesi di raddoppio di corsie nell’attuale tratto della Cimpello-Sequals.

Rosaria Capozzi (M5S) ha chiesto chiarimenti sull’aspetto dei costi, mentre Furio Honsell (Open) ha voluto conoscere l’impatto delle tre ipotesi sulla riduzione del traffico sulla statale Pontebbana. Manuela Celotti (Pd) ha sottolineato che le tre diverse ipotesi rispondono a esigenze molto diverse, “non più solo il raccordo tra Pedemontana pordenonese e Gemona, ma il collegamento nell’ambito di un’area molto vasta”. La consigliera dem considera inoltre “impattanti le alternative alla Cimpello-Sequals, in quanto andrebbero a gravare sui centri abitati portandovi traffico pesante. È chiaro che su questi aspetti vanno coinvolti a fondo i Comuni”.

Preoccupata dei risvolti ambientali e paesaggistici anche Serena Pellegrino (Avs) che ha ricordato i recenti progetti di raddoppio del ponte sul Tagliamento nella zona di Dignano, chiedendo di adeguare le tre ipotesi a questi aggiornamenti. Pellegrino ha anche evocato la cosiddetta opzione zero, quella di non intervenire. Nicola Conficoni (Pd) ha voluto invece conoscere l’incidenza della Pedemontana veneta sui flussi di traffico, toccando anche il tema del trasporto su ferro e della pericolosità dell’attuale tracciato della Cimpello-Sequals “spesso teatro di incidenti mortali”.

“Mi sembra che il tracciato B – ha commentato invece Lucia Buna della Lega – possa essere portato a termine più facilmente. Ricordiamoci che le risorse di Regione e Stato non sono certo infinite”. Un altro consigliere di maggioranza, Markus Maurmair (FdI), ha invece chiesto e ottenuto chiarimenti sulle modalità di attribuzione dei punteggi assegnati dai tecnici alle tre diverse ipotesi progettuali.

(nella foto tecnici e progettisti che hanno partecipato all’audizione)