Università di Udine, avviata a Tolmezzo l’Officina Montagna del Cantiere Friuli
Intendere la montagna friulana come laboratorio di innovazione sociale, culturale, pedagogica ed economica, soppesare le disuguaglianze tra il vivere in città e in montagna attraverso un’analisi qualitativa, indagare le potenzialità offerte dal considerare l’area montana e la pianura/città come un unico sistema interdipendente. Sono questi i temi individuati come focus del lavoro della nuova Officina Montagna del Cantiere Friuli di Uniud, che ha preso il via con il primo incontro di coordinamento svoltosi a porte chiuse lo scorso 26 giugno nella Sala dell’UTI della Carnia di Tolmezzo. L’Officina, coordinata dal prof. Mauro Pascolini, che è anche il coordinatore di Cantiere Friuli è una nuova iniziativa operativa dell’articolato progetto d’ateneo con cui l’Università di Udine vuole essere parte attiva allo sviluppo della Regione, fornendo supporto, idee e soluzioni per una nuova stagione di rinascita del Friuli e della sua popolazione.
All’interno di questa cornice, l’Officina Montagna si propone l’obiettivo di sviluppare idee e iniziative concrete, definite evocativamente “trois di vore” ovvero “sentieri di lavoro”, finalizzate a supportare i decisori delle politiche sulla montagna. «La priorità di questa Officina – spiega Pascolini – è contribuire al rilancio della Montagna Friulana, intesa in tutta la sua estensione geografica, da Erto Casso a Drenchia, proponendo nuove prospettive di vita e di lavoro, in particolare ai giovani, per frenare l’esodo, la denatalità e fornire forti motivazioni per non abbandonare le Terre Alte».
Al primo incontro ha preso parte un gruppo di esperti, composto da docenti universitari provenienti da diverso dipartimenti, per sottolineare l’importanza e la multi-disciplinarità del tema montagna, e da persone che hanno una profonda e comprovata competenza sulla montagna, sulle sue problematiche e potenzialità. La discussione ha indagato anche le criticità del territorio montano con uno spirito positivo e propositivo, lo stesso che permette di leggere l’attuale crisi (causata dal Covid-19) come un’occasione per la rinascita della montagna.
L’occasione è stata utile e importante per fare una verifica assieme ai presenti, provenienti da tutte le aree della montagna friulana, delle chiavi di lettura individuate per il futuro lavoro. Ne sono emerse tre macro-aree: intendere la montagna come laboratorio d’innovazione sociale, culturale, pedagogica ed economica, in quanto nelle Terre Alte si osservano numerosi progetti e azioni innovativi per produzione, distribuzione, multifunzionalità e diversificazione, che coniugano spesso saperi tradizionali con l’attuale domanda del mercato; quantificare il dislivello di qualità della vita e il divario tra montagna e città, utilizzando e mettendo a confronto sia parametri classici (montanità, distanza dai servizi), sia una serie di indicatori qualitativi aggiuntivi, con l’obiettivo di avere un quadro più esaustivo sul presunto svantaggio montano; indagare le potenzialità offerte dal considerare la montagna e la pianura/città come un unico sistema interdipendente, superando l’immagine della montagna come naturalmente svantaggiata o come organismo a sé stante, e creando le basi per un patto sociale e la costruzione di un progetto comune, in una dimensione di equità distributiva e di efficienza.
Sulla base di una puntuale mappatura, già in parte realizzata, l’Officina andrà a coinvolgere in maniera approfondita coloro che in questi anni sono stati i protagonisti della montagna, arricchendo ulteriormente le competenze in gioco nel percorso di ricerca. Dalle prossime settimane inizierà la fase di ascolto, funzionale al prossimo tavolo di lavoro, per programmare gli incontri successivi nelle diverse aree della montagna friulana, con incontri residenziali di almeno un giorno, che vogliono essere occasioni di incontro e confronto tra protagonisti, esperti e decisori politici.
«L’avvio dell’Officina Montagna è risultato molto positivo– commenta con soddisfazione Mauro Pascolini -. Tante sono state le adesioni, sia dei colleghi dell’Università di Udine, testimoniato anche dalla presenza di tre direttori di dipartimento, che delle persone che vivono la montagna e che sono state coinvolte in questo gruppo iniziali di esperti sulla base di competenze pregresse, ma pure su nuovi voci, e perché portatori di una visione lungimirante sullo sviluppo delle terre alte friulane. Le aspettative sono giustamente elevate e faremo tutto quello che è nelle possibilità dell’Università affinché questa Officina possa dare i suoi frutti e lasciare una significativa traccia, un “troi di vore”, come l’abbiamo simbolicamente chiamato. Il dibattito e le considerazioni emerse sono state tutte di alto profilo indirizzate ad una visione positiva e propositiva alla luce anche delle potenzialità che la montagna può avere anche in relazione al post Covid-19, dal quale, tranne pochi casi è stata immune».