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VIDEO – Debutta “Cence memorie” lo spettacolo itinerante al Museo Carnico delle Arti Popolari

Debutta sabato 31 agosto, domenica 1 e lunedì 2 settembre Cence Memorie, versione in lingua friulana di “Senza Memoria”, il progetto culturale e teatrale ideato dal Museo Carnico delle Arti Popolari Michele Gortani di Tolmezzo in co-produzione con il Teatri Stabil Furlan.

Cence Memorie è vincitore del bando promosso dalla Società Filologica Friulana nell’ambito del progetto PRIMIS PLUS “Storie di multiculturalità: viaggio sensoriale attraverso il prisma delle minoranze” finanziato dal Programma di cooperazione transfrontaliera INTERREG VI-A Italia-Slovenia 2021-2027. PRIMIS PLUS, in continuità con il precedente progetto PRIMIS, ha l’obiettivo di creare prodotti e servizi per favorire un turismo culturale focalizzato sull’inestimabile patrimonio materiale e immateriale dell’area proponendo azioni partecipate con la comunità e gli operatori del turismo per divulgare cultura, tradizioni, abitudini, peculiarità condivise delle comunità linguistiche locali.

Saranno in totale 9 le repliche di Cence Memorie, tutte a ingresso gratuito, proposte nei seguenti orari: 18:00-19:30-21:00 (durata 45 minuti, massimo 20 persone a replica). Da oggi è già possibile prenotarsi – obbligatorio per partecipare – telefonando allo 0433-43233 o scrivendo a info@museocarnico.it

Cence Memorie, su testo adattato in lingua friulana da Carlo Tolazzi, vede la regia di Massimo Somaglino e la partecipazione di Nicoletta Oscuro, Susanna Acchiardi, Manuel Buttus accompagnati dalle straordinarie musiche di Giorgio Parisi e della sua tintine.

La produzione nasce con l’idea di valorizzare il Museo Carnico delle Arti Popolari Michele Gortani di Tolmezzo, attraverso la lingua e la cultura friulana, coinvolgendo proprio le comunità nelle quali il friulano è  bene comune e riconosciuto, sia in Friuli Venezia Giulia che nel vicino Veneto. Premiata la chiave innovativa, alternativa e contemporanea proposta per la valorizzazione del patrimonio museale di uno dei musei etnografici più significativi del Friuli Venezia Giulia e dell’arco alpino: attraverso gli strumenti del teatro il visitatore è condotto, non solo da un punto di vista fisico, ma anche narrativo, dentro le sale del Museo alla scoperta degli oggetti in esso custoditi. Un luogo silenzioso, tranquillo, pacato, dove la memoria è come un sottile velo di polvere che si appoggia sugli oggetti, viene immediatamente stravolto, vivificato, rimesso in movimento anche soltanto dal fatto che da una sala lontana si sente un organetto che suona e una voce che canta.

L’iniziativa, inoltre, vuole sensibilizzare sul fondamentale ruolo rivestito dal Museo e dalle sue collezioni nella conservazione della memoria di un popolo, perché, come diceva Gortani “…i giovani imparino e i vecchi ricordino…”: un monito a dedicare attenzione alla nostra storia e alla nostra cultura, per non rischiare l’oblio della nostra identità.

Si tratta, infatti, di una storia che ha la caratteristica di rapportarsi con il luogo nel quale, per eccellenza, viene custodita la memoria. Tutto parte da uno smarrimento, da una perdita: c’è un signore molto aziano che non si trova più, è scomparso, e una famiglia che comincia a discutere di che cosa rimane, di quali strategie attivare per convincerlo a tornare. E quando viene ritrovato non è più in sé, ha perso la memoria: ma che cosa vuol dire perdere tutta la conoscenza, la consapevolezza, l’esperienza? Il Museo è il luogo dove tutte queste conoscenze vengono custodite. Allora il dibattito che nasce all’interno di questa famiglia è tra conservare e disperdere, ricordare e dimenticare, avere cura o abbandonare, tacere o raccontare.

Info: www.museocarnico.it

APPROFONDIMENTI

Scrittore e drammaturgo, Carlo Tolazzi conquista il Premio Candoni-Arta Terme nel 2000 con il monologo Resurequie. A questa fanno seguito altre importanti pièce: Cercivento (2003); Indemoniate (2006), scritto insieme a Giuliana Musso; La luce buia (2006), scritto con Francesca Sangalli e vincitore del Premio nazionale “Teatro e disabilità”; Portare (2008); Tunnel (2009), scritto con Fabio Alessandrini; L’eredità a Nord Est e Trieste, una città in guerra, scritto con Marko Sosič (entrambi del 2014); Vipere (2015); Amìda. Due madri e una fabbrica (2016).

Per il cinema firma le sceneggiature di Carnia ’44, un’estate di libertà (2011) e Spigoli (2020).

Insegna Drammaturgia alla Civica Accademia d’Arte Drammatica “Nico Pepe” di Udine.

 

Attore, regista e autore teatrale, Massimo Somaglino ha lavorato con alcune fra le più prestigiose compagnie della scena teatrale italiana (fra le altre, figurano numerose produzioni del Teatro dell’Elfo dirette da Elio De Capitani). Fra i numerosi spettacoli realizzati in Friuli Venezia Giulia, con diverse compagnie e imprese di produzione regionali, figurano fra gli altri: Zitto, Menocchio!, Nati in casa, Cercivento, Achtung banditi!, Indemoniate, Caterina e il Mamaluc, La vita non è un film di Doris Day, Suite in forma di rosa, Sei canti dell’infinito andare, Liberazione, Il canto e la fionda – Pensiero e vita civile di David Maria Turoldo, Se vivrò dovrò pur tornare, I guardiani del Nanga.

È direttore artistico del Teatri Stabil Furlan.