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Uccellagione, raffica di sequestri e 8 denunce in Friuli

In questi giorni il Nucleo operativo per l’attività di vigilanza ambientale del Corpo forestale regionale – Noava – ha colto in flagranza di reato un soggetto dedito all’uccellagione in comune di Varmo. Si tratta dell’ultima di una serie di operazioni volte a contrastare il bracconaggio in materia di cattura di avifauna, attività illegale praticata soprattutto nel periodo autunno – invernale in occasione dei passaggi, migratori ma che non conosce sosta nemmeno in altri periodi dell’anno. Un paio di settimane fa, in comune di Basiliano è stata colta in flagranza di reato un’altra persona dedita all’uccellagione.

Durante l’autunno-inverno, i forestali del Noava, con la collaborazione dei colleghi delle Stazioni forestali di Gemona, Pontebba e Tolmezzo, hanno avviato e portato a termine diverse operazioni nei comuni di Ampezzo, Chiusaforte, Tolmezzo, Gemona del Friuli, Faedis, Reana del Rojale, Basiliano e Varmo, che hanno portato al sequestro di 137 uccelli vivi dei quali 103 liberati immediatamente, mentre i rimanenti, a causa delle detenzione in condizioni incompatibili con la loro natura che aveva danneggiato il piumaggio, sono stati affidati a un centro di recupero per la loro riabilitazione.

Le attività d’indagine hanno portato inoltre al sequestro di 76 uccelli congelati, 153 reti da uccellagione, 550 panie, 300 lacci, 5 richiami elettromagnetici, 5 tagliole, 6 gabbie trappola, 1600 munizioni da caccia, nonché attrezzi per l’alterazione degli anelli identificativi per l’avifauna. Sono state segnalati all’Autorità giudiziaria otto persone di cui una, già sorpresa in passato mentre praticava l’uccellagione sul monte Ioanaz, è stata nuovamente colta in flagranza per altre due volte durante i mesi di settembre e novembre.
Pesanti i reati contestati a carico degli indagati: si va dal furto, ipotizzabile per colui che si appropria della fauna selvatica senza essere in possesso della licenza di caccia, all’uccellagione, all’uccisione o al maltrattamento di animali e, in alcuni casi, alla detenzione di fauna protetta e particolarmente protetta.

Di particolare rilevanza un’indagine condotta della Stazione Forestale di Pontebba e supportata dal Noava nella quale i forestali hanno individuato un sito di cattura nei pressi di un valico alpino. Al momento dell’intervento, nelle maglie della rete mimetizzata tra la vegetazione, era già impigliato un esemplare di ciuffolotto mentre nei pressi veniva rinvenuta una gabbia con un richiamo.
L’area del rinvenimento, in Comune di Chiusaforte, rientra tra le poche dell’arco alpino individuate come “valichi montani di interesse per le rotte di migrazione”. In queste località è vietata qualsiasi attività venatoria nei confronti della fauna migratoria. I volatili che dopo centinaia di chilometri necessitano di un’area di sosta per riposarsi e ristorarsi per proseguire poi la migrazione verso i Paesi caldi del sud, finiscono, invece, catturati e posti in gabbie anguste, incompatibili con la loro natura, per soddisfare i piaceri di collezionisti senza scrupoli. L’attività dei forestali di Pontebba con l’ausilio dei colleghi del Noava, sotto la direzione della Procura di Udine, è proseguita con l’individuazione del responsabile del reato e di un altro soggetto che nel gemonese si dedicava ad analoga attività, in concorso con il primo.

Sempre nel periodo autunno – inverno l’impegno del Noava (coadiuvato frequentemente anche da personale della vigilanza venatoria della Federazione italiana della caccia) si è orientato anche al contrasto della deplorevole caccia alla posta alla beccaccia, tanto detestata anche da gran parte del mondo venatorio. Chi si dedica a tale pratica vietata, è favorito dalla facilità con cui si abbatte la preda e soprattutto dal valore che questa ha sul mercato clandestino della ristorazione, nonostante la vendita e la somministrazione di pietanze a base di beccaccia in pubblici esercizi siano vietate. Tale tipologia di caccia consiste nell’appostarsi al crepuscolo e all’alba in luoghi idonei, nel momento in cui le beccacce, attive particolarmente di notte, si recano nelle aree libere da vegetazione per alimentarsi e poi fare ritorno nel bosco per il riposo. Questa pratica, oltre a essere espressamente vietata, viene svolta anche in orario non consentito in quanto la beccaccia si muove e abbandona il bosco soprattutto la sera, quando l’orario di caccia si è già ampiamente concluso.

Non secondario è anche il rischio, data la scarsa visibilità, di colpire anche altre specie non cacciabili scambiate per beccacce come a esempio gufi, allocchi e civette che iniziano la loro attività proprio al crepuscolo. A tale riguardo, nella fascia pedemontana che va da Nimis a Faedis sono state sanzionate cinque persone che si dedicavano a tale forma di caccia vietata. Particolarmente grave il recente caso di uno di questi soggetti, risultato privo di licenza di caccia, che, dopo aver abbattuto un gufo, alla vista degli agenti si è dato a una rocambolesca fuga a piedi. Con non poca difficoltà il bracconiere è stato raggiunto dal personale del Noava che poi ha provveduto a denunciarlo alla Procura della Repubblica per resistenza a Pubblico Ufficiale, furto e porto abusivo d’arma, con l’inevitabile sequestro della doppietta, cartucce e volatile ucciso.

Un fattore determinante per l’attività di contrasto al fenomeno del bracconaggio è la collaborazione di persone sensibili alla tutela della fauna selvatica e più in generale alla salvaguardia dell’ambiente naturale, che non esitano a segnalare la presenza di reti o il rumore di spari sospetti. A tal proposito, il Corpo Forestale invita chiunque s’imbattesse in reti per uccellagione, tagliole o altri attrezzi utilizzati per la cattura di fauna selvatica, ad allontanarsi immediatamente senza correre rischi né lasciare segni di presenza, contattando con tempestività il Noava (tel. 0432 660092 e-mail: noava.cfr@regione.fvg.it oppure ) o la Stazione forestale competente per territorio, fornendo gli elementi utili per l’individuazione del sito.

Tutte le segnalazioni che pervengono al Nucleo Operativo per l’Attività di Vigilanza Ambientale, con priorità per quelle più puntuali e documentate, vengono verificate nella loro attendibilità e riscontrate sul posto per fronteggiare immediatamente i possibili comportamenti illeciti.